Frammento di lacunare. Recuperato all’interno del Duomo nel 1914 nel rifare il basamento dell’ultima serie di pilastri a sinistra, doveva far parte in origine del soffitto di un monumento funerario a edicola eretto nella seconda metà del I secolo a.C. Museo Lapidario del Duomo.

Il reimpiego “invisibile”

Nella prima fase della costruzione del Duomo viene in larga parte applicata la prassi del reimpiego “invisibile”, già in uso in età tardoantica e in epoca altomedievale: i reperti utilizzati nella costruzione della cattedrale vengono inseriti nel contesto senza particolare enfasi verso la loro natura di monumenti antichi.

Appartengono a questa fase numerosi elementi lapidei recuperati durante i restauri del Duomo degli inizi del Novecento e a seguito dei danni provocati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Dopo il bombardamento che colpì il fianco settentrionale del Duomo nel 1944, venne scoperta tra le macerie una lastra iscritta di età romana, che era stata inserita orizzontalmente nella parte inferiore della settima semicolonna esterna della cattedrale.

L’iscrizione dedicatoria di Amphio, liberto di Marcus e Calidus Mevius, non doveva appartenere ad una stele, ma probabilmente era stata incisa in origine su un monumento funerario databile su base epigrafica entro la prima metà del I secolo d.C.

Iscrizione di M. Mevius Amphio. Museo Lapidario del Duomo.

Luogo di ritrovamento

Nel 1948, durante i restauri del paramento esterno del Duomo, ad ovest della porta dei Principi, venne rinvenuto un frammento di architrave di età romana inserito nella muratura con il rilievo rivolto verso l’interno e parzialmente scalpellato.

Si tratta di un elemento di età augustea, con una decorazione figurata incentrata su un personaggio maschile che tiene per le briglie due cavalcature ai suoi lati. La scena potrebbe essere riferita ad uno di quei caroselli equestri tenuti dalla gioventù nobile per dimostrare la propria abilità. A queste esibizioni faceva seguito una parata (transvectio equitum) che si teneva a Roma il 15 luglio e che veniva poi ripetuta nelle città di provincia.

Frammento di architrave con scena di carosello equestre. Museo Lapidario del Duomo.

Fra i materiali reimpiegati nella costruzione del duomo sono due frammenti di un architrave che probabilmente faceva parte di un monumento funerario a edicola, databile alla seconda metà del I secolo a.C.

Uno dei due frammenti venne recuperato durante i restauri del paramento esterno del Duomo, a oriente della Porta dei Principi.

Entrambi i pezzi erano già stati rilavorati in età altomedievale (fra VII e IX secolo) per essere riutilizzati come pilastri: in quella circostanza il lato superiore e quello posteriore furono decorati con larghi girali gigliati e foglie cuoriformi che imitano il fregio originario di età romana a foglie d’acanto che doveva risultare a vista su un fianco del pilastro.

Frammenti architettonici. Museo Lapidario del Duomo.

Frammenti architettonici. Museo Lapidario del Duomo.

Dal pavimento del Duomo è stata recuperata una lastra di età romana che presenta tracce di ghirlande appese a bucrani entro le quali si riconoscono le sagome scalpellate di oggetti cultuali (patera, urceus).

Costituiva in origine la fronte di un tipo di sarcofago prodotto ad Efeso, in Asia Minore, databile fra 160 e 180 d.C. Questi sarcofagi venivano importati dall’Asia Minore ad Aquileia e a Ravenna, dove servivano da modello per le produzioni locali.

Fronte di sarcofago a ghirlanda. Museo Lapidario del Duomo.

Alla base dell’abside del Duomo è stato inserito un frammento di monumento funerario a corpo cilindrico con decorazione floreale, databile al I secolo d.C. Il pezzo, visibile solo in parte, è stato fotografato durante i lavori effettuati negli anni ’80.

Frammento di monumento funerario a corpo cilindrico. Abside del Duomo.

Luogo di ritrovamento