Fibula ad S da una sepoltura femminile di epoca longobarda da Fiorano. Fine del VI secolo. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

Tra Tarda Antichità e Alto Medioevo

E’ estremamente probabile che il territorio dell’antica Mutina sia stato occupato dai Longobardi già durante la loro prima avanzata in Italia (569 d.C.). Alcuni studiosi ritengono che il più antico documento riferibile ai Longobardi a Modena sia l’epigrafe di Gundeberga, che ricorda la sepoltura di una donna di stirpe germanica morta nel 570 d.C.

Più verosimilmente però Gundeberga doveva essere di origine gota. La presenza di Longobardi nel Modenese è archeologicamente documentata da alcune sepolture rinvenute a Modena (via Valdrighi, rinvenimento 325) e, nel territorio, a Fiorano, Montale e Marzaglia, databili, in base al corredo, probabilmente già intorno all’ultimo quarto del VI secolo.

Il fatto che la città di Mutina e il suo territorio fossero entrati sotto il controllo longobardo è anche documentato dalle fonti scritte che ci ricordano come la città sia stata riconquistata nel 590 dai Bizantini, e che l’esarca Romano fosse riuscito ad ottenere l’alleanza dei duchi di Reggio, Parma e Piacenza.

I pochi documenti scritti ed archeologici che si riferiscono a questo periodo, dunque, ci offrono anche per Modena un quadro politico e sociale molto sfaccettato ed incerto, che bene si addice alla situazione di forte instabilità creatasi alla morte di re Clefi nel 574. Nello specifico, tutta una lunga e stratificata tradizione di studi locali riferisce di eventi catastrofici che avrebbero distrutto gli antichi edifici e ridotto a cumuli di macerie la città di Modena.

Fibula a staffa in argento dorato da una tomba longobarda di Montale. Fine del VI secolo. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

Tali catastrofi sono state messe in relazione con un famoso passo di Paolo Diacono (Historia Longobardorum, III, 23) che ricorda un’alluvione di tale portata da essere paragonata al diluvio biblico, e che devastò nel 589 parte dell’Italia Settentrionale. In effetti gli scavi archeologici hanno consentito di riconoscere depositi di natura alluvionale tra gli strati romani e quelli medievali, che potrebbero essere il frutto di quel dissesto climatico di cui indirettamente ci parla Paolo Diacono.

Una crisi istituzionale e probabilmente anche socio-economica dovette coinvolgere la nostra città e il suo territorio tra la fine del VI e buona parte del VII secolo. Le campagne sembrano in parte abbandonate o comunque fortemente interessate da profondi processi di riassetto fondiario.

Il fenomeno dell’occultamento di beni e oggetti all’interno di pozzi ebbe una vasta diffusione fra il VI e il VII secolo. Disegno di R. Merlo.

Si assiste in questo momento al fenomeno degli occultamenti di oggetti anche di valore all’interno di pozzi d’acqua in disuso, in risposta alle condizioni di instabilità politica e militare.

È probabile che la posizione di area cuscinetto tra il rinato regno longobardo e i territori ancora sotto il controllo bizantino non abbia giovato al popolamento di questo territorio. Fatto sta che le fonti scritte tornano a parlare di Modena solo verso la fine del VII secolo (698) quando, in un componimento encomiastico rivolto al re longobardo Cuniperto, si dice che il sovrano avesse restituito alla città il suo “antico decoro”.

Da questo momento in poi, però, si comincia a percepire, nello scacchiere politico locale, l’azione di due forze contrapposte: quella dei re longobardi e quella dei vescovi.

Tutta una serie di documenti, anche archeologici, associano alla figura del re longobardo Liutprando la fondazione, verso i primi decenni del secolo VIII, di un nuovo insediamento alle porte occidentali della città, lungo la via Emilia, quello di Cittanova (Civitas Nova).

Con questa scelta i sovrani longobardi intendevano individuare nel territorio la sede di un centro amministrativo permanente, ben distinto dalla città dove risiedeva il vescovo, da affidare probabilmente ad un gastaldo. Una funzione che sembra protrarsi fino ad età carolingia, quando a Cittanova è ricordata la presenza di un conte.

Recuperi archeologici realizzati a Cittanova hanno restituito alcune epigrafi di epoca liutprandea (tra le quali quella famosa relativa alla fondazione dell’insediamento) e resti archeologici di età altomedievale.

Epigrafe del re longobardo Liutprando che ricorda la fondazione e fortificazione di una città, identificata con Cittanova. Museo Lapidario Estense.

In particolare, si è riconosciuto nelle tracce di fossati ciò che rimane del castrum costruito dal vescovo di Modena Gotefredo verso il 904 in prossimità del muro dell’abitato.

La fortuna di Cittanova in funzione antivescovile non durò tuttavia a lungo. In un quadro politico fortemente mutato dopo la dissoluzione dell’impero carolingio, il vescovo recuperò un ruolo dominante riaffermando il controllo della città sul territorio che, nonostante i tentativi dei sovrani longobardi, non aveva mai completamente perduto.

Come attesta un antico documento, Leodoino, vescovo di Modena nell’891 ottenne dall’imperatore il potere di circondare di difese per un miglio la sede episcopale. Un documento, questo, che rivela da una parte la necessità di proteggere sé e l’abitato dai pericoli esterni, ma dall’altra sancisce il ruolo e l’importanza che l’antica città stava oramai recuperando.

Costruita in gran parte con materiali edilizi e resti architettonici di età romana, la cattedrale rappresenta simbolicamente l’elemento di raccordo fra la città antica e quella moderna.

Purtroppo l’archeologia non ha ancora rivelato che parziali segni di questa ripresa, testimoniati al momento solo da una serie di lastre scolpite di notevole qualità e dai resti materiali relativi alla chiesa episcopale.

Sulle fondazioni delle antiche chiese dedicate a San Geminiano, che nel corso dell’alto medioevo avevano costituito il punto di riferimento della città, verranno costruite infatti, nel giro di due secoli, due imponenti basiliche, la seconda delle quali, dovuta alla perizia di Lanfranco, rappresenta ancora oggi uno dei monumenti più significativi della cristianità occidentale.