Nuovi sviluppi

Agli inizi degli anni Ottanta il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e l’allora Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna avviavano una campagna di rilevamento delle presenze archeologiche nell’area del Comune di Modena.

I risultati della ricerca sono presentati all’inizio del 1989 in una mostra intitolata “Modena dalle Origini all’anno Mille” accompagnata da un catalogo scientifico in due volumi in cui risultano censite 418 aree archeologiche, 150 delle quali riferibili a rinvenimenti di epoca romana, effettuati in area urbana.

La nuova carta archeologica obbligava di fatto ad una riconsiderazione della politica di salvaguardia dei resti archeologici e in questa prospettiva viene recepita all’interno del Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Modena mediante l’applicazione di specifiche norme di tutela che prevedevano livelli di vincolo archeologico differenziati.

Questo sistema di tutela archeologica si è concretamente manifestato in una serie di scavi urbani effettuati nel corso degli anni Ottanta e Novanta: da quelli del 1985-86 in occasione dei lavori per la realizzazione di edifici di proprietà della Cassa di Risparmio (rinvenimento 146), ai sondaggi eseguiti fra 1987 e il 1988 in occasione di lavori in piazza Grande (rinvenimenti 136 e 137), fino agli interventi in Piazza XX Settembre (rinvenimento 357) e di Via Bonacini (rinvenimento 358).

Negli anni Novanta la diffusione di tecnologie informatiche per la realizzazione di sistemi informativi territoriali ha reso possibile un ulteriore sviluppo della carta archeologica, con la realizzazione del “Sistema Mutina”, un programma per la gestione dei dati archeologici collegati ad una base cartografica. In più occasioni, le valutazioni sulla tutela archeologica effettuate con l’ausilio del “Sistema Mutina” sono state un indispensabile supporto per la programmazione di interventi di carattere urbanistico, soprattutto in relazione a progetti di enti pubblici o per grandi infrastrutture, come nel caso dei parcheggi sotterranei o di complessi abitativi di iniziativa pubblica (PEEP).

Nel 1995, attraverso una convenzione stipulata fra il Comune e la Provincia di Modena, il “Sistema Mutina” è stato esteso a tutto il territorio provinciale. Sulla base di un accordo tra il Comune di Modena, l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, la Soprintendenza e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione C.A.R.T. Carta del Rischio Archeologico Territoriale, un sistema di gestione territoriale del dato archeologico elaborato partendo dal “sistema Mutina”, è stato applicato a tutta la realtà regionale.

Fin dalla prima stesura della normativa di tutela comunale dei siti archeologici si è cercato di non limitarsi alla mappatura dei dati archeologici noti, ma di estendere il concetto di tutela anche alla “potenzialità archeologica” del territorio; la carta delle tutele archeologiche del PRG 1989 infatti conteneva anche aree di rischio archeologico lungo la fascia della via Emilia, in corrispondenza dell’area occupata dalla città di Mutina e dalle sue espansioni urbanistiche, e dei perimetri delle fortificazioni di età medievale e moderna.

Cartografia delle forme fluviali del territorio modenese in relazione ai rinvenimenti archeologici.

Negli anni successivi la carta archeologica è stata integrata dalla schedatura dei dati stratigrafici desunti da sondaggi meccanici a carotaggio continuo e da prove penetrometriche, ottenendo un archivio dati che ha consentito di elaborare modelli ricostruttivi dell’andamento degli antichi piani di calpestio, dello spessore dei giacimenti archeologici e dei depositi alluvionali.

I sondaggi geognostici sono stati utilizzati soprattutto per le indagini di archeologia preventiva, ai fini della pianificazione, e nell’ambito della ricerca, per lo studio dell’evoluzione e della determinazione cronologica delle forme fluviali e dei depositi superficiali.

Grazie alla introduzione della carta archeologica nel sistema delle tutele del PRG comunale fin dalla fase di progettazione preliminare è stato quasi sempre possibile preventivare e pianificare gli interventi legati alla tutela del bene archeologico, senza pregiudicare la fattibilità delle opere. In questo processo è risultato fondamentale, soprattutto per i soggetti attuatori, il ruolo dell’Ufficio Carta Archeologica del Museo Civico, che riceve le richieste di assenso archeologico o di verifica preventiva di interesse archeologico predisponendo poi una relazione preliminare sulla base della quale la Soprintendenza rilascia le prescrizioni di tutela.

Lo strumento della carta archeologica, tuttora vigente, grazie ai numerosi interventi edilizi e a ripetute campagne di ricerche di superficie, ha avuto un significativo incremento delle presenze archeologiche, che ora comprendono oltre 2300 siti. Attualmente è in corso l’elaborazione della carta di potenzialità archeologiche, secondo quanto disposto dall’articolo 38 delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Modena approvato nel 2009 e da una normativa della Regione Emilia Romagna  (DGR n.274 del 2014).

Lo strumento di tutela ha come riferimento le  “Linee guida per l’elaborazione della carta delle potenzialità archeologiche del territorio”, elaborate in seguito a un accordo tra il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Soprintendenza Archeologica Regionale, la Direzione Regionale del Ministero , il Servizio Geologico Regionale e l’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali.

Modello ricostruttivo ad isoipse dell’andamento della superficie di Mutina in età romana.

La carta di potenzialità archeologica prevede una revisione delle fonti archeologiche, geologiche e geomorfologiche e ricerche storico cartografiche che possano costituire un quadro conoscitivo esaustivo su scala territoriale per la definizione degli insediamenti di età medievale e moderna; una mappatura dei vuoti, intesi come vaste aree già soggette ad escavazioni, quali cave, cantine, vani interrati, con particolare riferimenti all’ambito urbano.

Un progetto specifico intende affrontare la ricostruzione dell’andamento delle paleosuperfici e lo spessore dei depositi alluvionali in modo da definire gradi di “rischio archeologico” differenziati anche a seconda delle profondità di intervento.

Il gruppo di lavoro è coordinato dall’ufficio Carta archeologica del Museo Civico e si avvale della collaborazione dell’Ufficio Pianificazione Territoriale del Comune di Modena, poiché per ottenere una efficace tutela del territorio che non pregiudichi la possibilità di sviluppo urbanistico della città occorre coniugare le esigenze della pianificazione con quelle della conservazione dei beni archeologici.