Stele funeraria con il ritratto del centurione Titus Minucius Lorarius. Museo Archeologico di Padova

I Centurioni

L’ufficiale a cui era affidato il comando delle truppe durante il combattimento era il centurione, un guerriero di provata esperienza e professionalità, spesso eletto, durante l’età repubblicana, direttamente dai soldati.

Ogni legione aveva 60 centurioni compreso il più alto in grado, corrispondente al centurione con la maggiore età di servizio e denominato primus pilus.

Ognuna delle 10 coorti che componevano la legione aveva 6 centurioni denominati in ordine gerarchico pilus prior (comandante della prima centuria), pilus posterior (comandante della seconda), princeps prior e princeps posterior (comandanti della terza e della quarta), hastatus prior e hastatus posterior (comandanti della quinta e della sesta).

I centurioni venivano poi riconosciuti anche per la coorte a cui appartenevano, così per esempio il centurione a capo della sesta coorte della decima centuria era appellato decimus hastatus posterior.

Un semplice legionario poteva aspirare a diventare centurione e ad aumentare così la sua ricompensa e il premio al momento del congedo.

Il rinvenimento a Padova di un monumento funerario con raffigurazione del defunto ci restituisce l’immagine di un centurione che verosimilmente combatté a Modena nel 43 a.C.

 

Uno schiniere raffigurato su un monumento funerario modenese, databile fra 50 e 25 a. C. Museo Lapidario Estense

L’uniforme dei centurioni variava da quella dei legionari solo per alcuni particolari. Il pennacchio dell’elmo era colorato di rosso; il gladio veniva portato sul fianco sinistro, differentemente dai legionari che lo portavano su quello destro.

Inoltre i centurioni portavano gli schinieri per proteggere la parte delle gambe al di sotto delle ginocchia.

Ricostruzione dell’armamento di un centurione. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

Il simbolo che distingueva il centurione era soprattutto la vitis, un nodoso ramo di vite utilizzato dai centurioni per punire i legionari disubbidienti o quelli che si erano macchiati di scarso coraggio e viltà.