L’età imperiale
Con la fine delle guerre civili e l’ascesa al potere di Augusto, l’Italia settentrionale si trova a vivere una lunga stagione di pace. Mutina, ora parte della regione Aemilia, sembra beneficiare di un certo favore da parte dell’imperatore e approfitta largamente di questa situazione per sviluppare la propria economia anche attraverso un ulteriore incremento delle attività manifatturiere.
Lo attestano sia le fonti antiche che le iscrizioni e i materiali archeologici. Tra le principali attività produttive della città, che il geografo Pomponio Mela definì opulentissima proprio negli anni centrali del I secolo d.C., figuravano l’agricoltura (e in particolare la viticoltura) la produzione ceramica e quella dei tessuti, basate su un esteso sistema di ville e fabbriche che occupavano il territorio.
La progressiva crescita durante il I secolo d.C. di un ceto agiato di artigiani e mercanti, spesso di origine servile (molti sono i liberti arricchiti), è testimoniata dalle iscrizioni che mostrano come alcuni cittadini abbiano raggiunto anche importanti cariche nell’ amministrazione della città.
Nel corso del II secolo d.C. la spinta propulsiva economica a Modena, come nel resto della Cisalpina, viene gradualmente meno per il subentrare, nel sistema di approvvigionamento dell’Impero, delle Province come la Gallia, la Spagna e il nord Africa.
La presenza comunque a Modena di monumenti funerari di buon livello e dei primi grandi sarcofagi di provenienza orientale prova la sopravvivenza di un ceto benestante che traeva i propri proventi dalle carriere militari e civili e dal possesso delle terre: nel territorio si colgono infatti i segni della concentrazione delle proprietà fondiarie e dello sviluppo di un sistema agrario di tipo latifondistico.