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Epigrafe del sarcofago di Vinicia Marciana. Il sarcofago originario, forse realizzato intorno al III secolo d.C., fu reimpiegato alla metà del secolo successivo da L. Nonius Verus per la seconda moglie Vinicia Marciana e per i suoi figli. Riutilizzato poi nel XVII secolo come sepoltura della famiglia Carandini, nel 1812 fu smontato e impiegato per pavimentare la cripta di S. Geminiano nel Duomo. (Museo Lapidario Estense)

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Sarcofago di Peducaea Iuliana, a cassapanca di marmo con tabella entro la quale è l’iscrizione funeraria, incisa dopo averne eraso una più antica. Il sarcofago, realizzato nella seconda metà del II secolo d.C., fu riutilizzato una prima volta nel IV secolo, periodo a cui può essere attribuita l’iscrizione funeraria di Peducaea Iuliana. Nel 1443 fu poi reimpiegato dalla nobile famiglia modenese dei Boschetti (Museo Lapidario Estense)

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Sarcofago di Appeiena Philumene, a decorazione architettonica. 260 – 280 d.C. Sul retro è riconoscibile un’apertura, successivamente chiusa con laterizi, attribuibile al reimpiego del sarcofago nel XVI secolo come cassaforte per una bottega d’orefice (Museo Lapidario Estense)

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Sarcofago di Clodia Plautilla, a cassapanca. Seconda metà del II secolo d.C. Il coperchio, che reca un’iscrizione in caratteri gotici, fu probabilmente realizzato in età medievale. Il sarcofago fu reimpiegato come tomba nobiliare della famiglia dei Balugola (Museo Lapidario Estense)

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Sarcofago di Bruttia Aureliana. Sarcofago a decorazione architettonica, databile intorno al 250-270 d.C. e reimpiegato nel IV secolo per Bruttia Aureliana, nipote di Flavius Gallicanus, consul ordinarius nel 330 d.C., come attesta la dedica che il marito della defunta Flavius Vitalis fece incidere dopo l’erasione dell’iscrizione precedente (Museo Lapidario Estense)