Fiaschetta con scene gladiatorie. Si tratta probabilmente di un combattimento tra oplomaci (gladiatori armati pesantemente, caratterizzati da elmo piumato, gladio, scudo e schiniere nella gamba sinistra) e myrmillones (gladiatori armati di una lunga spada, schinieri, scudo ed elmo sormontato dalla figura di un pesce).
Parma, Museo Archeologico Nazionale

Gli Anfiteatri in Emilia Romagna

Nella Cisalpina si conta una notevole quantità di anfiteatri, considerando, oltre alle attestazioni certe, le menzioni più o meno specifiche a giochi e a munera (giochi gladiatori) o a gladiatori e alla loro organizzazione.

Queste citazioni, a noi note attraverso i resti epigrafici, tuttavia non costituiscono una prova certa dell’esistenza di anfiteatri stabili, perché i giochi gladiatori potevano essere celebrati anche in altre sedi o all’interno di installazioni provvisorie o anche in anfiteatri lignei.

In Emilia Romagna, Regio VIII augustea, sono documentati anfiteatri a Rimini, ancora in parte conservato e accessibile; a Imola, esplorato, rilevato e conservato nel sottosuolo; a Parma esplorato, rilevato in parte e conservato nel sottosuolo. Incerta rimane l’identificazione come anfiteatro di una struttura a Veleia i cui restauri passati ne hanno compromesso la lettura.

Una documentazione indiretta si possiede per Bologna con la menzione di munera e dove la dedica della chiesa dei Santi Vitale e Agricola in Arena sembra ricondurre alla presenza di un anfiteatro.
Riferimenti indiretti esistono anche per Claterna, Forlimpopoli, Modena, Ravenna, dove funzionava una scuola di gladiatori, e per Classe. Per Piacenza ritrovamenti recenti sembrano suggerire l’esistenza di un anfiteatro.

Pur nella scarsità dei resti conservati è possibile definire la tipologia degli edifici sulla base dalle fondazioni. Il tipo canonico dell’anfiteatro in muratura, rigorosamente architettonico sembra testimoniato dai resti dell’anfiteatro di Parma. L’anfiteatro di Imola rientra invece nella tipologia a terrapieno piuttosto diffusa in Cisalpina, il cui prototipo è costituito dall’esempio pompeiano.

Placca di cerniera con scene gladiatorie.
Bologna, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna

Qui il suolo naturale viene trasformato in suolo architettonico con interventi massicci di scavo, di sbancamento, sostegno e costipamento del terreno. Le gradinate in parte affondano in un’arena profondamente scavata ed in parte ne emergono, strutturandosi sul terrapieno ricavato col terreno di riporto, circoscritto esternamente da un poderoso muro.

Una soluzione di compromesso tra il tipo a terrapieno e quello architettonico è rappresentata dall’anfiteatro di Rimini. Esternamente presentava le caratteristiche volumetriche e di partizione della facciata, dotata al livello inferiore anche di un portico, tipiche degli anfiteatri architettonici, mentre la tipologia dell’anfiteatro a terrapieno ne condizionava la struttura interna.

Una risposta alla ragione d’essere di questo monumento può essere ricercata nella impossibilità di gravare con un eccessivo peso un terreno alluvionale insufficientemente costipato.

La struttura continua permetteva una più uniforme distribuzione dei carichi, già ridotti per la limitata altezza e l’attenuata massa dell’anello. L’architetto ha risolto in senso estetico il problema avvolgendo la costruzione compatta con un porticato esterno coperto, con cui ormai si identificava il concetto stesso di anfiteatro.

Alla sequenza delle arcate del portico esterno non corrisponde all’interno una struttura cellulare, bensì un terrapieno di sostegno delle gradinate regolarmente suddiviso e rafforzato dai setti murari in funzione delle scale e degli accessi dell’edificio.

Le misure e le proporzioni degli anfiteatri emiliani sono piuttosto vicine a quelle dei complessi di grandi dimensioni.

Anche se comunemente si ritiene che gli anfiteatri siano stati dimensionati in base alla possibile utenza di frequentatori urbani ed extraurbani, sembra evidente una standardizzazione delle misure e dei rapporti proporzionali indipendentemente da considerazioni di ordine demografico.
Per quanto concerne l’apparato decorativo, sono ben pochi gli elementi a nostra disposizione. A Imola la decorazione doveva essere molto ricca a giudicare dai marmi policromi rinvenuti, quasi a compensare, attraverso una ricerca coloristica, la semplicità delle forme con cui l’edificio si presentava esternamente.

Molto più sobria era invece la decorazione di Rimini, per lo meno da quanto si può giudicare dal paramento esterno dell’edificio completamente in laterizio, nel quale l’unica varietà dei toni di colore era conferita dalla partitura architettonica della facciata.

L’ingresso principale presentava un selciato in marmo, mentre i piani degli altri accessi erano costituiti da un battuto ordinario di pietre, calce, cocciopesto. Marmi policromi probabilmente componevano il pavimento dell’ambulacro soprastante il giro del portico.
Gli anfiteatri documentati sono tutti dislocati lungo l’asse territoriale costituito dalla via Emilia. Normalmente risultano ubicati in aree periferiche rispetto al centro urbano.

Questa posizione marginale si deve a due ordini di motivi. Da un lato il tipo dell’anfiteatro stabile in muratura si è diffuso quando i tessuti urbani erano già definiti e quindi risultava difficile un inserimento di queste strutture nel contesto della città; d’altra parte per la loro natura di poli di aggregazione dove si celebravano i più importanti avvenimenti della vita comunitaria, era indispensabile che gli anfiteatri fossero facilmente raggiungibili sia dagli abitanti della città che, soprattutto, da quelli della campagna. L’anfiteatro veniva così ad assumere una funzione di cerniera tra la città ed il territorio.

Ad Ariminum l’anfiteatro venne edificato presso l’arenile, ben visibile a chi giungeva dal mare. Un’ulteriore possibile spiegazione della collocazione periferica degli anfiteatri può essere imputata ai costi elevati dei terreni in città, dove oltretutto esistevano vincoli rigidi per il funzionamento del cantiere.

E a queste difficoltà di ordine economico e logistico si aggiungevano anche le preoccupazioni delle autorità cittadine che, nel caso di eventuali disordini, l’anfiteatro potesse trasformarsi in un rifugio nel cuore stesso della città.

Piante dei principali anfiteatri dell’Emilia Romagna. 1: Rimini; 2: Imola; 3: Parma