Distribuzione dei gruppi celtici e delle popolazioni confinanti nell’Italia settentrionale.

Galli Boi e Liguri

Gruppi celtici originari delle regioni transalpine si trovavano già stanziati nel nord della penisola alla fine del VI secolo a.C. e nel corso del V la loro presenza è attestata anche in area emiliana.

Secondo le fonti all’inizio del IV secolo a.C. l’occupazione celtica della penisola subisce un’accelerazione che assume i connotati di una vera e propria invasione, culminante nel 390 a.C. con il saccheggio della stessa Roma.

Le ricerche archeologiche condotte nella regione emiliana negli ultimi anni hanno confermato la sostanziale veridicità di quanto narrato da Livio e altri autori, ovviamente schierati dalla parte dei romani, ma allo stesso tempo hanno messo in luce un quadro più complesso e articolato dell’occupazione boica.

È probabile infatti che ad una prima fase di dura occupazione militare che portò nel IV secolo a.C. al drastico ridimensionamento della Felsina etrusca e all’occupazione di punti strategici come Marzabotto, abbia fatto seguito nel III secolo a.C. una fase di graduale integrazione fra i nuovi arrivati e le preesistenti comunità etrusche e, successivamente, con i primi gruppi di Romani che iniziavano ad affluire nella regione.

Nel modenese la presenza celtica è documentata a livello archeologico sia da resti di alcuni insediamenti che da rinvenimenti di carattere funerario. Modena rientrava nel territorio occupato dalla tribù celtica dei Boi, che si insediarono nella pianura e nella fascia collinare appenninica a sud del Po, da Piacenza alla Romagna.

La resistenza boica alla penetrazione romana a nord dell’Appennino venne stroncata una prima volta nel 225 a.C. quando i Boi e i loro alleati Insubri, insediati in Lombardia, subirono una tremenda disfatta a Talamone (Grosseto). Dopo una parziale riconquista dei territori durante la seconda guerra punica, i Boi furono soggiogati dai Romani a seguito di una serie di campagne militari iniziate nel 197 a.C.

La sconfitta definitiva venne loro inflitta nel 191 dal console Publio Cornelio Scipione Nasica: nel corteo trionfale che celebrava la vittoria venne esibito un enorme bottino di suppellettili, armi e preziosi e lo stesso Scipione affermò di aver risparmiato fra i Boi soltanto i vecchi e i bambini.

Spada e fodero rinvenuti in una sepoltura di guerriero. Modena, Saliceta S. Giuliano, III sec. a.C.

Anche le popolazioni liguri, stanziate dalle vallate della Liguria alle regioni appenniniche del Frignano (dove risiedeva il gruppo dei Friniates) opposero una tenace resistenza alla penetrazione romana in Italia settentrionale.

Nel 177 a.C., pochi anni dopo la fondazione della colonia di Mutina (183 a.C.), per opporsi alle ripetute vessazioni ed espropriazioni di terre da parte dei Romani, i Liguri si coalizzarono presso il torrente Scoltenna dove furono però sbaragliati in una battaglia campale dalle truppe romane che, dopo la vittoria, misero a ferro e fuoco i villaggi nemici.

Non appena i Romani si furono allontanati per celebrare con il loro comandante Caio Claudio Pulcro il trionfo a Roma, i Liguri scesero di nuovo dalle montagne e assaltarono la città, strappandola temporaneamente al controllo nemico. Alla notizia fu di nuovo mandato a Mutina Claudio Pulcro che recuperò la città in tre giorni sterminando all’interno delle mura ottomila Liguri. Da quel momento iniziarono deportazioni massicce di Liguri verso la pianura e la loro definitiva sconfitta venne sancita nel 173 a.C. dall’imponente distribuzione di territorio ligure a favore di cittadini romani e latini.