Le necropoli di età imperiale

Le necropoli urbane di età romana si sviluppavano lungo le principali strade di accesso alla città, sempre al di fuori del perimetro cittadino, come prescritto da precise norme giuridiche. In genere, i monumenti funerari che attraverso l’iscrizione celebravano il defunto avevano la fronte rivolta verso il viandante che in questo modo poteva osservare la monumentalità della sepoltura e leggerne le epigrafi. Le tombe più ricche si allineavano generalmente lungo i margini dei primi tratti suburbani delle principali arterie stradali, che divenivano vere e proprie vie sepolcrali. Le tombe meno monumentali, in genere poste in posizione più arretrata, erano talvolta costruite ai bordi di vie secondarie di attraversamento interno alla necropoli. Le necropoli erano suddivise in lotti di terreno di diverse ampiezze, separati da percorsi secondari interni.

A partire dalla prima età imperiale in Cispadana si diffuse l’uso di dichiarare nelle iscrizioni la proprietà e l’ampiezza delle aree funerarie. L’estensione dei lotti sepolcrali era spesso indicata nelle iscrizioni attraverso formule fisse, quali ad esempio in agr(o) p(edes)… in fro(nte) p(edes)…, seguite dalle indicazioni numerali, riferite rispettivamente alla misura in piedi (pari a cm 29,6) del lotto verso la campagna e lungo la via sepolcrale. A Modena sono documentate aree funerarie che vanno dai 13 ai 25 metri quadrati circa, fino ad arrivare ai circa 54 metri quadrati dell’area pertinente al monumento di Vetilia Egloge (rinvenimento 74) e ai 59 di quella appartenente alla stele di Fadius Zethus (rinvenimento 358).

Attraverso gli apparati celebrativi delle tombe monumentali e delle sepolture più semplici le necropoli riflettevano aspetti sociali, economici e culturali della città. Le più importanti aggregazioni di aree sepolcrali di Mutina erano poste a ovest e a est dell’area urbana, lungo la via Emilia. Altre necropoli erano disposte ai margini delle strade a nord e a sud della città.

Necropoli occidentale

Questa area sepolcrale, che si sviluppava a ovest della città lungo la via Emilia da Piazza S. Agostino fino al Parco Ferrari (Via Emilia – Viale Autodromo), fu interessata da una fitta frequentazione funeraria, forse già dalla seconda metà del I secolo a.C.

Dalla Via Emilia si dipartiva un altro percorso viario probabilmente diretto a Mantova, che si distaccava poco fuori il perimetro urbano. Questa strada, pavimentata in età augustea con grossi ciottoli di fiume, è stata messa in luce dapprima nel XVII secolo durante gli scavi per la costruzione della Cittadella (rinvenimento 4) e ultimamente negli scavi del Parco Novi Sad (rinvenimento 290) per una lunghezza di circa 120 metri.

A tale percorso si riferisce una necropoli che si distaccava da quella della via Emilia e alla quale possono essere riferiti i monumenti funerari del settore nord occidentale della città (rinvenimenti 1, 2, 3, 46, 63), oltre che quelli dello stesso rinvenimento 290. A questo asse viario potrebbe essere ricollegato anche un tratto di strada di ciottoli messo in luce per 49 metri con direzione nord ovest nel greto del Secchia in località S. Cataldo nel 1865.

 

Necropoli orientale

La necropoli di Mutina più nota archeologicamente è quella che si sviluppava ai margini della via Aemilia a oriente della città. La ricchezza dei numerosi monumenti funerari rinvenuti fa ritenere che questa area sepolcrale rivestisse una particolare importanza, probabilmente in quanto collocata lungo il principale asse viario della città.

Le tombe con maggiori caratteri di monumentalità, come ad esempio l’ara funeraria dedicata a Vetilia Egloge (rinvenimento 74) o il recinto con ara di P. Clodius (rinvenimento 344), sembrano concentrarsi ai bordi della strada, mentre, procedendo verso l’interno, sono presenti tipologie sepolcrali più semplici e riferibili a strati sociali più modesti. Tuttavia anche lungo gli assi viari della centuriazione che incrociavano la via Aemilia potevano essere costruiti monumenti funerari di una certa rilevanza (rinvenimento 303).

Anche a sud-est della via Emilia sono attestate altre sepolture (rinvenimenti 324, 326); alcune di queste tombe appartengono a personaggi di notevole prestigio, come il decurione M. Paccius Orinus (rinvenimento 324). Le sepolture probabilmente erano disposte lungo un altro asse viario che, staccandosi dalla via Aemilia subito fuori la città, raggiungeva la valle del Panaro e da qui, attraversando l’Appennino, si collegava alla via Cassia diretta verso l’Italia centrale.

 

Necropoli extraurbana lungo l’asse del cardine massimo

Da quest’area sepolcrale posta a nord della città provengono pochi rinvenimenti, anche se di grande imponenza: erano qui ubicati, infatti, monumenti a corpo cilindrico quale quello dell’alto ufficiale P. Aurarius Crassus di circa 5,30 metri di diametro (rinvenimento 341), le due grandi stele di C. Betilienus Silo e di P. Seppius Faustus (rinvenimento 340) e la stele funeraria di Q. Lollius Niger (rinvenimento 96).

Da questa direttrice viaria poteva avere origine, fuori dalla città, forse proprio in corrispondenza dei rinvenimenti funerari, la via Mutina-Colicaria-Hostilia-Verona, tratto padano delle comunicazioni con il Norico, ricordata anche dalle antiche fonti itinerarie (Itinerarium Antonini).

 

 Necropoli meridionale

L’area sepolcrale che si sviluppava a sud della città lungo il cardine massimo urbano ha restituito resti funerari databili probabilmente già ad età repubblicana (rinvenimento 307) ed era forse destinata a sepolcri di una certa importanza, come sembra indicare il ritrovamento di elementi architettonici probabilmente riferibili ad un monumento funerario con leone (rinvenimento 308).