La fondazione
Modena è molto probabilmente città di origine etrusca anche se fino ad ora reperti archeologici di questo periodo sono stati ritrovati in pochissime occasioni in area urbana, quali i recenti scavi del Parco Novi Sad e nell’area dell’ex Cinema Capitol in via Università.
Nel territorio limitrofo alla città sono invece note numerose testimonianze di quest’epoca: fattorie, canalizzazioni a scopi irrigui o di bonifica che evidenziano un intervento preordinato su larga scala, centri minori e necropoli.
Sappiamo con certezza dalle fonti storiche e da pochi ma significativi ritrovamenti che la città esisteva almeno dal III secolo a.C. (resti di ceramica databile a questo periodo provengono da via Farini, rinvenimento 163; via Albinelli, rinvenimento 146; piazza Matteotti, rinvenimento 124; ex Cinema Capitol, rinvenimento 225).
Ritrovamenti relativi alle mura cittadine, databili nella loro prima fase almeno alla fine del III sec. a.C., quindi antecedenti alla fondazione della colonia, sono stati effettuati in Piazza Roma (rinvenimento 160) e con ogni probabilità in via Albinelli (rinvenimento 209). Un brano dello storico Tito Livio (Ab urbe condita XXI, 25) conferma che Modena era dotata di mura già al tempo della guerra contro Annibale (218 a.C.), quando i Boi, la tribù celtica che abitava allora la pianura emiliana, insorsero contro Roma e assediarono la città.
La strategia perseguita da Annibale all’esordio della seconda guerra punica, portando le ostilità contro Roma in un territorio di recente sottomissione come la Pianura Padana, era infatti quella di suscitare la ribellione delle popolazioni celtiche qui insediate.
Lo storico romano, riferendo della rivolta dei Galli Boi, descrive Mutina come una città fortificata, al cui interno avevano trovato rifugio i magistrati inviati da Roma per procedere alle assegnazioni di terre della colonia di Piacenza.
Non si sa quale sia stato l’esito dell’assedio, ma è quasi certo che dopo l’arrivo di Annibale e le sconfitte del Ticino e del Trebbia, il presidio romano abbia dovuto abbandonare anche Modena, tanto è vero che anni dopo, nel 193 a.C., proprio nei pressi della città i Boi riuscirono a trarre in un agguato il console Cornelio Merula, impegnato in uno degli episodi di riconquista dei territori padani che erano tornati sotto controllo celtico.
Sempre presso Modena poteva trovarsi il grande santuario celtico dove venne dedicato il teschio scarnificato del console Spurio Postumio Albino, vinto in battaglia e ucciso dai Galli alla Silva Litana nel 216 a.C. (Livio, Ab urbe condita XXIII, 24).
Poco a ovest di Modena, presso Cittanova, sono stati recentemente portati alla luce i resti di un importante santuario, caratterizzato da decorazioni architettoniche di chiara matrice centro-italica. La prima fase costruttiva del santuario si colloca nel III sec. a.C., probabilmente nel periodo compreso fra il 225 a.C., data della prima sottomissione dei Boi, e il 218 a.C., l’invasione di Annibale.
Debellata definitivamente la resistenza boica nel 191 a.C., i Romani completarono la conquista del territorio a sud del Po, costruendo nel 187 a.C. la via Aemilia.
Pochi anni dopo, nel 183, furono fondate Modena e Parma, prime colonie di cittadini romani a Nord degli Appennini ad opera dei triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Parro e Lucio Quinzio Crispino.
La politica di espansione nella Cisalpina era sostenuta dai gruppi cosiddetti conservatori guidati da Catone il Censore, che favorivano gli interessi del ceto medio agricolo, mentre era mal tollerata dai circoli ellenizzanti che facevano capo alla potente famiglia degli Scipioni, i quali privilegiavano invece l’espansione romana in Oriente.
Fra queste due opposte correnti seppe abilmente destreggiarsi uno dei triumviri fondatori di Mutina, Marco Emilio Lepido, influente uomo politico della prima metà del II secolo: il suo interesse per la Cisalpina, dove si procurò importanti appoggi locali, è di lunga durata e indica probabilmente una maggiore vicinanza alle posizioni di chi favoriva i ceti agrari.
La colonia ebbe all’inizio una funzione eminentemente militare in un’area considerata ancora a rischio, e ben a ragione, visto che nel 177 a.C. fu messa a sacco da un’incursione dei Liguri. Ben presto però la pianura modenese si rivelò un territorio ideale per lo stanziamento e lo sviluppo di quel ceto medio italico di origine contadina che nell’Italia centrale e meridionale era uscito impoverito dai lunghi secoli di guerre e dall’espansione delle grandi proprietà dei latifondisti.