Particolare della Tabula Peutingeriana con la raffigurazione di Mutina. Vienna, Biblioteca Nazionale.

L’età tardoantica

Col III secolo d.C. inizia per l’impero romano un lungo periodo di crisi. Il potere centrale si indebolisce e si aprono continue lotte per la successione al governo, mentre le province orientali ed occidentali dell’impero tendono a rendersi sempre più autonome.

Una crisi economica estremamente pesante colpisce in particolar modo le regioni occidentali e la stessa Italia, aggravando le differenze sociali tra i ceti elevati e quelli inferiori e infliggendo un duro colpo al ceto medio, fino ad allora nerbo produttivo della Cisalpina, mentre si viene delineando una marcata contrapposizione tra l’oligarchia burocratica e latifondista e le élites militari in ascesa.

A seguito delle guerre civili del III secolo era tornato in auge il ruolo strategico di Mutina: nel 312 Massimiano inserisce la città (con Verona e Aquileia) in un gruppo di piazzeforti che avrebbero dovuto fermare l’avanzata del rivale Costantino ed effettivamente la città appare fortificata anche nella rappresentazione della Tabula Peutingeriana, copia medievale di un itinerario attribuito al IV secolo d.C.

In realtà sembra che Mutina abbia opposto scarsa resistenza alle truppe di Costantino, tanto da ottenere la benevolenza dell’imperatore il quale, dopo la vittoria, intervenne forse in favore della città con concreti aiuti per opere pubbliche o per restauri di edifici.

A questi interventi edilizi si può probabilmente ricollegare il rifacimento di parte dell’area del Foro in corrispondenza del Caesareum e la dedica di statue onorarie a membri della nuova dinastia al potere (rinvenimento 247).

Fra la fine del III e gli inizi del IV secolo Mutina sembra avere ancora una certa importanza dal punto di vista manifatturiero, tanto che nell’Edictum de pretiis di Diocleziano del 301 d.C. – un elenco delle merci maggiormente diffuse e sottoposte a calmiere – figurano i tessuti di lana prodotti a Modena; nel corso del IV secolo, inoltre, risiedono a Mutina importanti famiglie legate all’amministrazione imperiale che qui trovano sepoltura.

In questo periodo si diffonde anche a Modena la religione cristiana, ormai adottata ufficialmente dall’Impero. Secondo la tradizione, verso la fine del secolo Geminiano, vescovo della città, viene sepolto in una chiesa extra-urbana, edificata nel luogo dove poi sorgerà l’attuale cattedrale.

A partire dalla fine del IV secolo una nuova crisi sembra investire l’intera regione. Nel territorio modenese, evidentemente ormai poco popolato, vengono stanziati nel 377 i barbari Taifali vinti in battaglia. Tale circostanza di crisi demografica potrebbe essere riflessa in una lettera del 387, di controversa interpretazione, nella quale il vescovo milanese Ambrogio cita Mutina tra le città semidistrutte dell’antica Aemilia.

Dopo questo periodo, la città scompare dall’orizzonte delle fonti scritte, ma è solo un’ipotesi quella che, nel corso del V secolo, abbia dovuto sopportare, al pari di altre della regione, le conseguenze delle numerose invasioni barbariche che investirono la penisola. La sua crisi alla fine del V secolo doveva essere veramente profonda se, nel 482, un presbitero di Ravenna addirittura la rifiuta come sede vescovile, a meno che non gli vengano garantite anche rendite fondiarie a Bologna.