Foto aerea di una centuria del territorio modenese.

Il territorio centuriato

La deduzione della colonia di Mutina comportò, oltre alla riorganizzazione dell’insediamento preesistente, la suddivisione del territorio agricolo secondo la pratica agrimensoria della centuriazione, che consisteva nel ripartire i terreni in centuriae, un’unità di superficie equivalente a circa 50 ettari con lati di circa 707 metri.

Nel modenese ogni centuria venne ulteriormente suddivisa mediante linee di confine (limites) in lotti di 5 iugeri (12.500 metri quadrati) che costituivano l’unità base per l’assegnazione di terre ai 2000 coloni inviati a Mutina dal senato di Roma.

L’esiguità del terreno assegnato a ciascuna famiglia di coloni (a fronte ad esempio dei coloni inviati a Bologna che ricevettero 50 iugeri) venne certamente compensata dalla disponibilità di sfruttamento di terre di proprietà collettiva. È possibile che anche a Modena, come già è stato ipotizzato per Parma, la centuriazione rifletta precedenti divisioni agrarie.

Tale orientamento potrebbe anche seguire l’andamento di una strada transappenninica che percorreva la valle del Secchia e di cui il tratto rinvenuto a Cittanova, con un rifacimento importante datato ancora nel II sec. a.C. con il medesimo orientamento, potrebbe costituire un’attestazione archeologica.

Nel territorio venne impiantato un sistema di fattorie in cui si andavano organizzando un’agricoltura ed un allevamento in gran parte autosufficienti.

Questa situazione economica relativamente felice è testimoniata dai bassi prezzi esistenti in regione ancora nella seconda metà del II secolo a.C. e dalla presenza di un fiorentissimo allevamento di bestiame, in particolare suino, che probabilmente sfruttava al meglio anche le terre rimaste a bosco di proprietà comune.