Stele di C. Maternius Quintianus. Museo Lapidario Estense. Proviene dal fianco meridionale del Duomo.

Il reimpiego “visibile”

Nel XIII secolo, il completamento della cattedrale viene affidato ai Maestri Campionesi ai quali si devono l’innalzamento del transetto, importanti modifiche nella zona presbiteriale e nella facciata e il proseguimento dell’edificazione della torre Ghirlandina.

Questa fase è caratterizzata dalla volontà di rendere visibili i reperti antichi inseriti nell’edificio. I Campionesi rivelano un atteggiamento di attrazione verso le testimonianze dell’antichità, nei cui confronti tuttavia non dimostrano ancora il reverenziale rispetto che sarà proprio del Rinascimento. L’antico non ha ancora una fisionomia precisa, né parla attraverso le sue iscrizioni che risultano spesso capovolte o sistemate a grande altezza nel paramento murario.

Né tantomeno dovevano essere individuati i ritratti, che diventano oggetto di rilavorazione e vengono adattati alle figurazioni moderne: l’antico e il moderno potevano convivere l’uno accanto all’altro.

Nella Ghirlandina i reperti erano incastrati a varie altezze nelle murature (dove alcuni ancora permangono), come se alla Torre spettasse il privilegio di accogliere ed esporre le antichità ritrovate. Tale richiamo alla classicità è in sintonia con le funzioni civili e militari a cui la torre era destinata, prova della congiunzione tra la chiesa cattedrale e il Palazzo della Comunità.

Il transetto campionese, l’unico settore delle pareti esterne del Duomo dove sono tuttora inseriti dei pezzi antichi, doveva avere, assieme all’abside, un’analoga funzione di supporto di materiali romani a vista. E sulla facciata del Palazzo Comunale, di fronte alle absidi del Duomo, al transetto campionese e alla Ghirlandina viene murata l’iscrizione che ne celebra la fondazione nel 1194, incisa su una tabella corniciata marmorea tratta da un sarcofago romano.

Iscrizione di fondazione del Palazzo Comunale (1194) incisa su una tabella di un sarcofago di età romana, già affissa sulla facciata del palazzo. Museo Lapidario Estense. *

* Tempore felici cum starent munia legum imperatoris Henrici, gloria regum nec non/ Infantis Maifredi iuris honestas, urbis presentis tunc digne digna potestas/ ista domus presens exili munere facta in qua fulciri contigat publica pacta/ temporibus quorum fuit et massarius horum egregius custos leviansque libenter honustos/ Alegri Guilelmin/ vir toto vi[…] cursus et annorum Domini si forte petetur ordine/ mille prius, centum plus invenietur/ his nonagesimus quartus sed et associetur: sic numerum plenum. 

Nel tempo felice, quando stavano a difesa delle leggi l’imperatore Enrico, gloria dei sovrani, nonché il giurista Manfredo Infanti, uomo onestissimo e allora degnissimo podestà di questa città, per grazia di Dio fu costruito il presente Palazzo con poca spesa, nel quale accade di sostenere gli affari pubblici. Al tempo fu massaro l’insigne e benemerito protettore e volonteroso soccorritore dei miseri Guglielmo Allegri, uomo in ogni cosa […]. E se per caso sarà chiesto quale anno corresse, si troveranno nell’ordine prima il numero mille e poi il cento; ad essi si aggiungerà il novantaquattresimo anno: così il numero sarà completo.

La grande stele dei liberti Salvii in età medievale venne parzialmente rilavorata e murata sul lato occidentale della Ghirlandina dove oggi resta soltanto il frontone. Molto si è discusso sulla natura e sull’epoca dei ritocchi di età medievale. Sicuramente la rilavorazione interessò tutti i ritratti, dall’attaccatura dei capelli, alla base del collo, ai lati delle guance.

Stele dei Salvii con ritratti dei defunti entro arcate sorrette da colonnine tortili. I secolo d.C. Museo Lapidario Estense.

Luogo di ritrovamento

Sul lato settentrionale della Ghirlandina venne disposta orizzontalmente, a poca altezza da terra, la stele funeraria di Hypnus e Hypneros. In occasione del reimpiego venne rifilata parte della cornice.

Stele di Hypnus e Hypneros, databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. Museo Lapidario Estense.

Sul lato orientale della Ghirlandina, sotto il secondo marcapiano, sono murati a distanze regolari tre grandi blocchi con decorazione vegetale probabilmente provenienti da qualche edificio pubblico o monumento funerario di grandi dimensioni databile alla seconda metà del I secolo a.C. Due di essi, decorati da un motivo simile costituito da foglie d’acanto, racemi ed elementi floreali, sono forse pertinenti ad uno stesso monumento.

Blocchi con decorazione a foglie d’acanto, racemi ed elementi floreali (a sinistra) e a ghirlanda (a destra). Ghirlandina, lato orientale.

Blocchi con decorazione a foglie d’acanto, racemi ed elementi floreali (a sinistra) e a ghirlanda (a destra). Ghirlandina, lato orientale.

Luogo di ritrovamento

Una delle colonne della fronte meridionale del transetto campionese presenta una lavorazione ad elementi sovrapposti: mentre la parte superiore della colonna è liscia, come il resto delle colonne del transetto, il terzo inferiore presenta due superfici piatte ornate di motivi vegetali e zoomorfi. Il pezzo è sicuramente un lungo pilastro antico cui furono lisciati gli spigoli per ridurlo alle dimensioni necessarie al reimpiego.

Particolari delle due facce del pilastro romano rilavorato e reimpiegato come semicolonna. Duomo, fianco sud, transetto campionese.

Particolari delle due facce del pilastro romano rilavorato e reimpiegato come semicolonna. Duomo, fianco sud, transetto campionese.

Luogo di ritrovamento

Nel transetto campionese, inserite a fianco della torretta meridionale e a sinistra del rosone centrale, si scorgono tre lastre decorate con motivi a cancello databili probabilmente al V secolo d.C. e riferibili alla basilica ad corpus eretta sulla tomba di San Geminiano.

Lastre con motivo a cancello. Duomo, transetto campionese.

Lastre con motivo a cancello. Duomo, transetto campionese.

Luogo di ritrovamento

Sembra riferibile ad età medievale anche l’inserimento nell’abside del Duomo della stele dei mercanti di stoffe Lucio Lucrezio Primo e Lucio Lucrezio Romano.

Stele di L. Lucretius Primus e L. Lucretius Romanus. I secolo d.C. Museo Lapidario Estense.