Carlo Boni. Fondatore e primo direttore del Museo Civico di Modena.

La fondazione del Museo Civico di Modena

Nel 1886, quindici anni dopo la sua fondazione, dopo un breve passaggio prima nel Palazzo Comunale e poi nel Convento di S. Bartolomeo (attuale sede dell’Istituto d’Arte Venturi in Via dei Servi), il Museo Civico viene trasferito nell’attuale sede del Palazzo dei Musei.

L’apparente eterogeneità delle raccolte che lo compongono è in realtà il risultato di un organico disegno che il fondatore e primo direttore Carlo Boni delineò già nei primi anni di vita dell’istituto quando affermò l’esigenza di un “museo che potesse accogliere e conservare tutto quanto interessasse l’intera popolazione”. Che Boni non intendesse limitarsi alla sola archeologia, che pure costituiva il suo interesse principale, era evidente già nel 1871.

Di lì a breve tempo fu infatti inziata “una collezione industriale” della provincia dove si intendeva raccogliere prodotti e materiali utili allo sviluppo industriale del territorio e che più tardi si configurò come una “raccolta artistico-industriale”.

Frattanto il continuo accrescimento patrimoniale dovuto alle numerose donazioni da parte di privati modenesi cominciò a dare vita alla raccolte più propriamente artistiche.

La sala di Archeologia del Museo Civico di Modena nell’allestimento di Arsenio Crespellani, 1890 circa.

Le raccolte archeologiche vennero scenograficamente sistemate da Boni in un grande salone colonnato di oltre 500 mq. I reperti furono organizzati secondo criteri topografici e cronologici e per grandi serie tipologiche di materiali, con la conseguente esposizione di notevoli quantità di oggetti.

La risistemazione operata da Crespellani, che arricchì il museo di importanti raccolte di età romana, conservò sostanzialmente gli stessi criteri espositivi.

Alla metà degli anni settanta, Boni inaugurò una sezione etnografica che doveva costituire il naturale complemento delle raccolte preistoriche. Infatti, in un’ottica evoluzionista di studio delle società umane, il confronto con le testimonianze delle società “primitive” poteva aiutare a comprendere la vita e l’organizzazione delle società preistoriche.

I successivi direttori, soprattutto Arsenio Crespellani e Luigi Alberto Gandini, continuarono nella direzione indicata dal Boni. La forma assunta dal museo nei quarant’anni seguenti alla sua fondazione era ancora leggibile, nonostante consistenti mutamenti intervenuti durante la seconda guerra mondiale, negli arredi e nell’esposizione novecentesca.

La sala di Archeologia dei Musei Civici di Modena nell’attuale allestimento.

L’antico assetto è stato recepito e riproposto, dopo un accurato intervento di riordino delle raccolte e di restauro conservativo degli ambienti, nella nuova sistemazione del museo attuata nel 1990, integrata successivamente, nel 2008, da un nuovo allestimento che ha visto l’inserimento di nuovi contesti venuti nel frattempo alla luce.