13 Aprile del 43 a.C.

Verso sera, dopo una lunga marcia durata 26 giorni, le legioni di reclute al comando di Pansa giungono nei pressi di Modena dove si rifugiano nel campo trincerato che il questore Torquato aveva già fatto approntare sulla via Emilia ad Est del piccolo centro di Forum Gallorum (l’attuale Castelfranco Emilia). La stessa notte il console Irzio preoccupato per l’inesperienza delle truppe di Pansa invia in soccorso l’intera legione Martia Victrix e le due coorti pretorie di Ottaviano comandate dallo stesso Ottaviano e dal legato Carsuleio. I due contingenti si congiungono forse ad Est di Forum Gallorum, di fronte al campo trincerato di Vibio Pansa.
Marco Antonio, informato dell’arrivo di Vibio Pansa, al fine di evitare il congiungimento dei due eserciti consolari, passa decisamente all’azione elaborando un raffinato piano tattico.
Lascia una parte delle sue truppe di fronte al campo fortificato di Aulo Irzio mentre sposta dall’assedio due legioni di veterani (la II e la XXV) e due coorti pretorie conducendole oltre il Panaro.
Le fa appostare in prossimità di Forum Gallorum e forse anche dentro questo villaggio, ai due lati della via Emilia, che in quel punto correva sopraelevata sulla pianura circostante occupata da paludi e boscaglie.
Sul lato sud, cioè a monte della via Emilia, fa appostare la II legione e una coorte pretoria al comando del legato Silano, oltre a un contingente di cavalleria celtica, sul lato Nord, cioè a valle della via Emilia, la XXV legione e la cavalleria leggera mauritana. Immediatamente a ovest di Forum Gallorum Marco Antonio disloca bene in vista, come esca per i nemici, la sua coorte pretoria, fanteria leggera composta anche da artiglieria leggera (arcieri, lanciatori di giavellotto e frombolieri), ed il resto della sua cavalleria.

Alba del 14 Aprile del 43 a.C.

La legione Martia Victrix e le due coorti pretorie di Ottaviano, seguite da due legioni di reclute con il compito di coprire le spalle, muovono verso Forum Gallorum, lungo la via Emilia.
Alla vista della coorte pretoria di Marco Antonio schierata come esca, la Martia Victrix attacca senza sospettare che il grosso delle forze di Antonio č nascosto ai lati della via Emilia pronto per l’imboscata.
Scatta la trappola di Antonio: le truppe appostate ai lati della strada sbucano all’improvviso attaccando ai fianchi le forze del Senato. A causa dei raggi del sole perň le due legioni nascoste ai lati della strada vengono intraviste un attimo prima dello scontro e cosě l’imboscata non si avvantaggia completamente del fattore sorpresa.
Si accende una furibonda e sanguinosa battaglia. Lo scontro si svolge in due settori separati ai lati della via Emilia.
A Nord della strada la XXV legione di Marco Antonio si scontra con otto coorti della Martia Victrix comandate dal legato Servio Sulpicio Galba.
A Sud della via Emilia la II legione di Marco Antonio si scontra con le rimanenti due coorti della Martia Victrixe con la coorte pretoria di Ottaviano. Dopo una prima fase incerta le due ali dello schieramento senatoriale incalzate anche dalla superiore cavalleria di Antonio sono costrette a ripiegare, travolgendo le due legioni di reclute di Vibio Pansa che stavano accorrendo.
Le truppe del senato in rotta si ritirarono dietro le fortificazioni apprestate sulla via Emilia.
Le legioni di Marco Antonio tentano di espugnare il campo nemico ma vengono respinte dalle opere di difesa.
Le perdite per l’esercito del senato sono molto pesanti e rese ancor piů drammatiche dal grave ferimento del console Vibio Pansa che morirŕ pochi giorni dopo.
La legione Martia Victrix ha perso oltre metŕ dei suoi uomini e la corte pretoria di Ottaviano č pressocchč annientata. Si conta che le perdite dell’esercito senatoriale potrebbero ammontare a circa 3.500 uomini.

Tardo Pomeriggio 14 Aprile del 43 a.C.

Le legioni vittoriose di Marco Antonio, ormai esauste per il lungo combattimento, ripiegano lungo la via Emilia per tornare all’accampamento presso Modena. Vengono però intercettate dal resto dell’esercito del senato: Aulo Irzio infatti, venuto a conoscenza dell’esito della battaglia di Forum Gallorum, si muove in soccorso delle truppe senatoriali sconfitte per attaccare Marco Antonio sulla via del ritorno.
Nello stesso luogo dove precedentemente si era combattuta la furiosa battaglia si scontrano di nuovo le legioni di Aulo Irzio e di Marco Antonio. Lo scontro è impari: le truppe di Marco Antonio, inferiori di numero e stremate dalla sanguinosa battaglia che avevano combattuto nelle ore precedenti, vengono pesantemente sconfitte lasciando in mano nemica due aquile e sessanta insegne. Nonostante la sconfitta subita, Antonio riesce a portare in salvo poco meno della metà delle sue truppe e gran parte della cavalleria. Quattro ore dopo il tramonto raggiunge fortunosamente il proprio accampamento presso Modena.
A Roma la notizia della vittoria dell’esercito senatoriale viene accolta con giubilo.Cicerone chiede l’acclamazione per i due consoli ed Ottaviano. La vittoria però non era completa. Marco Antonio infatti stringeva ancora d’assedio Modena che non riusciva ad essere rifornita.

15-19 Aprile del 43 a.C.

Le fonti storiche che riguardano l’ultima parte del Bellum Mutinense sono abbastanza confuse e pertanto si ripropone una ricostruzione ipotetica di questa fase della guerra.
Constatata la difficoltà per le truppe senatoriali di rompere l’assedio e far giungere rifornimenti alla città oramai stremata gli assediati tentano una sortita.
Il legato di Decimo Bruto, Ponzio Aquila, anche esso cesaricida, guida una legione fuori dalle mura della città e sconfigge in campo aperto Tito Munazio Planco, uno dei legati di Antonio. Lo stesso Aquila perde però la vita nei combattimenti.
La sconfitta di Marco Antonio aveva dimostrato che oramai il suo esercito era vulnerabile e dunque Aulo Irzio ed Ottaviano rompono gli indugi muovendo con le loro truppe verso le opere di fortificazione del nemico.
Marco Antonio attacca frontalmente i nemici provocando un durissimo combattimento, a cui partecipano anche le forze militari di Decimo Bruto che escono dalla città.
La battaglia è cruenta e in quest’occasione perde la vita anche il console superstite Aulo Irzio.

20 Aprile del 43 a.C.

Il campo di Marco Antonio è espugnato. Modena è finalmente liberata.
Dimostrando ancora una volta la sua grande capacità di stratega militare Marco Antonio, che precedentemente aveva fatto occupare tutta la zona ad Ovest di Modena per assicurarsi eventualmente una agevole ritirata, riesce a riparare verso Regium Lepidi (Reggio Emilia), con la sua unica legione superstite, la fedele V Alaude.

21 Aprile del 43 a.C.

Essendo morti entrambi i consoli, il capo militare delle forze senatoriali era divenuto il giovanissimo Ottaviano.
Decimo Bruto, che era stato uno dei protagonisti della congiura contro Giulio Cesare, teme che il giovane nipote del dittatore assassinato, possa ora vendicarsi scatenandogli contro le truppe al suo comando, in gran parte composte da veterani legati al ricordo di Giulio Cesare. Pertanto, malgrado la fuga di Antonio, rimane trincerato a Modena, facendo tagliare i ponti che separavano la città dall’accampamento di Ottaviano.
Successivamente Decimo Bruto accetta di incontrare Ottaviano, ma con molta cautela stabilisce che l’incontro avvenga in mezzo alle linee dei due eserciti, su un’imbarcazione o su un ponte, in mezzo al fiume che lambiva la città.
Marco Antonio intanto continua la sua ritirata lungo la via Emilia per raggiungere nella Gallia Transalpina l’esercito di Marco Emilio Lepido.
Decimo Bruto riceve l’ordine dal senato di inseguire con le sue truppe Marco Antonio oltre le Alpi dove si stava ritirando, ma viene abbandonato dalle sue truppe e mentre cerca di fuggire viene ucciso sulle Alpi da un capo di una tribù celtica.
Mentre Marco Antonio riesce a raggiungere Marco Emilio Lepido e a riunire le sue malconce forze con quelle del suo potente alleato, Decimo Bruto, abbandonato dalle truppe, cerca di fuggire e viene ucciso da un capo di una tribù celtica.
Ottaviano rimasto l’unico vincitore vivente ottiene con questa vittoria grande prestigio e potere ed è ora in grado di proporsi come interlocutore per il governo dello stato romano. Alleandosi poi con i suoi due rivali Marco Antonio e Marco Emilio Lepido dà vita al secondo triumvirato.
Finiscono così le aspirazioni dei Cesaricidi, definitivamente sconfitti a Filippi nel 42 a.C., e di Cicerone, ucciso a Formia da sicari inviati da Marco Antonio. La sua testa e le sue mani mozzate furono esposte come monito nel foro romano sulla tribuna degli oratori.