Scavi per rifugi antiaerei in piazza Grande.

Il 900

Durante il ventennio fascista si manifesta un’attenzione sempre maggiore per l’epoca romana a cui idealmente si riallaccia il nuovo regime. In questi anni l’interesse per l’archeologia è incentrato sulla città dove operano con segnalazioni e sopralluoghi Emilio Giorgi, Adamo Pedrazzi e Fernando Malavolti.

Nel 1932 i lavori per la costruzione dei bagni pubblici in piazza Mazzini forniscono l’occasione per un grande scavo urbano, mettendo in luce un ampio tratto della vasta necropoli tardoantica che si estendeva fra Piazza Grande e Piazza Roma (rinvenimento 133).

La Mostra Augustea della Romanità, prevista a Roma per il 1937 sprona al recupero di nuovi materiali archeologici: per intensificare le ricerche Adamo Pedrazzi adotta una nuova tecnica di scavo: i sondaggi mediante trivella.

Con questo metodo nel 1934 viene messo in luce il mosaico tardoantico dietro all’abside della chiesa di S. Maria delle Asse (rinvenimento 244) e nel 1940 vengono individuate le strutture murarie del probabile anfiteatro dell’antica Mutina (rinvenimento 212).

A. Vellani, in “Tuttomodena”, ottobre 1964. A.III, n. 24. Nell’ottobre del 1964 il periodico “Tuttomodena” si fa portavoce di un’aperta denuncia delle distruzioni archeologiche causate dalle opere edilizie in Piazza Grande.

Durante la seconda guerra mondiale, escavazioni effettuate per la costruzione di rifugi antiaerei consentono di effettuare recuperi di materiale archeologico (rinvenimenti 160 e 174).

Alla fine degli anni quaranta Fernando Malavolti è senza dubbio la figura di maggior spicco dell’archeologia modenese, noto soprattutto per le ricerche sul neolitico e in particolare per lo scavo dei siti di Fiorano e di Pescale. Il suo rigore scientifico nella documentazione e classificazione delle informazioni, la sua attenzione per il dato topografico si colgono con piena evidenza nel suo schedario, attualmente depositato presso il Museo Civico, che è stato una fonte preziosa di informazioni per lo studio dei rinvenimenti archeologici della città e del territorio modenese.

Nel secondo dopoguerra si fa attiva la collaborazione fra gli archeologi modenesi e la Soprintendenza alle Antichità: nel 1947 gli scavi del Cinema Odeon in Piazza Matteotti (rinvenimento 124) sono condotti da Cesare Giorgi e Fernando Malavolti in accordo con il soprintendente Paolo Emilio Arias.

Negli anni ’60, in pieno boom edilizio, si susseguono i rinvenimenti archeologici nel corso dei lavori di scavo per le fondamenta di nuovi edifici in pieno centro storico: dai resti di importanti abitazioni residenziali in Via S. Carlo (rinvenimento 138), a quelli messi in luce durante i lavori per la costruzione della Cassa di Risparmio in Piazza Grande (rinvenimenti 143, 144, 145), fino al recupero nel 1967 di importanti resti dell’arredo di bronzo di una ricca domus in via Università (rinvenimento 225).

Nello stesso periodo si registrano numerosi rinvenimenti anche in coincidenza delle nuove aree di espansione urbana alla periferia della città. Particolarmente importanti sono i recuperi relativi alle necropoli che si estendevano a ovest (rinvenimenti 338 e 339) e a est (rinvenimenti 342, 343 e 344) della città romana.

In questi anni di espansione edilizia il controllo sui recuperi archeologici non è sempre facile e anche a Modena si assiste ad una triste sequenza di distruzioni archeologiche.