Stele di Lucius Novius, decurione e apollinare modenese. Prima metà del I secolo d.C. Museo Lapidario Estense.

L’assetto amministrativo di Mutina

L’assetto politico e amministrativo municipale era organizzato a imitazione del governo centrale di Roma e si basava su tre organismi principali: comitia, senato e magistrati.

I comitia erano formati dall’assemblea dei cittadini e avevano il compito di eleggere i magistrati e i sacerdoti municipali. Il senato o ordo decurionum (consiglio dei decurioni) rappresentava la suprema autorità: era composto da cento membri scelti tra gli ex magistrati o fra i maggiorenti della città.

Spettava ai decurioni deliberare su tutti gli affari di interesse comune, emettere decreti e conferire titoli onorifici, naturalizzare gli stranieri. A partire dal II secolo d.C. fu attribuito all’ordine dei decurioni anche il compito di eleggere i magistrati locali, una funzione svolta in precedenza dai comitia.

Alcuni decurioni membri del senato modenese sono ricordati dalle epigrafi sepolcrali: l’apollinare Lucius Novius, il cui ritratto campeggia in una piccola nicchia al centro della stele, l’orefice Caius Petronius Mantes (rinvenimento 344) e Lucius Valerius Constans, marito di Vetilia Egloge (rinvenimento 74). L’amministrazione della città era affidata a un collegio di quattro membri (quattuorviri) divisi in duoviri iure dicundo e duoviri aediles.

I duoviri iure dicundo erano di rango superiore e costituivano la magistratura più importante della città. Si occupavano della gestione amministrativa e finanziaria e del comando delle milizie municipali. Spettava loro anche l’istruzione delle cause di minore entità, mentre per le questioni più importanti era necessario l’intervento dei praetores.

Ogni cinque anni i duoviri iure dicundo avevano il compito di organizzare il censimento, con funzioni di controllo finanziario simili a quelle esercitate a Roma dai censori e in questa circostanza assumevano il titolo di duoviri quinquennales, carica testimoniata nell’iscrizione mutinense, oggi perduta, di Titus Vettius Nepos, che fu anche sommo sacerdote della città.

Il controllo dei lavori edilizi e degli appalti, l’organizzazione degli spettacoli e il servizio ispettivo e di polizia urbana erano affidati agli aediles, anch’essi normalmente in numero di due. Fra gli edili mutinensi è anche quel Publius Aurarius Crassus (rinvenimento 341) che si fece edificare un monumento funerario a corpo cilindrico in una necropoli suburbana alla periferia della città.

Edile fu anche Lucius Faianius Sabinus (rinvenimento 54), che a Mutina ricoprì pure un importante sacerdozio. Per tutto il I secolo d.C. le città godettero di una notevole autonomia: il governo di Roma non si interessava più di tanto delle questioni locali, a patto che venisse garantito l’ordine pubblico.

Agli inizi del II secolo venne introdotta la figura del curator rei publicae, funzionario statale preposto al controllo delle amministrazioni locali, che dall’età di Adriano viene affiancato da quattro iuiridicii (giudici). Con il III secolo il controllo statale passerà nelle mani del corrector Italiae di nomina imperiale, con funzioni e poteri sempre più ampi.