Glossario

Accademia Atestina di Belle Arti

L’Accademia Atestina di Belle Arti fu fondata a Modena nel 1785 per volere del duca Ercole III. Vi si insegnavano il disegno, l’ornato, la pittura, l’architettura, la figura, la scultura. Nell’Ottocento fu aggiunto l’insegnamento dell’artigianato.

Dal 1923, con la riforma delle scuole d’Arte, fu trasformata in Istituto d’Arte applicata all’Industria “Adolfo Venturi”. L’Accademia era ospitata nel fabbricato adiacente la chiesa di S. Domenico, dove fino al 1786 aveva avuto sede il tribunale dell’Inquisizione.

Acroterio

Elemento di coronamento, talvolta figurato, posto al vertice e agli angoli del tetto di edifici religiosi, pubblici o privati. Gli acroteri possono essere inseriti anche agli angoli dei coperchi dei sarcofagi. Finti acroteri sono talvolta scolpiti come elemento decorativo nelle stele funerarie, ad imitazione della struttura dei sarcofagi.

Actus

Misura lineare di età romana pari a 120 piedi (m 35,52). Indicava la lunghezza del solco percorso da una coppia di buoi

Adamo Pedrazzi (Modena 1880-1961) fu studioso di storia modenese e ricoprì diversi incarichi di rilievo nel Comune di Modena, come quelli di direttore della Biblioteca Luigi Poletti e poi dell’Archivio Storico Comunale. Si cimentò anche nella scultura: coniò diverse medaglie commemorative e in collaborazione con il figlio Rubens produsse le 54 formelle del portale del Tempio dei Caduti in Guerra a Modena.

Adriano

Publius Aelius Hadrianus (Itaca (Spagna) 76 d.C. – Baia (Napoli) 138 d.C.). Imperatore romano dal 117 al 138 d.C. Nacque da una famiglia dell’aristocrazia provinciale imparentata con Traiano, che lo adottò e gli diede in sposa la nipote.

Acclamato imperatore dall’esercito dopo la morte di Traiano, fu impegnato a contrastare le rivolte giudaiche, nella Mauretania e nelle regioni danubiane. Dopo un soggiorno di pochi anni a Roma (118-121 d.C.) cominciò ad intraprendere lunghi viaggi, che furono una caratteristica peculiare del suo regno. Nel 130 in Giudea decise di ricostruire Gerusalemme per farne una colonia romana col nome di Elia Capitolina, compiuta nel 135 d.C.

Adriano, del quale sono ben conosciute le doti di architetto, si impegnò intensamente nella ristrutturazione e nell’abbellimento delle città che visitava, creando infrastrutture viarie, opere idrauliche, edifici, come la sua villa a Tivoli o il mausoleo dove fu sepolto nel 139 d.C. (l’attuale Castel S. Angelo a Roma).

Celebre esempio di grandiosa architettura militare è anche il vallo eretto nell’Inghilterra settentrionale per difendere i confini dell’Impero.

Alarico

Re dei Visigoti (370 – 410 d.C.). Invase l’Italia nel 400, ma nel 402 fu sconfitto da Stilicone, generale dell’esercito romano, che lo costrinse a ritirarsi in Illiria.

Nel 408, dopo la morte di Stilicone, penetrņ nuovamente in Italia con il suo esercito entrando ripetutamente in Roma che saccheggiņ nel 410.

Alfonso II d’Este

Duca della famiglia Estense tra il 1559 e il 1597. Era figlio di Ercole II e di Renea di Valois. Sposň in prime nozze Lucrezia de’ Medici, poi Barbara d’Austria e infine Margherita Gonzaga. Morě senza eredi e per questo fu l’ultimo duca di Ferrara.

Il papa Clemente VIII, infatti, non riconobbe legittima la successione di Cesare, cugino di Alfonso, e occupň Ferrara e il ferrarese, che gli Estensi detenevano per investitura del Papa.

Di conseguenza, dal 1598, la capitale del ducato fu trasferita a Modena.

Ambrogio

Vescovo, padre della chiesa e santo. Nacque a Treviri nel 339 circa da una nobile famiglia (apparteneva alla gens Aurelia). Fu educato a Roma e raggiunse presto il vertice della carriera amministrativa come governatore dell’Italia settentrionale.

Nel 374 si adoperò per sedare i tumulti scoppiati a Milano per la successione del vescovo Aussenzio.

Successivamente fu eletto vescovo. La sua opera fu rivolta soprattutto a combattere l’arianesimo e ad affermare l’indipendenza della Chiesa dall’imperatore.

Si dedicò anche alle lettere e scrisse numerose opere di ambito teologico e morale e alcune lettere e discorsi (tra cui le orazioni funebri per Valentiniano II e Teodosio). Morì a Milano nel 397 d.C.

Anfora

Contenitore utilizzato per il trasporto delle derrate alimentari, liquide o solide. Si presenta di forma più o meno allungata, cilindrica o arrotondata, con due anse per facilitare la presa; il fondo è solitamente appuntito per consentire lo stivaggio nelle navi e la collocazione nei depositi su pavimenti in terra battuta.

La forma di questi contenitori varia sulla base del contenuto, dell’area di provenienza e della cronologia e fornisce pertanto agli archeologi preziose informazioni sui traffici commerciali nell’antichità.

Annibale

Comandante supremo dell’esercito cartaginese. Dopo essere subentrato al padre Amilcare nel comando delle forze cartaginesi, nel 219, completò la conquista della penisola iberica e riuscì ad espugnare anche Sagunto, città alleata di Roma. A seguito di questo evento ebbe inizio la seconda guerra punica tra Cartagine e Roma.

Dopo essere penetrato in Italia attraverso le Alpi e avere vinto numerose battaglie, quali quelle del Trasimeno nel 217 e di Canne nel 216, Annibale venne sconfitto dal comandante romano Scipione Africano a Zama nel 202 a.C., lasciando Roma padrona incontrastata del Mediterraneo.

Tornato a Cartagine, Annibale fu costretto a fuggire per contrasti con gli avversari politici e si rifugiò presso il re Antioco III di Siria. Nel 183 a.C. si uccise per non cadere nelle mani dei romani che ne avevano preteso l’estradizione.

Antonino Pio

Titus Aelius Hadrianus Antoninus Pius (Roma, 86 d.C. – Lazio, 161 d.C.). Imperatore romano dal 138 al 161 d.C. Senatore, di famiglia originaria della Gallia, fu adottato da Adriano nel 138 d.C. ed assunse il nome di Tito Elio Adriano Antonino.

Per volere di Adriano adottò nel 138 d.C. il nipote Marco Annio Vero (il futuro imperatore Marco Aurelio) e Lucio Vero. Fu impegnato soprattutto a contrastare l’avanzata delle popolazioni barbariche e a consolidare i confini dell’impero (a lui si deve la costruzione del vallo di Antonino in Britannia, a nord di quello di Adriano).

Fu sepolto nel Mausoleo di Adriano che egli stesso aveva portato a compimento.

Apollo

Figlio di Zeus e Latona, uno dei principali dei dell’Olimpo. In lui la tradizione assomma più aspetti: è il rivelatore dell’infallibile verbo di Zeus, colui che conosce il futuro, la verità e la legge morale; impugna l’arco d’argento ed è il terribile dio portatore di morte improvvisa.

È l’implacabile sterminatore dei Niobidi e dei Ciclopi. Apollo è anche il protettore della musica e della poesia e per questo è spesso raffigurato con la cetra, vestito della lunga tunica.

Appiano

Storico greco nato ad Alessandria durante il regno di Traiano (tra la fine del I secolo d.C. e l’inizio del secolo successivo) o poco prima. Recatosi a Roma durante il regno di Adriano, ottenne la cittadinanza romana e sotto Marco Aurelio e Lucio Vero ebbe l’ufficio di avvocato del fisco.

Nella sua vecchiaia concepě l’idea di una storia di Roma narrata secondo criterio etnografico. L’opera, come dichiarato nel proemio, aveva inizio con la storia dei sette re di Roma e si concludeva con la fine di Antonio e Cleopatra. Sono rimasti alcuni estratti e l’intera sezione sulle guerre civili, divisa in 5 libri: il primo dai Gracchi fino al primo consolato di Pompeo e Crasso (70 a.C.); il secondo dal 70 a.C. fino all’uccisione di Cesare (44 a.C.); il terzo fino alla fine della guerra di Modena e alla morte di Decimo Bruto (43 a.C.); il quarto fino alla battaglia di Filippi (42 a.C.); il quinto, di cui resta solo la prima parte, fino alla morte di Sesto Pompeo (36 a.C.).

Apuleio

Apuleius scrittore, filosofo e oratore latino di origine africana. Nacque nel 125 o 126 d.C. in Numidia.

Studiò prima a Cartagine poi ad Atene. Viaggiò attraverso la Grecia e l’Asia Minore. Tornato in Africa si stabilì definitivamente a Cartagine dove esercitò la professione di oratore. Morì dopo il 170 d.C.

Fu autore di alcuni scritti filosofici ed eruditi, di poesie e di un romanzo, le Metamorfosi o l’Asino d’oro.

Arcosolio

Sepoltura costituita da un’arca sepolcrale incassata in una parete e sormontata da una nicchia. L’arcosolio era il tipo di sepoltura caratteristico delle catacombe.

Arsenale

L’arsenale, edificio che ospitava l’armeria estense, fu fatto costruire nel 1757 per volere del duca Francesco III, su progetto dell’architetto Luenti. L’edificio, che fronteggiava il lato meridionale di Piazzale S. Agostino, fu incorporato nel 1764 nella nuova costruzione del Grande Albergo dei Poveri poi Albergo delle Arti, fatto erigere dallo stesso duca Francesco III per accogliere i poveri di Modena e per avviarli ad una professione. Attualmente l’edificio ospita il Palazzo dei Musei e l’Ospedale Estense.

Attila

Re degli Unni, nato intorno al 400 d.C. Secondo lo storico Prisco, l’ascesa di Attila al potere avvenne nel 433-434. Durante il regno di Attila e del fratello Bleda il regno degli Unni era una sorta di federazione di popoli, tra cui Goti, Eruli, Gepidi, Longobardi e Slavi, estesa tra il Danubio, il Caucaso e il lago d’Aral.

Nel 450, per contrastare la potenza di Attila, gli imperatori d’oriente e d’occidente cessarono di comune accordo di pagare tributi agli Unni, i quali infransero la frontiera romana e giunsero fino alla Loira.

Nel 452 dilagarono in Italia settentrionale e distrussero Aquileia. Giunto sul Mincio, Attila decise di non proseguire la sua avanzata verso sud, probabilmente fermato dalle epidemie che decimavano le truppe e dalla minaccia dell’esercito dell’imperatore d’oriente Marciano. Tornato nella pianura pannonica vi morì nel 453.

Augustales

Il collegio degli Augustali costituiva una sorta di confraternita religiosa preposta al culto di Augusto, diffusosi nelle province orientali dopo la morte dell’imperatore (14 d.C.). Gli Augustales si incaricavano dell’osservanza del rituale e delle celebrazioni della nascita di Augusto e delle sue imprese, dell’organizzazione dei giochi e di tutte le manifestazioni pubbliche relative alla celebrazione dell’imperatore.

A capo di quest’ordine religioso vi era il magister, una guida che aveva funzioni di coordinamento e controllo. Il reclutamento degli adepti avveniva generalmente tra i liberti di condizioni più agiate, dediti al commercio e alle attività artigianali, sulla base della fedeltà dimostrata all’imperatore.

La funzione principale di questo collegio, infatti, era quella di creare consenso e di promuovere la politica di Roma e la figura del suo imperatore. D’altra parte l’ammissione all’ordine degli Augustali e la partecipazione attiva alle cerimonie offrivano ai liberti un’occasione di affermazione individuale e di classe che la loro condizione civile di ex-schiavi non avrebbe altrimenti consentito.

Augusto

L’appellativo venne usato a partire dal regno di Ottaviano per indicare la suprema autorità imperiale. Alla fine del III secolo d.C., quando l’imperatore Diocleziano istituì la tetrarchia, ossia il “governo dell’impero a quattro”, il titolo di augusto fu attribuito a ciascuno dei due imperatori, quello d’Oriente e quello d’Occidente, mentre i due collaboratori destinati a succedere al governo furono detti “cesari”.

Aureliano

Lucius Domitius Aurelianus (214-275 d.C.), imperatore romano dal 270 al 275, ricostruì l’unità dell’impero respingendo i Goti dalla Pannonia e gli Alamanni dall’Italia. Fortificò la città di Roma erigendo attorno al centro urbano una straordinaria cinta muraria, tuttora esistente e nota con il nome di Mura Aureliane.

Bacco Bromio

Bacco o Dioniso è una delle più importanti divinità terrestri (ctonie) della Grecia. È il dio che rappresenta tutta la vita vegetale della natura. Secondo la leggenda greca più diffusa, Dioniso era nato a Tebe da Semele, figlia di Cadmo, e da Zeus.

Divenuto adulto Dioniso trova la vite e impara a coltivarla, inebriandosi del suo frutto, il vino. Ne inebria le sue nutrici, i geni della selva e col numeroso corteo di ninfe e satiri (tiaso), incoronato di edere e di alloro, passa da un luogo all’altro facendo echeggiare le foreste e i campi degli schiamazzi dell’ebbra comitiva.

Sotto questo aspetto di dio del vino e dell’ebbrezza, Dioniso porta l’appellativo di Bromio (letteralmente il rumoroso), Bacco, Iacco ed Evio.

Baluardo di S. Giovanni del Cantone

Bastione delle mura del XVI secolo costruito nel lato nord orientale della città. Era ubicato nell’area approssimativamente corrispondente alla zona compresa tra via S. Giovanni del Cantone, Viale dei Caduti in Guerra e l’Orto Botanico.

Baluardo di S. Pietro

Bastione delle mura del XVI secolo edificato nell’angolo sud orientale del perimetro urbano. Si trovava di fronte al complesso di S. Pietro, nell’area compresa tra gli attuali Viale Rimembranze e Viale Muratori.

Oggi la sua persistenza è percepibile nel rialzo del piano stradale che si nota in questa zona, culminante nel punto dove è stato collocato il monumento ai Caduti in Guerra.

Balugola

Famiglia di antichissima nobiltà del Frignano estinta da secoli. Detta originariamente de Balugola o degli Aigoni, o degli Avvocati, o dei Pipioni, apparteneva alla fazione guelfa detta degli Aigoni e aveva la signoria su un vasto territorio che comprendeva i castelli e i borghi di Gombola, di Rocca Santa Maria, di Pazzano, di S. Dalmazio e di Monfestino. Nel secolo XI i Balugola si trasferirono a Modena.

Balugoli Aliprando

Storico della famiglia Balugola, nel 1612 compilō un’opera a stampa (Albero de gli huomini e breve sommario d’alcune cose della famiglia de’ Balugoli, Modena 1612) contenente le vicende del casato e notizie sui personaggi pių noti.

Giovanni Maria Barbieri

Nacque a Modena nel 1519 da Bartolomeo e Lodovica Ballerini e morì nel 1574. Divenuto notaio giovanissimo, fu chiamato come precettore dai Rangoni e dai Pico. Al seguito di quest’ultima famiglia si trasferì presso la corte parigina di Francesco I, dove rimase fino al 1545 dedicandosi allo studio della lirica provenzale.

Tornato a Modena, strinse amicizia con Lodovico Castelvetro, con il quale approfondì gli studi filologici, traducendo, commentando ed anche imitando i poeti provenzali. A seguito dell’esilio a cui fu costretto il Castelvetro, si impegnò attivamente nella vita pubblica; nel 1560 fu nominato cancelliere perpetuo del Comune di Modena e in questa funzione provvide non solo a riunire e ad ordinare gli atti dell’archivio della Comunità, ma fece anche trascrivere a spese della comunità stessa “sopra un libro le croniche che si vanno trovando delle cose di questa città di Modona“, il cui manoscritto, per lungo tempo creduto disperso, è conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna.

Blocco di pietra o marmo di forma parallelepipeda, con cornici, frequentemente dotato di un’iscrizione di dedica. Solitamente era collocata in un luogo pubblico e utilizzata come piedistallo per una statua celebrativa.

Basolato

Le strade basolate erano vie lastricate con grandi elementi di pietra vulcanica, di taglio poligonale, poggianti su un solido sottofondo. Ai lati della strada erano generalmente posti blocchi parallelepipedi (crepidini) utilizzati come marciapiedi.

Bellincini

Famiglia nobile, da tempo estinta, originaria di Perugia. Poiché discendeva dalla nobile famiglia dei Baglioni, fu detta prima Baglioncini, poi Bellencini o Bellincini. A Modena i Bellencini ricoprirono importanti cariche pubbliche: nel 1331 Iacopino fu eletto sindaco del comune di Modena; nel secolo XV Aurelio fu ambasciatore del duca di Ferrara, Ercole I d’Este; nel secolo XVI Francesco fu senatore a Roma, governatore di Parma e consigliere segreto dei principi d’Este. Furono nel secolo XVI acerrimi nemici dei Fontana, coi quali si scontrarono più volte in sanguinosi duelli e attentati.

Bolli e marchi di fabbrica

Lettere o marchi stampigliati a crudo sull’argilla o incisi che indicavano i nomi dei fabbricanti di determinati prodotti ceramici o laterizi destinati alla commercializzazione. In generale recavano l’iscrizione, anche in foma abbreviata, dei nomi del proprietario dell’officina o del produttore del manufatto.

Sui coperchi delle anfore i bolli potevano rappresentare una garanzia sul contenuto da parte del produttore. La scritta era spesso racchiusa entro un campo predefinito, detto cartiglio, di forma rettangolare, circolare o a volte riproducente la pianta di un piede (e pertanto detto bollo “in planta pedis”).

Carlo Boni (1830-1894)

Si laureò in Giurisprudenza ma abbandonò presto gli studi giuridici per dedicarsi a quelli naturalistici. Di idee positiviste e liberali, fu un entusiasta sostenitore dell’evoluzionismo.

Grazie anche all’incarico di assessore comunale, si fece interprete dell’esigenza di istituire anche a Modena un Museo Civico, come era avvenuto nelle vicine Parma e Reggio Emilia. In previsione del V Congresso di Archeologia e Antropologia Preistoriche, che si sarebbe tenuto a Bologna nell’ottobre, il Consiglio Comunale nel gennaio 1871 approvò lo stanziamento di un bilancio per l’istituzione di una collezione archeologica civica.

Fu proprio Carlo Boni a fondare in quello stesso anno il Museo Civico di Modena, del quale fu poi direttore fino alla morte. In occasione del Congresso di Bologna, di cui fu uno degli organizzatori, partecipò all’Esposizione Archeologica presentando diversi materiali di proprietà civica e organizzò per i convegnisti un’escursione agli scavi della terramara di Montale (3 ottobre 1871).

Realizzò vari scavi nelle terramare e in alcune ville di età romana, e si dedicò ad un’attività sistematica di documentazione e ricerca, con la pubblicazione di Rapporti Biennali sull’andamento del Museo Civico e di altre importanti pubblicazioni scientifiche, fra le quali quelle dello scavo della terramara di Montale e della villa romana della Scartazza.

I suoi poliedrici interessi intellettuali, rispecchiati anche dall’assetto che diede al Museo Civico, comprendevano studi di paletnologia, archeologia, etnologia, scienze naturali ed arti.

Boschetti
Casato appartenente all’antica nobiltà modenese, già presente nel secolo XI. Con i Rangoni i Boschetti furono gli esponenti principali del partito guelfo modenese. Furono per lungo tempo feudatari di S. Cesario; ricevettero l’investitura della contea nel 1368 e la mantennero fino al 1506, quando il duca Alfonso I dichiarò Albertino V Boschetti decaduto dal titolo feudale perché aveva preso parte ad una congiura ordita contro il duca stesso.

Nel 1510 il feudo fu restituito ai conti Boschetti, che lo conservarono fino al 1796, anno dell’abolizione dei titoli feudali.

Camillo Bosellini

È autore di una Cronica dell’originale di Modena fino al 1660, in tredici libri, contenente notizie su Modena e sugli altri stati italiani, che nella parte più antica ricalca da vicino la cronaca modenese di Francesco Panini.

Marco Giunio Bruto

Padre dell’omonimo cesaricida, fu tribuno della plebe nell’83 a.C. Dopo la morte di Silla si alleò con Lepido contro il Senato e venne assediato da Pompeo a Modena nel 78 a.C. La città fu costretta alla resa e Marco Giunio Bruto, sconfitto, si rifugiò nella vicina Regium Lepidi (Reggio Emilia), dove venne assassinato, forse per ordine dello stesso Pompeo.

Bucranio

Elemento decorativo generalmente scolpito, costituito da una testa o un cranio di bue rappresentato frontalmente, a cui sono generalmente legati, con sottili nastri, festoni di foglie e fiori. Tale decorazione si fa risalire all’uso di appendere nei templi, sulle pareti della cella, le teste disseccate degli animali sacrificati.

Caesareum

Il caesareum era un’area pubblica consacrata e delimitata da un muro di recinzione, destinata alla venerazione dell’imperatore e comprendente in genere un tempio ed un altare. Inizialmente con questo termine venivano indicati i luoghi di culto inaugurati in Oriente in onore di Gaio Giulio Cesare; successivamente la denominazione di caesareum venne estesa ai templi o ai santuari dedicati agli imperatori divinizzati.

Funzioni e tipologie costruttive analoghe avevano anche gli augustei.

Calcara

Fornace da calce. Nella calcara venivano cotti ad altissima temperatura blocchi di pietra fino a che non erano ridotti in calce.

Calidarium o caldarium

Termine impiegato per indicare l’ambiente del complesso termale riscaldato in maniera diretta e alla temperatura più alta, simile agli analoghi vani di un bagno turco. Si raggiungeva dopo essere passati dall’apodyterium, dal frigidarium ed eventualmente anche dal tepidarium.

Qui i visitatori potevano effettuare bagni caldi e ricevere altri trattamenti relativi alla cura del corpo.

Caligola

Caius Caesar Augustus Germanicus (Anzio, 12 d.C. – Roma, 41 d.C.), imperatore dal 37 al 41 d.C. Era figlio di Germanico, nipote di Tiberio. Caliga era il suo soprannome, che gli derivò dalla lunga permanenza fin da giovanissimo negli accampamenti militari: caligola era infatti il termine con cui si indicavano le calzature tipiche dell’abbigliamento militare.

Morto l’imperatore Tiberio nel 37 d.C. fu scelto dal senato come suo successore. Dopo alcune riforme instaurò un governo autocratico e assoluto. Venne ucciso in seguito ad una congiura mossa dalla classe senatoria e dai cavalieri.

Maestri Campionesi

Architetti e scultori che nei secoli XII, XIII e XIV proseguirono il lavoro di Lanfranco e Wiligelmo nel Duomo di Modena e nella Ghirlandina. All’intervento campionese si devono importanti rielaborazioni dell’edificio: interventi sulla facciata con l’apertura dell’ampio rosone, ristrutturazioni della zona absidale con la creazione di un falso transetto e dell’interno (pontile, decorazione pittorica).

I Campionesi portarono anche a termine la costruzione della torre, civica e campanaria ad un tempo, iniziata all’epoca di Lanfranco e detta poi Ghirlandina dalla forma del coronamento “a Ghirlanda”.

Canale della Pradella

In una mappa datata al 1447 il canale della Pradella sorge a sud della città e corre lambendo il lato orientale del centro storico. La sua direttrice corrisponde all’incirca all’asse degli odierni Viali Trento Trieste e Ciro Menotti.

Giovanni Canestrini

Giovanni Canestrini (1835-1900) era originario di Revò in provincia di Trento. Studiò a Gorizia e Merano, quindi all’Università di Vienna dove si laureò nel 1861 in Filosofia e in Scienze Naturali.

Prima della laurea aveva trascorso un anno a Genova, ricoprendo il posto di aiuto presso il Museo di Storia Naturale. Dopo la laurea tornò a Genova come dottore aggregato alla facoltà di Scienze. Fu ordinario di Storia Naturale all’Università di Modena dal 1862 al 1869 e successivamente si trasferì a Padova. Ebbe un ruolo di primo piano nella diffusione del darwinismo e dell’evoluzionismo in Italia: curò, infatti, insieme a Salimbeni la prima traduzione in italiano de Le origini della specie di Darwin, pubblicata a Modena da Nicola Zanichelli nel 1864.

Le sue convinzioni scientifiche portarono Canestrini ad interessarsi di preistoria e nel 1863, stimolato dalle ricerche di Strobel e Pigorini condotte a partire dal 1861 nelle terramare parmensi, chiese ed ottenne un finanziamento dell’Amministrazione Comunale per intraprendere analoghe investigazioni nelle terramare modenesi.

Le ricerche portarono alla formazione di una collezione di materiali di proprietà del Comune, finanziatore delle ricerche, che venne affidata a Canestrini e depositata presso il Museo di Storia Naturale dell’Università da lui diretto, in quanto non esisteva ancora una istituzione museale cittadina adatta per accoglierle. Con la fondazione del Museo Civico da parte di Carlo Boni nel 1871 la raccolta di materiali di Canestrini costituì le basi della collezione preistorica.

Nel 1866 promosse la fondazione della società dei Naturalisti di Modena, una delle prime società scientifiche a carattere specialistico in Italia.

Capitello

È l’elemento architettonico sovrapposto alla colonna o al pilastro. In genere è distinto in due parti, quella superiore (abaco), e quella inferiore (echino), in cui è inserita la decorazione. Nell’architettura greca le diverse forme dei capitelli vengono classificate e schematizzate in tre ordini principali.

Il più antico è il capitello dorico, dalla semplice forma di un abaco quadrato sostenuto dall’echino a superficie convessa; fu usato nei più importanti monumenti, dal Partenone ai templi della Magna Grecia.

Il capitello ionico introduce la voluta al di sopra dell’echino. Il capitello corinzio alle volute, ridotte nelle dimensioni, accompagna il tipico motivo delle foglie d’acanto. Il capitello toscano o tuscanico è una variante del dorico e deriva dall’architettura etrusca: ha un echino molto schiacciato e un abaco alto e pesante.

Il capitello costituisce il principale elemento distintivo dell’ordine architettonico.

Capsa

Cassetta di legno generalmente rotonda utilizzata principalmente per contenere volumi e papiri.

Carandini

Carandini, nobile famiglia che in origine si chiamava de’ Risi e dimorava a Milano. Lo stemma rappresenta simbolicamente il significato del primitivo cognome, recando l’immagine di due spighe di riso, unitamente alle immagini di un’aquila e di un leone.

Il trasferimento a Modena di questa famiglia, dedita ad attività mercantili legate alla coltivazione ed al commercio del riso, avvenne nel 1184 e durante il sec. XV il cognome mutò in quello di Carandini.

A Modena si integrarono completamente, arrivando a ricoprire cariche di prestigio all’interno della Comunità e del ducato estense. Stemma in Cronaca Rovatti a c. 274 e Libro d’oro a c. 57. Cfr. per immagini Il Palazzo Carandini di Modena, Modena 1987.

Cardine

Asse ad andamento nord-sud tracciato nelle opere di divisione del territorio in appezzamenti (centuriazione) o nella suddivisione degli impianti urbani in isolati. Lungo la direttrice dei cardini potevano essere condotte strade o canali. I cardini erano perpendicolari ai decumani, con i quali formavano uno schema a reticolo ortogonale.

Il cardine principale, generatore della centuriazione o dell’impianto urbano, che incrocia generalmente al centro del territorio o della città il decumano principale, era detto cardine massimo.

All’incontro delle due direttrici più importanti dell’impianto urbano sorgeva in genere il foro. A Mutina il cardine massimo potrebbe corrispondere all’asse delle attuali vie Rua Pioppa-Corso Adriano

Cartiglio

Spazio predefinito da un timbro, rettangolare, circolare, lunato o a forma di pianta di piede, all’interno del quale veniva impresso il marchio di fabbrica su un manufatto.

Lodovico Castelvetro

Nato a Modena nel 1505 studiò a Bologna, Ferrara, Padova e Siena, divenendo poi lettore di diritto all’Università di Modena. Nel 1555, incriminato di eresia e di omicidio, si salvò scegliendo la via dell’esilio; trovò quindi rifugio a Ginevra, Lione ed in seguito a Chiavenna dove insegnò greco e latino e dove morì nel 1570. La famiglia dei Castelvetro, di origini modenesi o reggiane, è attestata a Modena dal secolo XIV.

Apparteneva alla ricca borghesia mercantile e vantava rappresentanti nel Consiglio dei Conservatori. Nel 1721 il ramo diretto della famiglia si estinse e il duca Rinaldo I aggiunse il cognome Castelvetro, modificato in Castelvetri, a quello dei Cantuti.

Catone il censore

Marcus Porcius Cato (Tusculo, 234 a.C. – Roma, 149 a.C.). Illustre uomo politico di Roma, ricoprì diverse cariche tra cui quelle di questore, pretore, console, censore. Leggendario fin dai suoi tempi per il rigore e l’attaccamento ai costumi degli antichi, gli fu eretta una statua a Roma nel tempio della Salute e un suo ritratto si trovava nella curia.

Fu anche scrittore di opere storiche, tra cui la principale fu le Origines, scritta per la prima volta interamente in latino, in cui trattava delle origini di Roma e delle genti italiche dalle guerre puniche fino alla spedizione di Sulpicio Galba in Spagna (151 a.C.) e al processo contro di lui (149 a.C.).

L’esempio di Catone fu decisivo per l’annalistica posteriore, perché dopo di lui nessuno pensò di continuare a scrivere in greco la storia di Roma. Di tutte le sue opere resta solo il De agricoltura, opera sulle tecniche agricole e sulla gestione delle terre.

Cavea

Parte dei teatri e degli anfiteatri destinata alle gradinate dove sedevano gli spettatori. È divisa in senso verticale in più settori da scale che salgono dall’orchestra verso l’alto, verso la summa cavea. Le scale dividono la cavea in settori che prendono il nome di cunei.

Un corridoio tra i sedili divide orizzontalmente la cavea in due e talvolta tre settori. La maggior parte dei sedili di pietra era costituita da un piano superiore su cui lo spettatore sedeva e da un piano inferiore lievemente incavato sul quale si poggiavano i piedi. La cavea comprendeva anche una fila di sedili d’onore destinati a sacerdoti e a personaggi ufficiali.

Celestino Cavedoni

(Levizzano Rangone, 1795- Modena, 1865).

Entrò in seminario nel 1811 dove seguì corsi di filosofia, teologia, matematica, fisica e storia. Frequentò l’Università di Bologna dal 1816 al 1820 dove non conseguì alcun titolo accademico, ma partecipò alle lezioni di Filippo Schiassi, professore di numismatica e antiquaria, e di Giuseppe Mezzofanti, bibliotecario e professore di lingue orientali e greca.

Ordinato sacerdote nel 1817 per la sua approfondita preparazione fu presto nominato “aggiunto alla Ducale Biblioteca”. Nel 1838 divenne “vicebibliotecario” specialmente addetto per la parte numismatica e antiquaria e nove anni dopo, nel 1847, all’incarico di “bibliotecario di Corte” unì la Direzione del Gabinetto Numismatico che mantenne fino alla morte avvenuta nel 1865.

Dal 1830 insegnò Sacra Scrittura ed Ebraico all’Università. Fu uno dei soci fondatori della “Deputazione di Storia Patria”, che dal 1861 pubblica gli “Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi”. Ha lasciato numerosissimi studi non solo di archeologia, epigrafia e numismatica, ma anche su argomenti letterari e filologici, nonché religiosi.

Fu attento indagatore e cronista delle scoperte archeologiche del Modenese, che pubblicò in diverse riviste e monografie e nel “Bullettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica”. I suoi appunti manoscritti conservati presso la Biblioteca Estense di Modena sono ancora fondamentali per la storia dell’archeologia e la storia locale.

Cella

La cella è la parte del tempio dove si conservava l’immagine della divinità. Chiusa da muri e sprovvista di finestre, riceveva luce solo dall’apertura della porta, che per questo motivo era in genere molto ampia. L’immagine della divinità era normalmente collocata di fronte all’ingresso.

Celso

Aulus Cornelius Celsus, scrittore latino, forse originario della Gallia Narbonese. Di lui si sa soltanto che visse sotto il regno dell’imperatore Tiberio (14-37 d.C.). Fu autore di una vasta enciclopedia Artes o Cesti, che trattava di filosofia, di diritto, agricoltura, medicina, retorica e arte militare.

Restano integralmente gli 8 libri del De medicina e solo scarsi frammenti di altre sezioni.

Censori

I censori, scelti di norma tra gli ex consoli, erano eletti ogni cinque anni e restavano in carica solo 18 mesi; le loro competenze riguardavano: la compilazione delle liste dei senatori, dalle quali potevano cancellare i nominativi di coloro che, per motivi di censo o moralità, non rispondevano più ai requisiti richiesti dalla carica e nelle quali potevano inserire nuovi nominativi (lectio senatus); la compilazione degli elenchi dei cittadini romani di pieno diritto (census); la sorveglianza sui pubblici costumi (cura morum) ed infine la direzione dei lavori pubblici.

Ceramica a pareti sottili

Si tratta di una ceramica per lo più utilizzata per vasi per bere, in uso a partire dagli inizi del II secolo a.C. fino alla metà del II secolo d.C. Le forme attestate si riferiscono a bicchieri, piccole coppe, urnette e boccalini e sono caratterizzate da pareti molto sottili, il cui spessore varia secondo i tipi e le produzioni da 0,5 a 3/4 mm.

La produzione, originaria dell’Etruria meridionale, si estese successivamente ad altre aree della penisola. Nelle province sono note fabbriche in Gallia ed in Spagna.

Ceramica a vernice nera

Questo tipo di ceramica caratterizzato da un rivestimento di colore nero fu prodotto nell’Italia centro meridionale a partire dal IV secolo a.C. Dal II secolo a.C. fino alla seconda metà del I secolo a.C. è prodotto anche in Italia settentrionale. Nelle forme prevalgono nettamente quelle da mensa (piatti e coppe).

I contenitori a vernice nera erano lisci o decorati a stampiglia.

Ceramica aretina o terra sigillata

Vasellame fine da mensa caratterizzato da un rivestimento rosso corallino lucente, prodotto ad Arezzo a partire dalla metà del I secolo a.C. fino al I secolo d.C. I servizi da tavola sono soprattutto coppe e piatti, oltre ad alcune forme chiuse. Il vasellame poteva essere liscio o decorato a rilievo e spesso presenta il marchio del produttore.

Ebbe una grande diffusione in Italia e nelle province. La denominazione di terra sigillata deriva dalla presenza di elementi decorativi a rilievo (sigilla) applicati sulla superficie esterna.

Cerere

Divinità romana della vegetazione e dei campi. Agli inizi dell’età repubblicana al culto di Cerere venne assimilato quello greco di Demetra.

Cesare

Alla fine del III secolo d.C. l’imperatore Diocleziano istituì la tetrarchia: ciascuno dei due imperatori, quello d’Oriente e quello d’Occidente, insignito del titolo di “augusto”, poteva scegliere il proprio “cesare”, ossia un collaboratore destinato a succedergli al governo.

Con questo sistema si cercava di garantire un migliore controllo e difesa dell’impero e di impedire lotte per la successione al trono imperiale.

Cingulum 

Era la cintura del soldato romano e costituiva una parte essenziale dell’abbigliamento militare, tanto che doveva essere indossata anche nella tenuta d’ordinanza. Serviva anche per appendervi la spada. In epoca tarda il cingulum costituì anche un’insegna, simbolo del rango e dell’alta dignità.

Ciriaco d’Ancona (Ciriaco de’ Pizzicolli)

Nato ad Ancona nel 1391 e morto a Cremona nel 1452, fu umanista, antichista, viaggiatore. L’attività di mercante favorì i suoi viaggi, nei quali raccolse oggetti antichi, gemme, statuine e medaglie, manoscritti ed epigrafi. Raccolse una notevole quantità di testimonianze epigrafiche nei sei volumi dei Commentari, perduti nell’incendio del 1514 che distrusse la biblioteca di Alessandro e Costanza Sforza a Pesaro.

Oggi rimangono solo quaderni autografi o copie tratte dai suoi manoscritti. Il principale copista fu l’antiquario Felice Feliciano. Giovanni Marcanova (Venezia 1410-15, Bologna 1461) inserì note tratte dall’opera di Ciriaco nella raccolta di iscrizioni che dedicò a Novello Malatesta, di cui oggi si conservano i manoscritti a Modena (Biblioteca Estense Universitaria) e Venezia (Biblioteca Marciana).

Cispadana

Letteralmente significa “al di qua del Po” e indica il territorio di pianura situato a sud del Po, fino agli Appennini.

Cista

Contenitore a forma di canestro o scatola destinato ad usi diversi. Era la cassetta per il denaro di un privato, la cassetta per conservare i manoscritti, l’urna per i voti nei comizi, la cesta di vimini usata in campagna, la cista di forma cilindrica (cista mystica) con coperchio portata nei riti misterici dionisiaci di Demetra e Iside e destinata a nascondere agli occhi dei profani gli oggetti sacri.

La “Cittadella antica”

Il primo progetto di costruzione di una fortezza collegata al sistema delle mura difensive fu avanzato dal duca Ercole II, quando nel 1535 iniziò i lavori d’ampliamento e ricostruzione della cinta muraria medievale.

In quello stesso anno mentre si procedeva nelle opere di costruzione della cinta muraria, si iniziò l’esecuzione di una spianata, uno spazio libero circondato da muri, all’esterno del lato nord occidentale delle mura. I lavori si interruppero l’anno successivo poiché la Comunità di Modena sospese i finanziamenti concordati per l’esecuzione delle opere di fortificazione.

Ercole II non abbandonò però l’idea e a partire dal 1545 commissionò una serie di modelli e progetti per il rifacimento delle mura che prevedeva l’inserimento della Cittadella.

La Cittadella

La fortezza della città, dalla tipica pianta a forma di stella, fu edificata a partire dal 1635 per volere del duca Francesco I. Oltre ad una funzione di difesa, la Cittadella venne destinata ad ospitare l’esercito ducale.

All’interno vi erano, oltre agli alloggi per i corpi di guardia, i magazzini, le prigioni, i depositi di munizioni, i bagni, lavatoi, cantine, l’ospedale, una chiesa dedicata a S. Antonio da Padova, e orti, spazi aperti e coltivati che garantivano disponibilità di viveri anche in caso d’assedio.

Durante la dominazione napoleonica (1798-1814) e con la Restaurazione la Cittadella fu destinata a prigione di sicurezza, e vi vennero giustiziati Vincenzo Borelli e Ciro Menotti. Nell’ultima guerra venne adibita a campo di prigionia.

La Cittadella fu demolita a partire dal 1912-1913, quando iniziò lo sbancamento del bastione nord occidentale. Oggi si è conservata soltanto la porta d’ingresso dalla parte delle mura, detta Dongione, posta nel piazzale Tien an men.

Clarissima foemina

Titolo onorifico concesso alla moglie del vir clarissimus. Vir clarissimus in età repubblicana era colui che per natali o per virtù eccelleva sugli altri. In età imperiale fino alla metà del I secolo d.C. è un attributo esclusivo del senatore, pur non essendo un titolo ufficiale.

Con la costituzione di Marco Aurelio, di poco anteriore al 168 d.C., che stabilì la gerarchia delle cariche riservate ai componenti dell’ordine dei senatori e dell’ordine equestre, vir clarissimus divenne un titolo ufficiale riservato a tutti i membri della classe senatoria.

A Mutina fu insignito di questo titolo Flavius Vitalis, marito di Bruttia Aureliana detta pertanto clarissima foemina.

Clipeus

Scudo di forma circolare e concava, realizzato principalmente in bronzo. All’interno era dotato di una o piů impugnature.

Dal IV secolo a.C. il clipeus fu sostituito dallo scutum, uno scudo di forma rettangolare lungo circa 2,5 piedi (circa cm 74), mentre lo scudo circolare rimase prerogativa della cavalleria.

Cocciopesto

Rivestimento impermeabilizzante di pareti e soprattutto di pavimenti, ottenuto con un impasto di calce e di frammenti laterizi.

Cognomen

Il cognomen, il terzo dei tre nomi (tria nomina) caratteristici dell’onomastica romana (praenomen, nomen, cognomen), era il vero elemento personale che distingueva un individuo dall’altro, cioè corrispondeva al nostro nome proprio.

Spesso si riferiva a peculiarità fisiche o del carattere, a località o luoghi di origine.

Vincenzo Colombi

Non si hanno notizie della sua vita. È autore di una Cronaca di Modena, dal 1613 al 1643, contenente disegni di varie lapidi con iscrizioni, trovate a seguito degli scavi delle fosse della fortezza, nei restauri della torre maggiore, infisse nella torre dell’Orologio, o addossate al muro del coro del Duomo.

Columella

Lucio Giunio Moderato Columella nacque a Cadice nella Betica (odierna Andalusia) verso la fine del I secolo d.C. Fu amico di Seneca e di Cornelio Celso. Militò in Siria e divenne tribuno; come funzionario imperiale ricoprì incarichi importanti ed acquisì proprietà terriere in Spagna e in Italia, dove si stabilì. Visitando queste terre, quelle della Gallia, della Grecia, della Siria e della Cilicia si interessò al problema delle condizioni agricole di queste regioni.

La sua opera letteraria, il De re rustica, è articolata in 12 libri, 11 in prosa ed uno, il decimo, in esametri.

Concubina

Donna che aveva una relazione stabile con un solo uomo, ma che tuttavia per diverse ragioni, sociali, morali o legali, non poteva contrarre matrimonio.

Conservatori

I conservatori erano eletti come rappresentanti al governo della città. Nel Seicento il consiglio dei Conservatori di Modena era eletto ogni quattro mesi ed era costituito da dodici membri. Il consiglio si riuniva periodicamente in una camera del Palazzo Comunale, alla presenza del Podestà, la massima autorità cittadina, eletta dal duca.

Console

I due consoli erano i più alti funzionari dello stato romano in età repubblicana e venivano eletti ogni anno nei comizi centuriati. Sino alla metà del II secolo a.C. entravano in carica il primo marzo, successivamente il primo gennaio.

I consoli riunivano nelle loro mani i poteri militari e civili. Come detentori del supremo comando militare (imperium) essi rappresentavano l’alto comando dell’esercito romano, indicevano il reclutamento, completavano le legioni, nominavano i tribuni militari (una sorta di luogotenenti) e dirigevano le operazioni belliche del cui esito rispondevano davanti al Senato.

Come detentori del potere civile (potestas) potevano convocare il Senato e le assemblee popolari, che presiedevano. Essi erano pertanto i principali esecutori delle decisioni del Senato e del popolo.

Dal III secolo a.C. in poi, al termine del loro mandato annuale, ai consoli veniva di norma prorogato il comando militare affinché fosse loro affidato in veste di proconsoli il governo di una provincia. In età imperiale i poteri dei consoli erano rivestiti dagli stessi imperatori, che a volte indicavano il consolato anche nella titolatura sulle iscrizioni.

Consules ordinarii

Consules ordinarii erano i consoli che entravano in carica il 1° gennaio e che davano principio all’anno. I consoli insediati il 1° dell’anno acquistarono una considerazione e una dignità maggiore poiché erano eponimi, ossia davano il nome all’anno in corso.

Il titolo di consul ordinarius cominciò ad essere usato come titolo onorifico in forma ufficiale all’inizio del III secolo.

Conte (età medievale)

Durante il regno dei Franchi (774-899 d.C.) l’Italia è divisa in comitati o contee, in cui il conte, nominato dal re e direttamente da lui dipendente, governa, amministra la giustizia e guida le milizie.

Col feudalesimo il conte diventò un vassallo del re cui era concesso un territorio in feudo.

Conte (età romana)

I conti (comites) in origine erano i compagni che i governatori delle province portavano con sé durante il loro incarico di governo. La condizione dei comites, generalmente appartenenti al rango equestre, è intermedia tra quella di ufficiali dello stato e i segretari particolari. In epoca tarda, a partire dal governo di Costantino (306-337 d.C.), sembra che i comites ricevessero incarichi di rettori delle province.

Questo imperatore fu il primo che elevò a titolo di dignità onorifica i comites, ossia i compagni che lo avevano seguito e servito durante le campagne militari. In seguito i comites vennero distinti in tre classi: ordinis primis, secundi e tertii. Il più alto grado, comes primi ordinis, era concesso solo per un determinato numero di anni; trascorso il tempo prescritto, si era investiti a vita del titolo di ex comite.

Contubernales

In origine il contubernium era l’insieme di dieci soldati che stavano sotto la stessa tenda, i commilitoni. Il termine contubernales divenne poi sinonimo di concubini, uomini o donne che avevano una relazione con una sola persona e che per qualche ragione non potevano sposarsi.

I contubernales erano anche gli schiavi che non potendo per legge contrarre matrimonio vivevano insieme; i loro padroni riconoscevano e accettavano queste unioni famigliari.

Coorte

In età repubblicana indicava il contingente di soldati che ogni città alleata di una certa importanza doveva fornire ai Romani. La coorte costituisce l’unità base della legione ed era formata da tre manipoli: uno di Triari, uno di Principes e uno di Hastati.

Una legione era composta complessivamente da dieci coorti. Le coorti ausiliarie (auxilia) in origine erano composte da soldati non legionari inviati dalle città alleate, in genere armati come i romani ma che potevano conservare armi proprie e nazionali. Con la riforma dell’esercito di Traiano furono ammessi tra gli ausiliari anche cittadini romani, sia volontari che di leva.

Le coorti ausiliarie potevano essere quingenariae o miliariae, a seconda che comprendessero 500 uomini in 6 centurie o 1000 uomini in 10 centurie. Le coorti potevano prendere il nome del popolo presso il quale furono reclutate (come quella “dei Liguri”, Ligurum, nota a Mutina), o del paese in cui stazionavano, oppure potevano essere denominate in base al numero o alla qualità dei soldati che la componevano (ad esempio, Miliaria o Equitata), o al nome dell’imperatore che la istituiva (Ulpia, istituita da Traiano).

Cornelio Merula

Lucius Cornelius Merula, console romano nel 193 a.C., sconfisse secondo lo storico Tito Livio i Galli Boi a Mutina. Era flamen dialis quando nell’87 a.C. fu eletto consul suffectus in luogo di Cinna, che era stato deposto.

Dovette subire a Roma l’assedio di Cinna e di Mario che riuscirono vincitori. Dopo la vittoria degli avversari Merula si uccise tagliandosi le vene.

Correctores

Personaggi di fiducia dell’imperatore che venivano inviati negli stati e città libere dell’Oriente. Erano scelti tra gli alti gradi dell’ordine senatorio. Con la riforma operata da Diocleziano nel 292 d.C. i correctores erano mandati ad amministrare le province.

Generalmente il corrector era estraneo alla provincia in cui governava e poteva anche non essere italiano. Questi governatori delle province avevano potere giudiziario, esercitavano la sorveglianza sull’amministrazione della città, presiedevano alla riscossione delle imposte.

Cortesi

Famiglia di origine ferrarese, si trasferì a Modena dopo il 1598, in seguito al passaggio da Ferrara a Modena dei duchi d’Este. I Cortesi godettero di una posizione rilevante all’interno della Comunità Modenese. L’ultimo discendente della famiglia fu Andrea Cortesi, eletto Conservatore della Comunità nel 1679.

Fu forse lo stesso personaggio che nel 1680, per sottolineare il prestigio della famiglia, riutilizzò il sarcofago di P.Vettius Sabinus, posto sul sagrato del Duomo, come tomba famigliare.

Cortile delle Canoniche

Chiostro inserito nel complesso di edifici di pertinenza del Capitolo addossati lungo il lato settentrionale del Duomo, costruiti a partire dalla fine del XIII o dall’inizio del XIV secolo. Nell’800 il porticato del chiostro venne usato come deposito dei marmi che venivano in luce nei lavori di ristrutturazione del duomo e che avrebbero costituito la collezione del futuro Museo Lapidario del Duomo.

Cesare Costa 

Nato a Pievepelago nel 1802, figlio dell’ingegnere Giovanni Costa di Mirandola e di Maria Stuarda Ferrari, si laureò in ingegneria a Modena nel 1822. Dal 1819 al 1824 frequentò i corsi di architettura all’Accademia Atestina di Belle Arti di Modena. Contemporaneamente lavorò come tirocinante presso l’Ispettoria Generale di Acque e Strade per divenire perito agrimensore (una sorte di geometra di oggi).

Professore di Fisica e Matematica alle Scuole di Carpi dal 1826, Costa ottenne da Francesco IV l’incarico di Professore Universitario di matematica pura ed applicata nel corso della reale Scuola dei Cadetti Pionieri.

Egli mantenne la carica dal 1828 al 1848 quando diventò professore di meccanica razionale nella riformata Università di Modena. Membro attivo dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti, dal 1844 fu socio insieme a Celestino Cavedoni della Società Archeologica voluta dal conte Luigi Forni. I contributi di studio che egli fornì all’archeologia modenese sono degli accurati rilievi di ciò che fu scoperto nel sottosuolo urbano durante i lavori di fondazione da lui seguiti.

Dal 1836 Cesare Costa fu membro della Commissione d’Ornato di Modena. Nel 1860 divenne Preside della facoltà di Scienze Fisiche e Matematiche e naturali dell’Università di Modena. Dal 1866 si ritirò dall’insegnamento mentre la sua attività di professionista verrà interrotta solo alla morte avvenuta nel 1876.

Costa fu autore di numerosissimi progetti. Tra i più importanti si ricordano l’Edificio del Ministero di Pubblica Economia di Modena (attuale Palazzo della Provincia) (1844), il Cimitero Monumentale di S. Cataldo (1850), il Teatro Municipale, ora Valli, di Reggio Emilia (1851), il restauro della cupola del santuario di Fiorano Modenese (1865).

Costantino

Flavius Valerius Constantinus (285-337 d.C.), nominato imperatore d’occidente dalle truppe nel 306 d.C., entrò presto in contrasto con Massenzio nominato imperatore d’occidente dalla popolazione di Roma. Costantino, appoggiato dall’imperatore d’oriente Licino, sconfisse Massenzio nel 312 alle porte di Roma.

Successivamente concesse libertà di culto ai cristiani con il celebre editto di Milano del 313 e presiedette nel 325 il consiglio di Nicea, in cui furono condannate le dottrine teologiche di Ario. Dal 324, sconfitto anche Licino, regnò come unico imperatore su oriente ed occidente e trasferì a Bisanzio la capitale dell’impero, che da lui prese il nome di Costantinopoli.

Costanzo Cloro

Flavius Valerius Costantius Clorus (circa 265-306 d.C.), padre di Costantino, nominato cesare da Diocleziano, divenne augusto nel 305 per l’Occidente e morì nel 306.

Costanzo II

Flavius Iulius Constantius (Sirmio, 317 d. C. – Tarso, 361 d.C.). Imperatore romano dal 337 al 361 d.C. Figlio di Costantino, fu cesare nel 324, divenne augusto nel 337 insieme ai fratelli Costantino II e Costante I, ottenendo il governo dell’oriente.

Nel 353 rimase unico imperatore, dopo la morte dei due fratelli. Nel 355 nominò cesare il cugino Giuliano e lo inviò in Gallia; quando questi usurpò il titolo di augusto nel 360 d.C., Costanzo, che si trovava sul fronte orientale a combattere contro i persiani, si mosse verso occidente per contrastarlo. Morì in Cilicia durante il viaggio.

Cote

Strumento per affilare costituito da una pietra abrasiva naturale.

Arsenio Crespellani

Arsenio Crespellani (Modena, 1828-1900) si laureò in Scienze Giuridiche, senza mai esercitare l’avvocatura. Fu direttore del Museo Lapidario Estense, del Museo Civico (dal 1894) e del Medagliere della Reale Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Modena. Fu nominato nel 1875 anche Ispettore degli Scavi e dei Monumenti d’Antichità della Provincia di Modena. Pubblicò numerosi scritti, oltre ad un catalogo delle collezioni del Museo Lapidario Estense.

Crespellani fu autore di diversi scavi archeologici e l’attività di tutela e documentazione fu una delle sue principali preoccupazioni. Oltre che nei rapporti sugli Scavi nel Modenese, pubblicati in genere con ritmo annuale a partire dal 1876 negli Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi e in una serie di studi specifici, la sua attività si concretizzò in una carta archeologica della città di Modena e del territorio Modenese, per le quali riportò un premio al Congresso Geografico Internazionale del 1881.

Nel 1879 donò la sua collezione di antichità al Museo Civico.

Cronaca di Modena dal 1466 al 1665

Cronaca del sec. XVII, da attribuirsi forse a Lodovico Vedriani, contenente diverse notizie sugli avvenimenti modenesi.

Cronaca di San Cesario

L’originale della cronaca, scritta da un cronista anonimo forse del XIV o XV secolo, si trovava nell’archivio di S. Cesario e venne distrutto nel XVIII secolo delle truppe napoleoniche che incendiarono l’archivio.

La cronaca oggi è nota grazie alle numerose copie redatte prima dell’incendio. Uno di questi esemplari, conservato nell’archivio privato della famiglia Boschetti, oggi in deposito all’Archivio di Stato di Modena, è stato pubblicato dal conte Claudio Boschetti nel 1869.

Tra i copisti della Cronaca di San Cesario c’è anche Tommasino de’ Bianchi, che la trascrive in uno dei volumi della sua cronaca modenese.

Statua della Dea Iside Museo Archeologico Nazionale di Parma

Culto isiaco

Culto legato alla dea Iside, dea egiziana di antica origine. Il culto di Iside ebbe una certa fortuna in epoca greco-romana e si diffuse come culto popolare. Le cerimonie prevedevano l’esecuzione di una rappresentazione sacra che rievocava le vicissitudini di Osiride, morto e resuscitato grazie all’amore della sposa Iside.

La dea è spesso raffigurata con qualche attributo esotico, come il fiore di loto, la rosa, il sistro, il serpente o la situla, usata per il culto. Era la dea protettrice dei naviganti, dea del mondo sotterraneo, dei sortilegi magici e delle divinità siderali.

Cuniperto

Re dei Longobardi, associato al regno dal padre Pertarido nel 678, gli succedette nel 688 e morì nel 700. Filocattolico fu in lotta con l’aristocrazia longobarda ariana. Artefice della compiuta unione politica e religiosa all’interno del regno longobardo, compì alcune riforme, tra cui l’emissione della prima monetazione aurea nazionale autenticamente longobarda.

Secondo la tradizione, nel 698 per volere di Cuniperto a Modena furono promossi alcuni interventi volti a migliorare l’assetto urbano della città. Le fonti non dicono quali opere intraprese Cuniperto.

É stato ipotizzato che queste comprendessero il restauro di alcune vie di comunicazione, di edifici pubblici e forse la costruzione di una nuova basilica sul luogo di sepoltura del vescovo Geminiano.

Cursus honorum

Nelle iscrizioni funerarie o onorarie il cursus honorum indicava l’elenco delle cariche rivestite dal personaggio. Poteva comparire in ordine diretto o ascendente (ossia in ordine cronologico) o in ordine inverso o discendente (dall’ultima carica ricoperta alla prima).

Le carriere erano regolate da norme ben precise che riservavano funzioni diverse agli appartenenti della classe senatoria o a quelli della classe equestre. I membri della classe senatoria, provenienti da famiglie importanti, erano distinti dal II secolo d.C. dall’appellativo di vir clarissimus; soltanto a loro erano riservate, dopo avere rivestito cariche militari (tribuno dei soldati di una legione), le cariche amministrative (questore), giurisdizionali (pretore), fino alla più alta magistratura (consolato).

I dignitari dell’ordine equestre passavano anch’essi attraverso un periodo di vita militare per poi svolgere mansioni amministrative (procuratori) fino a giungere al grado di prefetto.

Damnatio memoriae

Sentenza pronunciata dal Senato che imponeva la cancellazione della memoria pubblica di coloro che erano considerati colpevoli di atteggiamenti contrari agli interessi dello Stato romano. Tale condanna prevedeva anche la distruzione delle statue e l’erasione delle epigrafi che riportavano il nome di chi aveva subito la condanna.

De’ Bianchi Jacopino 

Di questo cronista modenese si hanno scarse notizie, desumibili in parte dalla Cronaca del figlio Tommasino. Speziale (cioč una sorta di farmacista), sposň verso i trent’anni Alessandra Seghizzi. La sua Cronaca modenese registra analiticamente, in un solo volume, gli avvenimenti modenesi dal 1469 al 1502.

Da questa data il figlio Tommasino riprese la compilazione, concludendola nel 1554.

Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti

Figlio di Iacopino, nacque agli inizi del XVI secolo e morì nel 1554. Esercitò a Modena diversi lavori come profumiere, orefice, notaio, pubblico ufficiale. In quest’ultima veste ricoprì diversi importanti incarichi amministrativi (fu tesoriere nel periodo 1511 – 1516 e ragionato dal 1518 al 1524), a lui affidati dai Conservatori della Comunità anche allo scopo di sanare precedenti gestioni finanziarie.

Fu insignito del titolo di Cavaliere e Conte Palatino dall’imperatore Massimiliano I e di Notaio Apostolico da Leone X. La sua Cronaca modenese, in 8 volumi, narra i fatti accaduti a Modena ed anche in ambito europeo, nel periodo dal 1502 al dicembre 1554, distinguendosi per la precisione degli avvenimenti riferiti e per il sentimento che legava il cronista Lancellotti alla sua città. Nella sua cronaca sono ricordati molti rinvenimenti archeologici avvenuti in quegli anni in città.

Decumano

Asse ad andamento est-ovest tracciato nelle opere di divisione del territorio in appezzamenti (centuriazione) o nella suddivisione degli impianti urbani in isolati. Lungo le direttrici dei decumani potevano essere condotte strade o canali.

I decumani erano perpendicolari ai cardini, con i quali formavano uno schema a reticolo ortogonale. Il decumano principale, generatore della centuriazione o dell’impianto urbano, che incrocia generalmente al centro del territorio o della città il cardine principale, era detto decumano massimo.

All’incontro delle due direttrici maggiori dell’impianto urbano sorgeva in genere il foro. A Mutina il decumano massimo corrispondeva con il percorso della via Aemilia.

Decurioni

I decurioni erano i membri del consiglio o senato municipale, ex magistrati ma anche cittadini ricchi o influenti. L’ordine dei decurioni era costituito generalmente da cento membri, che formavano il consiglio (ordo decurionum) e che rimanevano in carica per cinque anni.

Il titolo di decurione rimaneva a vita e conferiva ai magistrati la dignità senatoria. In origine il collegio dei decurioni aveva nelle città le stesse funzioni del senato di Roma: deliberava su tutti gli affari di interesse comune, emetteva decreti e conferiva titoli onorifici, naturalizzava gli stranieri. A partire dal II secolo d.C. fu attribuito all’ordine dei decurioni anche il compito di eleggere i magistrati locali, una funzione svolta in precedenza dai comizi (assemblee popolari).

Due decurioni membri del senato modenese sono ricordati nelle epigrafi sepolcrali: Lucius Novius e l’orefice C.Petronius Mantes.

Dei Mani

Gli Dei Mani erano i custodi dello spirito del morto. La presenza dell’invocazione agli dei nell’iscrizione aveva anche la funzione di proteggere il sepolcro da eventuali profanazioni.

Pietro della Rocca

Medico e lettore di astrologia all’Università di Bologna nell’anno 1327, divenne il medico personale di Giovanni di Boemia e dell’imperatore Carlo IV. Il re di Boemia gli fece dono delle rocche di Castel Crescente nel Bolognese e di Castelfranco il 23 aprile 1333.

Ciriaco d’Ancona (Ciriaco de’ Pizzicolli)

Nato ad Ancona nel 1391 e morto a Cremona nel 1452, fu umanista, antichista, viaggiatore. L’attività di mercante favorì i suoi viaggi, nei quali raccolse oggetti antichi, gemme, statuine e medaglie, manoscritti ed epigrafi. Raccolse una notevole quantità di testimonianze epigrafiche nei sei volumi dei Commentari, perduti nell’incendio del 1514 che distrusse la biblioteca di Alessandro e Costanza Sforza a Pesaro.

Oggi rimangono solo quaderni autografi o copie tratte dai suoi manoscritti. Il principale copista fu l’antiquario Felice Feliciano. Giovanni Marcanova (Venezia 1410-15, Bologna 1461) inserì note tratte dall’opera di Ciriaco nella raccolta di iscrizioni che dedicò a Novello Malatesta, di cui oggi si conservano i manoscritti a Modena (Biblioteca Estense Universitaria) e Venezia (Biblioteca Marciana).

Dextrarum iunctio

La rappresentazione dei due coniugi nell’atto di stringersi la mano destra è un tema ricorrente nell’iconografia romana e cristiana. La scena raffigurava il marito in toga che tiene nella mano sinistra un rotolo considerato come l’atto ufficiale del matrimonio (Tabulae nuptiales o libellus).

La donna in genere trattiene il lembo del mantello che le copre la testa o pone il braccio sinistro sulle spalle del marito. Per suggerire il carattere sacro del matrimonio gli sposi talvolta tendono la mano destra sopra ad un altare, sul quale brucia il fuoco. La stretta di mano e il sacrificio costituiscono il culmine del rito nuziale.

Il significato della scena non era quello di rappresentare la scena nuziale bensì la fedeltà degli sposi.

Paolo Diacono

Paolo Varnefrido, detto poi Diacono dal suo grado nell’ordine ecclesiastico, fu uno storico e grammatico. Nato a Cividale del Friuli nel 720/730 d.C. da nobile famiglia longobarda, fu educato a Pavia alla corte del re Ratchis.

Entrato nel monastero benedettino di Civate, alla caduta del regno longobardo nel 774 passò nel ducato di Benevento e si ritirò a Montecassino. Entrò poi in contatto con Carlo Magno, da cui fu chiamato alla scuola palatina di Aquisgrana, dove rimase per soli 5 anni (782-786), desideroso di tornare a Montecassino dove morì nel 799.

Fu autore di scritti religiosi, grammaticali, poetici e di importanti opere storiografiche. Scrisse infatti una Historia Romana in 12 libri composta per Adelperga, figlia di Desiderio, i Gesta episcoporum Mettensium e i 6 libri della Historia Longobardorum, in cui narra la storia del suo popolo dalle origini alla morte di re Liutprando (744).

Diocleziano

Gaius Aurelius Valerius Diocletianus, imperatore romano (circa 243-313 d.C.). Nato da una famiglia della Dalmazia entrò presto nell’esercito salendo ai più alti gradi. Dopo l’uccisione dell’imperatore Numeriano gli ufficiali acclamarono Diocleziano imperatore (284 d.C.).

Poco dopo l’assunzione del potere elevò al rango di augusto Massimiano, uno dei suoi migliori generali, assegnandogli poteri uguali ai propri. La supremazia effettiva rimase tuttavia a Diocleziano. Più tardi egli concepì l’idea di suddividere ulteriormente il comando, nominando due cesari.

La trasformazione della diarchia in tetrarchia avvenne nel 293 d.C. con l’elezione di Gaio Valerio cesare d’oriente e di Flavio Costanzo cesare d’occidente. Alla morte dei due augusti, l’eredità del governo sarebbe passata ai cesari, i quali a loro volta avrebbero dovuto eleggere nuovi successori.

Diocleziano costruì un grandioso sistema difensivo dal Mare del Nord all’Africa; riorganizzò l’esercito e attuò importanti riforme amministrative istituendo una nuova divisione delle province dell’Impero e a capo di queste pose governatori di rango equestre che ebbero il titolo di praesides, ad eccezione di Italia, Asia e Africa la cui amministrazione fu affidata a proconsules e correctores, di rango senatorio o equestre.

Raggruppò poi le province in 12 diocesi a capo delle quali pose altrettanti vicarii alle dipendenze del prefetto del pretorio.Tra 303 e 304 d.C. emanò 4 editti contro la religione cristiana. Nel 305 d.C. Diocleziano e Massimiano abdicarono. Diocleziano si ritirò a vivere a Salona, dove morì probabilmente nel 313 d.C.

Distanziatori

Elementi per lo più in terracotta, generalmente a forma di zampa di gallo, che venivano utilizzati per separare i manufatti ceramici all’interno della camera di cottura delle fornaci.

Donzelli

Inservienti, dipendenti del Comune di Modena, che assistevano i conservatori, cittadini eletti al governo della città, anche quando partecipavano a cerimonie pubbliche. Avevano anche compiti di rappresentanza, quali ad esempio accogliere, vestiti di una divisa, le personalità importanti e svolgevano alcuni servizi di manutenzione, fra cui l’apertura e la pulizia del teatro comunale.

Sono citati nei documenti a partire dal XV secolo.

Ducenarius

Funzionario imperiale appartenente alla classe dei cavalieri facente parte dei procuratori equestri. Questi erano stati distinti dall’imperatore Adriano (117-138 d.C.) in tre fasce gerarchiche a seconda dei compiti e delle retribuzioni; il ducenarius era il funzionario con compiti più importanti e guadagnava circa 200.000 sesterzi l’anno.

Nel III secolo d.C. i ducenarii erano i capi della segreteria imperiale, membri ordinari del consiglio imperiale. In questo periodo e nel secolo successivo il termine ducenarius indica solo il grado e non corrisponde più all’effettiva retribuzione.

Edicola

Motivo architettonico consistente di solito in una struttura riproducente in scala minore la fronte di un tempietto con colonne o pilastri. Le edicole sono frequenti in ambito funerario o sacrale (tabernacolo, nicchia, reliquiario, ecc.).

Edictum de pretiis

Editto emanato dall’imperatore Diocleziano nel 301 d.C. al fine di limitare la costante crescita dei prezzi. Si trattava di una sorta di calmiere, ossia di un lungo elenco di merci o di prestazioni, al quale seguiva l’unità di misura e il relativo prezzo massimo di vendita.

L’editto è noto grazie ad una lunga serie di frammenti trovati nei diversi luoghi in cui era esposto al pubblico.

Edili

Gli edili erano magistrati preposti al servizio di polizia cittadina, al controllo della viabilità e alla edilizia (cura urbis), al finanziamento e allestimento dei giochi pubblici (cura ludorum).

Controllavano inoltre l’osservanza delle leggi per le derrate alimentari e la conformità dei pesi e misure usati nel mercato cittadino (cura annonis).

Ellenismo

Periodo della storia della civiltà greca che va dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell’Egitto (con la battaglia di Azio del 31 a.C.) contraddistinto dalla diffusione della cultura greca nei costumi, nell’arte, nella letteratura, nella filosofia, nella religione in gran parte del mondo antico.

Dal punto di vista politico l’ellenismo fu caratterizzato dalla decadenza della città-stato (la pòlis) e dallo sviluppo della monarchia, il cui modello derivò soprattutto dai regni macedoni di Filippo e Alessandro. Durante l’età ellenistica andò affermandosi una lingua comune per i popoli greci, costituita dal dialetto attico.

Si creò così un linguaggio nuovo, facilmente comprensibile a tutti gli uomini colti, che divenne ben presto il linguaggio della prosa, della scienza e della filosofia ellenistica. Un’innovazione fondamentale dell’età ellenistica fu poi lo sviluppo di un nuovo modo di trasmettere la cultura, comunicata non più oralmente ma attraverso la parola scritta.

Nel IV secolo a.C. il libro divenne il massimo veicolo di diffusione culturale; proprio in età ellenistica sorsero le grandi biblioteche di Alessandria, cui era annesso anche il museo, e di Pergamo.

Embrici

Grandi tegole piane di forma rettangolare o trapezoidale, con margini rialzati per agevolarne la parziale sovrapposizione e l’appoggio dei coppi di chiusura.

Epistilio

L’epistilio, o architrave, è l’elemento che poggia orizzontalmente sui capitelli delle colonne.

Ercole I d’Este

(1431-1505) Fratello del duca Borso, morto senza lasciare figli, fu indicato come successore al trono estense al quale accedette il 20 agosto del 1471. Nel 1472 sposň Eleonora figlia di Ferdinando I d’Aragona, alleandosi cosě al regno di Napoli contro Venezia e il Papa. Morě a Ferrara nel 1505, gli succedette il primogenito Alfonso I.

Ercole II

Figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, nato nel 1508, salì al dominio del ducato alla morte del padre, avvenuta nel 1534. Nel 1528 Ercole si legò all’alleanza francese, sposando Renata di Francia, figlia di Luigi XII. Diversi artisti e letterati celebri dell’epoca gravitarono intorno alla corte di Ercole II, tra i quali Pietro Aretino.

Ercole si occupò di numerose opere edilizie a Ferrara e decise nel 1546 di ingrandire anche la città di Modena e di cingerla di nuove fortificazioni, sopprimendo le vecchie risalenti al XIV secolo.

L’addizione erculea, comportò la costruzione dei giardini ducali e degli isolati compresi tra le Vie S. Orsola, Ganaceto, Corso Vittorio Emanuele II.

Erma

Pilastro rettangolare sormontato dalla scultura a tutto tondo di una testa generalmente barbata, con due brevi appendici laterali, stilizzazione delle due braccia. Sul pilastro sono frequentemente scolpiti gli organi genitali virili.

Eroti
Le figure degli eroti, putti o piccoli geni alati, sono spesso rappresentate nei monumenti funerari modenesi. A volte gli eroti reggono tabelle o clipei (scudi) nei quali è inserito il nome del defunto.

In origine questo schema fu elaborato per esprimere la glorificazione di un personaggio particolarmente influente. In seguito si perse la consapevolezza di questo significato e gli eroti reggitabella furono utilizzati in ambito funerario come semplice motivo decorativo.

Altre volte gli eroti sono raffigurati mentre reggono una fiaccola rovesciata che si spegne, allegoria della morte; oltre alla fiaccola può essere rappresentata anche una corona o ghirlanda, simbolo di speranza e di vittoria della vita sulla morte. In età medievale le figure degli eroti furono reinterpretate in chiave cristiana e furono assimilate agli angeli.

L’iconografia degli eroti reggitabella o con la fiaccola rovesciata divenne simbolo di vittoria spirituale e di glorificazione della fede cristiana.

Esagonette

Mattonelle pavimentali in terracotta di forma esagonale e sezione troncopiramidale, solitamente fissate su un sottofondo di cocciopesto.

Esametro dattilico

Verso della metrica classica usato in poemi, liriche e nella poesia religiosa. Ricorre nelle più antiche iscrizioni e, più spesso, nella letteratura greca e latina.

Esarca

Governatore dei domini Bizantini dopo la riconquista dell’Italia da parte di Giustiniano. Aveva come capitale e residenza Ravenna.

Età augustea

E’ il periodo compreso fra la battaglia di Azio (31 a.C.), in cui Ottaviano sconfigge Marco Antonio e la morte dello stesso Ottaviano Augusto avvenuta nel 14 d.C.

Età carolingia

Periodo caratterizzato dall’ascesa dei Carolingi, dinastia dei re franchi, succeduta ai Merovingi e così denominata dal suo più illustre esponente Carlo Magno. L’ascesa della famiglia ebbe inizio nel VII secolo e culminò con Pipino III il Breve che nel 751 d.C. si impadronì della corona regia.

Carlo Magno, figlio di Pipino, riuscì a fare della monarchia carolingia il perno di un sistema imperiale unitario, basato sulla collaborazione tra la forza politica e militare dei franchi e l’autorità religiosa della chiesa, da cui la monarchia riceveva un carattere sacrale. Morto Carlo Magno (814), l’impero franco-germanico ebbe vita breve: i territori dell’impero in seguito al trattato di Verdun vennero divisi tra i figli di Ludovico il Pio, Lotario I e Carlo II il Calvo.

La fine dei carolingi, re di Francia, coincise con l’ascesa al trono dei capetingi, nel 987.

Età claudio-neroniana

È il periodo che va dal 41 al 68 d.C. e che corrisponde ai regni dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.) e Nerone (54-68 d.C.).

Età giulio-claudia

È il periodo che va dal 14 al 68 d.C. e che corrisponde ai regni dell’imperatore Tiberio (14-37 d.C.), successore di Augusto, Caligola (37-41 d.C.), Claudio (41-54 d.C.) e Nerone (54-68 d.C.).

Età severiana

È il periodo caratterizzato dal governo della dinastia dei Severi, fondata dall’imperatore Settimio Severo (193-211 d.C.) e comprendente anche i regni del figlio Caracalla (211-217 d.C.), di Elagabalo (218-222 d.C.) e Severo Alessandro (222-235 d.C.).

Falera

Disco metallico usato come ornamento su corazze o bardature di cavalli.

Fasci littori

I fasci nel linguaggio del diritto pubblico romano sono quei mazzi o fastelli composti da una scure (secures) e da più vimini e bacchetti (virgae) legati insieme da una striscia di cuoio di colore rosso; quando racchiudevano una scure o un’ascia bipenne rappresentavano anche il potere militare di cui era investito il personaggio.

Erano le insegne simbolo del potere esecutivo, proprie dei magistrati supremi. I magistrati delle colonie o dei municipi avevano fasci senza scure, poiché mancavano dell’imperio militare. I fasci erano portati dai “littori”, inservienti che precedevano alle origini il re, poi i consoli e gli alti magistrati.

Fibula

Tipico oggetto dell’abbigliamento e dell’ornamento personale antico che aveva la funzione della spilla di sicurezza e serviva a fermare indumenti di stoffa o pelle. Poteva essere di metallo (bronzo, oro, argento o ferro) a volte con integrazioni ed elementi decorativi di altra materia (pasta vitrea, ambra, osso, ecc.) ed aveva una misura variabile tra i 5 e i 20 cm.

Gli elementi essenziali e costanti che ne garantiscono l’impiego e ne determinano la forma sono lo spillo (ardiglione) e il corpo protettivo che lo tiene fermo (arco).

Flamen e Flaminica

Sacerdote destinato al sacrificio e al culto particolare di una divinità o dell’imperatore. Gli antichi facevano derivare la parola flamen da filum, il filo di lana che il sacerdote doveva portare nell’acconciatura dei capelli. Oggi invece si ritiene che derivi dal verbo flare, soffiare, e che il termine ricordi l’atto compiuto dal flamine di soffiare sul fuoco dell’altare. I flamines erano eletti ogni anno.

Il sacerdote più importante era il flamen dialis, termine che deriva dalla radice del nome greco di Giove (Zeus, al genitivo Diós). Era scelto dal pontefice massimo da una lista di tre persone di giovane età e sottratto con la forza al padre. La sua funzione e la sua carica erano pari a quelle dei primi magistrati e aveva un posto in senato. A Roma viveva sul Palatino dove era la dimora con il fuoco sacro di Giove.

Il flamen doveva sposarsi secondo un rito preciso. La moglie acquisiva anch’essa una carica sacerdotale e si chiamava flaminica. La religione romana associava la flaminica interamente al ministero del marito e le poneva duri obblighi in cambio di certi onori e prerogative. Al flames dialis era vietato il divorzio; se diventava vedovo era obbligato a deporre il suo sacerdozio.

Fontana

Famiglia originaria di Ferrara, trasferitasi a Modena nel secolo XIII, a seguito della sua espulsione da quella città. La famiglia annovera fra i suoi componenti giuristi, letterati, prelati e vescovi. Il palazzo dei Fontana, in Piazzetta dei Servi, fu costruito nel 1539 per volere di Gian Tommaso Fontana.

Furono accesi nemici della famiglia Bellencini, con la quale, nel corso del secolo XVI, si affrontarono più volte in scontri armati.

Luigi Forni

Nato a Modena (1806-1877), fu tenente maresciallo austriaco e maggiordomo maggiore del duca di Modena Francesco I. Fece parte insieme a Celestino Cavedoni e a Cesare Costa della Società Archeologica fondata nel 1844.

Carta di Fra’ Teofilo

La mappa di Modena datata al 1447 è riferita a Fra’ Teofilo “Monacus et procurator S. Petri”. Nella mappa la città appare come un recinto che racchiude una piccola porzione di territorio. Le strade che da essa si dipartono e i canali che la attraversano, entrando da sud in gran numero ed uscendo a nord convogliati nel Naviglio, costituiscono gli elementi fisici che la pongono in relazione con l’ambiente circostante.

Quest’ultimo è tratteggiato come una campagna riccamente popolata, con palazzi, case, chiese e mulini. Ad est la divisione dei campi è ordinata perpendicolarmente alla Strada Claudia, ossia alla Via Emilia, e a sud della città si estende una zona paludosa, attraversata dai canali.

Francesco I d’Este

Nato nel 1610 da Alfonso III e da Isabella di Savoia succedette al padre Alfonso III, fattosi Cappuccino nel 1629, all’età di 19 anni. Il suo regno non fu facile: egli ereditò una situazione politica difficile soprattutto se inquadrata nel contesto politico di quegli anni.

All’inizio del suo regno nel 1630, lo stato era sconvolto da una gravissima epidemia di peste portata in Italia dalle truppe dei Lanzichenecchi. Una delle prime azioni del duca fu quella di provvedere al rafforzamento delle fortificazioni cittadine per evitare invasioni e saccheggi. Realizzò anche il progetto di completare il sistema difensivo delle mura con la costruzione di una fortezza, la Cittadella, eretta a partire dal 1635 nel lato nord occidentale della città.

Per abbellire e dare decoro alla città capitale del suo ducato diede avvio ad altre grandiose iniziative. Nel 1632 intraprese la costruzione del Palazzo Ducale per il quale chiamò da Roma l’architetto Bartolomeo Avanzini, cui affidò l’ideazione della residenza di Modena e di una altro palazzo a Sassuolo.

A Gaspare Vigarani, nominato soprintendente delle reali fabbriche e che in seguito si trasferirà a Parigi chiamato da Luigi XIV, affidò il progetto di costruire una Palazzina nei Giardini, posti dietro il palazzo ducale. Morì nel 1658 a causa di febbri malariche che lo avevano colpito mentre combatteva nel vercellese.

Francesco III d’Este

Figlio di Rinaldo I d’Este e di Carlotta Felicita di Brunswick, nacque nel 1698. Divenne duca alla morte del padre nel 1737 e lo rimase per ben 43 anni, fino alla morte avvenuta nel 1780. A Francesco III si devono molti interventi urbanistici che muteranno il volto della città.

Nel 1753 diede il via alla edificazione dell’Ospedale in Piazza S. Agostino. Nel 1760 intraprese l’allargamento della Via Emilia e sottopose la città ad un vero e proprio riordino urbanistico. Sempre in Piazza S. Agostino, di fronte all’ospedale, fece erigere l’Albergo dei Poveri, destinato ad accogliere tutti i poveri della città.

Francesco III fu attento al valore della cultura (è sotto il suo governo che si compie l’opera di Ludovico Antonio Muratori) aprì al pubblico la Biblioteca Estense, riformò l’Università e donò parte dei suoi giardini per destinarli ad Orto Botanico.

Sovrano illuminato compì importanti riforme, tra le quali la principale è certo l’emanazione di un nuovo codice di leggi, il Codice Estense del 1771, opera soprattutto di Bartolomeo Valdrighi e di Giuseppe Maria Callafasi, considerato per l’epoca un modello giuridico molto avanzato.

Francesco IV d’Austria Este

Francesco IV (1779-1846) è il primo duca austro-estense, in quanto figlio di Maria Beatrice Ricciarda d’Este e Ferdinando d’Asburgo Lorena. Divenne duca nel 1814 con la Restaurazione, dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte.

La sua prima preoccupazione fu quella di ristabilire l’ordine e cancellare il ricordo della dominazione napoleonica. Ristabilì così parecchi ordini religiosi soppressi da Napoleone, richiamò i gesuiti e restituì i beni ecclesiastici, ripristinò il codice di leggi di Francesco III e gli ordinamenti di quell’epoca. Le ideologie della Rivoluzione Francese tuttavia avevano lasciato traccia indelebile e si diffusero soprattutto nell’ambiente universitario.

Moti carbonari scoppiarono nel 1831 e furono repressi dal duca con l’arresto di molti congiurati e con l’esecuzione in Cittadella di Vincenzo Borelli e Ciro Menotti. Anche Francesco IV come i suoi predecessori si preoccupò di curare il decoro della città.

Affidò nel 1828 a Carlo Malmusi la realizzazione del Museo Lapidario Estense, nel 1834 avviò la costruzione del Foro Boario e nel 1840 compì la costruzione del nuovo teatro in Corso Canalgrande. Nel 1844 patrocinò la creazione della Società Archeologica.

Franchini Giuseppe

Autore di una Cronaca modenese, in cinque volumi, dal 1223 a.C. (supposto anno della fondazione di Modena) al 1799. L’impianto dell’opera, affine a quello di altre opere cronachistiche del tempo, come per esempio la Cronaca di Antonio Rovatti, presenta intercalati nel testo opuscoli, ritratti dei principali personaggi dell’epoca, monumenti, disegni diversi.

Fregio dorico

Fascia decorativa generalmente orizzontale caratterizzata dall’alternanza di metope (formelle con decorazioni a bassorilievo) e triglifi (costituiti da tre solchi concavi verticali a spigolo vivo).

Frontino

Sextus Iulius Frontinus (40 d.C. ca. – 104 d.C. ca.). Erudito e scrittore latino. Importante uomo politico del tardo I secolo d.C., ricoprě le cariche di pretore urbano e curator aquarum e fu console per ben tre volte sotto Vespasiano, Nerva e Traiano.

Scrisse un’opera in due libri di agrimensura (Gromatica) ed un’altra di strategia militare (Stratagemata). Il suo lavoro più noto è però De aquaeductis Urbis Romae, dove fornisce interessanti nozioni tecniche sugli acquedotti di Roma.

Frontone

Nel suo significato originario è la parte superiore di forma triangolare della facciata del tempio greco, che di norma ospitava decorazioni scultoree. Sulla sommità del frontone era posto l’acroterio, in basso, sopra agli spigoli laterali, due antefisse.

L’elemento architettonico del frontone si ritrova come coronamento di edicole, aperture (ad esempio porte e finestre) e atri di edifici, oltre che nell’architettura funeraria.

Fusaiola

Elemento per lo più in ceramica, di forma troncoconica o circolare, munito di foro passante, utilizzato per filare.

Paolo Gaddi

Paolo Gaddi (Modena 1806-1871), scienziato modenese, nel 1842 fu nominato professore ordinario di anatomia, carica che detenne fino alla morte. Fu studioso di anatomia, antropologia, teratologia e di lettere e arti.

Fondò il museo di antropologia dell’università di Modena e fu anche autore di alcune relazioni su scoperte archeologiche.

Galeno

Medico greco, nato a Pergamo nel 129 d.C., si dedicò in patria alla filosofia e alla medicina. Esercitò prima a Pergamo e poi a Roma dove divenne il medico di Marco Aurelio e di Commodo. Morì attorno al 200 d.C.

Di Galeno si conoscono i titoli di 153 opere, in gran parte conservate, per lo più in greco, talvolta in traduzioni latine o arabe.

Gallia Cisalpina

In età romana era definita, per contrasto con la Gallia Transalpina, quella regione della penisola italica che rimaneva a nord della linea Ariminum-Pisae (Rimini-Pisa), dove sino al 90 a.C. e alla Lex Iulia de civitate giungevano i confini dell’Italia.

La Gallia Cisalpina fu organizzata in provincia da Silla che per primo stabilì un confine politico tra l’Italia sottoposta alle magistrature ordinarie romane, dove non poteva essere tenuto un comando di truppe, e la Gallia sottoposta ad un magistrato investito del potere proconsolare. Lo stesso Silla avrebbe poi portato il confine dell’Italia dal fiume Esino al Rubicone, limite settentrionale del territorio di Rimini. La provincia fu soppressa nel 42 a.C., dopo la battaglia di Filippi, quando il confine dell’Italia fu portato fino ai piedi delle Alpi.

La Gallia Cisalpina comprendeva il territorio dei Liguri, dei Galli Cisalpini e dei Veneti, cioè la regione a nord di Pisa lungo la costa del mar Ligure, il territorio a sud del Po lungo il piede della Alpi da Aquileia al Mar Ligure. Nella successiva divisione augustea dell’Italia la Gallia Cisalpina corrisponderà ai territori delle regioni VIII (Aemilia), IX (Liguria), X (Venetia et Histria), XI (Transpadana).

Gallie

I romani indicavano con questo nome i territori compresi tra i Pirenei, il Mediterraneo, l’Oceano Atlantico, il fiume Reno e le Alpi, corrispondente alla Gallia Transalpina, e quelli situati in Italia Settentrionale al di qua delle Alpi, tra le loro pendici e una linea tracciata tra Mar Tirreno e Adriatico, approssimativamente tra Rimini e Pisa, corrispondenti alla Gallia Cisalpina.

Gallieno

Publius Licinius Egnatius Gallienus, imperatore romano dal 253 al 260 d.C. insieme al padre Valeriano, poi da solo fino al 268 d.C. Nacque da P. Licinio Valeriano e da Egnazia Mariniana nel 218 d.C. circa.

Fino al 260 ebbe una carica quasi esclusivamente militare: a lui era affidata la difesa dei confini europei contro i barbari, soprattutto Franchi, Goti, Gepidi, Carpi e Alamanni. Nel 260 dovette ricacciare gli Alamanni che erano giunti in Italia Settentrionale, spingendosi fino a Ravenna.

Dovette contrastare anche le ribellioni degli usurpatori, soprattutto in Oriente. Tornato in Italia, cadde vittima di una rivolta dei suoi generali, tra cui i futuri imperatori Claudio e Aureliano.

Cesare Galvani

Fu aggiunto bibliotecario della Biblioteca Estense di Modena fino al 1832.

Luigi Alberto Gandini

Il conte Luigi Alberto Gandini nacque a Modena nel 1827. Guardia Nobile d’Onore del duca Francesco V dal 1853 con il grado di Primo Tenente, lo seguì in esilio dopo la caduta del ducato nel 1859, stabilendosi per qualche tempo a Vienna, fino a quando il duca lo congedò dal servizio.

Uomo di diversi interessi culturali, fu Presidente del Comitato alla Sovraintendenza per il restauro del Duomo di Modena alla fine dell’800.

Nel 1900, dopo la morte di Arsenio Crespellani, fu nominato direttore del Museo Civico di Modena, che contribuì ad arricchire con donazioni di oggetti diversi e di una intera collezione di stoffe con più di duemila esemplari. Morì a Modena nel 1906.

Gastaldo

Termine che in età longobarda indicava gli ufficiali di nomina regia posti a capo delle città e delle relative circoscrizioni territoriali. Ai gastaldi, il cui ufficio era temporaneo, competeva l’amministrazione civile, militare e giudiziaria.

In epoca franca (774-899 d.C.) i gastaldi vennero posti alle dipendenze dei conti e persero progressivamente autonomia ed importanza.

San Geminiano

Vescovo di Modena, santo e patrono della città. Le notizie sulla sua figura storica sono molto scarse. Probabilmente nacque intono ai primi decenni del IV secolo d.C., ma non è noto esattamente dove.

La tradizione che lo vuole originario di Cognento, località poco a sud di Modena, risale soltanto al XVI secolo. Apparteneva forse ad una famiglia di ceto medio alto, quello che forniva i quadri dirigenti e formava l’ossatura della nuova religione cristiana, che era stata ufficialmente riconosciuta con l’editto di Milano del 313 d.C. Iniziò il vescovato dopo la morte del suo predecessore Antonino.

Le fonti coeve ricordano che il vescovo Geminiano partecipò al concilio di Milano nel 390 d.C., insieme a S. Ambrogio. Morì probabilmente il 31 gennaio del 397 d.C. Il culto del santo, vescovo della città, dovette iniziare subito dopo la sua morte, dal momento che alcune fonti antiche, ed in particolare due testi riguardanti la vita di S. Geminiano scritti tra IX e X secolo d.C., ricordano che il suo successore, il vescovo Teodulo o Teodoro, eresse all’inizio del V secolo d.C. un edificio di culto sulla tomba del santo. Su questo primitivo luogo di culto sorgerà nell’XI secolo la cattedrale romanica intitolata proprio a S. Geminiano.

Gens

In origine la gens era costituita da un insieme di famiglie legate tra loro da vincoli di parentela che si riteneva discendessero da un medesimo capostipite. I membri di una gens portavano un nome comune (il gentilizio) che seguiva il nome individuale (prenome).

Gentilizio

Il gentilizio o nomen indicava l’appartenenza ad una gens, ossia ad un gruppo famigliare. Corrisponde al nostro cognome e costituiva il secondo dei tre nomi (tria nomina) caratteristici dell’onomastica romana (praenomen, nomen, cognomen).

Ghirlandina

È la torre campanaria del Duomo di Modena. La struttura originaria, comprendente i primi cinque piani, fu costruita entro il 1179, mentre l’ultimo piano e la guglia furono innalzati su disegno di Arrigo da Campione tra il 1261 e il 1319. Il nome di Ghirlandina deriva dalla forma del coronamento “a ghirlanda”.

Cesare Giorgi

Cultore di archeologia attivo a Modena fra gli anni ’20 e gli anni ’40 del XX secolo, fu autore di una guida del Museo Lapidario Estense pubblicata nel 1938.

Emilio Giorgi

Ingegnere del Comune di Modena, collaborò negli anni Trenta con Adamo Pedrazzi nell’attività di scavo e controllo archeologico urbano.

Giovenale

Decimus Iunius Iovenalis, poeta latino, nato a Aquino tra il 50 e il 65 d.C. Sulla sua vita si hanno notizie molto incerte. Di famiglia benestante, forse esercitò l’avvocatura e si dedicò alle declamazioni. Morì nel 140 d.C. La sua opera comprende 16 ampie satire divise in 5 libri, databili tra il 100 e il 130 circa.

Giulia Mesa

Sorella di Giulia Domna, moglie di Settimio Severo. Ebbe particolare influenza sulle sorti dell’impero negli anni attorno al 220 d.C.

Giuseppe Flavio

Sacerdote di Gerusalemme, storico ed apologista ebreo vissuto nel I secolo d.C. Alla fine del 66 d.C. affrontò come generale preposto alla difesa della Galilea le legioni romane che scendevano dalla Galilea per reprimere la rivolta giudaica.

La prima opera di Giuseppe Flavio fu la Guerra Giudaica, che racconta gli eventi della rivolta fino alla sua repressione. La prima versione, in aramaico, lingua nativa dello scrittore, è scomparsa senza lasciare traccia. A noi è giunta solo la versione tradotta in greco da Giuseppe Flavio con alcuni collaboratori. Intorno al 93-94 terminò le Antichità Giudaiche, in 20 libri, una storia del Giudaismo scritta in greco, dal libro della Genesi fino all’impero di Nerone (37-68 d.C.).

In appendice a quest’opera pubblicò un libretto autobiografico, la Vita, che ricostruisce le vicende relative alla sua missione in Galilea nel 66-67 d.C. L’ultima opera a noi tramandata è un’opera apologetica comunemente intitolata Contro Apione, ma il titolo non è originale.

Giustiniano I

Flavius Petrus Sabatius Iustinianus (482 circa – 565 Costantinopoli), imperatore romano d’Oriente dal 527 al 565. Nipote di Giustino I, imperatore d’Oriente salito al trono nel 518 d.C., Giustiniano venne eletto console nel 521 d.C., poi magister militum e patrizio.

Fu adottato da Giustino e associato a lui all’impero nel 527 d.C., nello stesso giorno in cui sposò Teodora. Ricostruì l’unità dell’impero portando a termine la riconquista temporanea dei territori, compresa l’Italia, perduti nel corso delle migrazioni barbariche.

Fece realizzare da un collegio di 10 giuristi, presieduto da Triboniano, un importante codice giuridico, il Corpus Iuris Civilis, con cui raccolse e riordinò tutto il materiale giuridico romano.

L’opera costituisce un eccezionale strumento giuridico, su cui ancora oggi si fonda la moderna concezione del diritto.

Gladius

Corta spada pesante per il combattimento corpo a corpo usata dai legionari romani.

Gorgone

Figura mitologica che viene raffigurata come una testa di donna avvolta da serpenti. La sua immagine veniva a volte rappresentata sui sepolcri con funzione apotropaica, ossia serviva ad allontanare le influenze maligne.

Grifi

Mitici animali alati dalla testa d’uccello e dal corpo di quadrupede o di serpente.

Hasta

Lancia utilizzata come arma da offesa. L’hasta pura era una lancia senza punta in ferro e veniva attribuita simbolicamente ai vincitori in guerra, come una sorta di onorificenza militare.

Impluvium

Vasca rettangolare ricavata al centro dell’atrio delle case romane, spesso rivestita da lastre marmoree, destinata a raccogliere le acque piovane che scolavano dalle falde dei tetti.

Infulae

Bende di lana bianca portate intorno alle tempie da sacerdoti, vestali e dalle vittime sacrificali come contrassegno della loro consacrazione agli dei.

Ipocausto

Impianto per il riscaldamento degli ambienti. Consisteva nel fare circolare aria calda proveniente da appositi forni in un’intercapedine posta sotto il pavimento e in condutture ricavate nelle pareti.

Itinerarium Antonini

Gli itinerari erano compilazioni geografiche contenenti descrizioni schematiche del percorso di una via. Vi erano riportate le città attraversate, con l’indicazione delle distanze espresse in miglia (1 miglio = 1,480 metri), delle mutationes, ossia delle stazioni di posta dei cavalli e delle stationes per i viaggiatori.

L’Itinerarium Antonini è un itinerario scritto dell’inizio del III secolo d.C. ed è costituito da una lista delle grandi vie dell’impero romano (vi sono riportate 372 strade), con i nomi delle stazioni o tappe e le relative distanze in miglia. Elenca le strade d’Italia, delle isole italiane del Mediterraneo, dell’Africa e delle altre province imperiali fino alla Britannia, per un totale di 53638 miglia. Quasi sicuramente si data all’età di Caracalla (Antonino) (211-217 d.C.).

Era abbinato ad un Itinerarium Maritimumcontenente l’elenco delle principali rotte marittime con le relative distanze espresse in stadi.

Jacopino de’ Bianchi

Di questo cronista modenese si hanno scarse notizie, desumibili in parte dalla Cronaca del figlio Tommasino. Speziale (cioč una sorta di farmacista), sposň verso i trent’anni Alessandra Seghizzi. La sua Cronaca modenese registra analiticamente, in un solo volume, gli avvenimenti modenesi dal 1469 al 1502.

Da questa data il figlio Tommasino riprese la compilazione, concludendola nel 1554.

Kline

Termine generico che indicava il letto. Esistevano almeno tre tipi di letto: il lectus cubicularius, che serviva per dormire, il lectus tricliniarius, che era invece un mobile di lusso su cui si mangiava, il letto funebre.

Kyma

Il termine deriva dal greco e indica una cornice con profilo ondulato o gola. Il Kyma ionico ha un profilo convesso o a gola (ossia con la curva superiore concava e quella inferiore convessa) intagliato a ovoli e dardi alternati. Il Kyma lesbio o lesbico è una cornice a gola convessa in alto, intagliata a foglie e dardi o a fiori di croco e dardi.

Labellum

Catino o coppa votiva usata nelle libagioni, con valore simbolico in ambito funerario.

Lacunari

Elementi del soffitto. I soffitti più eleganti in età romana potevano essere costituiti da travi incrociate formanti un cassettonato (o lacunari), nel quale potevano essere inseriti elementi di varia forma: quadrati, poligonali, rotondi, a volte decorati da stucchi e dipinture.

Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti

Figlio di Iacopino, nacque agli inizi del XVI secolo e morì nel 1554. Esercitò a Modena diversi lavori come profumiere, orefice, notaio, pubblico ufficiale. In quest’ultima veste ricoprì diversi importanti incarichi amministrativi (fu tesoriere nel periodo 1511 – 1516 e ragionato dal 1518 al 1524), a lui affidati dai Conservatori della Comunità anche allo scopo di sanare precedenti gestioni finanziarie.

Fu insignito del titolo di Cavaliere e Conte Palatino dall’imperatore Massimiliano I e di Notaio Apostolico da Leone X. La sua Cronaca modenese, in 8 volumi, narra i fatti accaduti a Modena ed anche in ambito europeo, nel periodo dal 1502 al dicembre 1554, distinguendosi per la precisione degli avvenimenti riferiti e per il sentimento che legava il cronista Lancellotti alla sua città.

Nella sua cronaca sono ricordati molti rinvenimenti archeologici avvenuti in quegli anni in città.

Lanfranco

Architetto di formazione lombardo-borgognona, attivo tra la fine del secolo XI e gli inizi del XII. A lui fu affidata nel 1099 la costruzione della cattedrale di Modena.

Legione

L’impero romano fondava la sua forza militare sulle legioni composte da circa 5000 uomini tra fanti e cavalieri. I legionari erano reclutati inizialmente tra i cittadini romani poi nelle province.

Le legioni erano a loro volta suddivise in centurie comandate da un militare di professione, detto centurione.

Leodoino

Vescovo di Modena (869/871-898 d.C.) che ottenne nell’891 dall’imperatore Guido di Spoleto il diritto di erigere fortificazioni intorno alla cattedrale e poteri comitali (ossia equivalenti a quelli di un conte) sulla città.

Marco Emilio Lepido

Dopo avere fatto parte di un’ambasceria in Grecia, Siria ed Egitto nel 201 a.C., fu eletto pretore nel 191 ed ebbe il governo della Sicilia. Conseguì due volte il consolato nel 187 e nel 175, quando probabilmente fondò Regium Lepidi (l’odierna Reggio Emilia).

Come console nel 187 a.C. combatté con il collega Caio Flaminio contro i Liguri e costruì la via Emilia. Nel 183 a.C. come triumviro dedusse le colonie romane di Parma e Mutina. Nel 179 succedette a Catone nella censura. In tale veste riformò i comizi centuriati e costruì la basilica Emilia.

Nel 180 era stato eletto pontefice massimo e per lunghi anni rimase uno die più importanti cittadini romani. Morì nel 152 a.C.

Letto tricliniare

Larga panca, generalmente di legno o in muratura, più bassa dalla parte esterna, più alta dalla parte verso il tavolo. Nel letto tricliniare prendevano posto tre commensali. Era coperto da un materasso e da cuscini, cosicché i commensali vi si disponevano in modo da sdraiarsi un po’ di sbieco, con i piedi rivolti verso le pareti, appoggiati con il gomito del braccio sinistro ad un cuscino, in modo da avere il braccio destro libero per portare i cibi alla bocca.

Liberti

Schiavi a cui viene concessa la libertà dietro pagamento di un riscatto o per volontà del proprietario, da cui prendono il nome. I liberti, che dopo la manomissione (liberazione) divenivano cittadini di pieno diritto, potevano gestire attività commerciali e giungere a posizioni di prestigio e di responsabilità. I liberti rimanevano esclusi dalle principali magistrature, ma queste si aprivano, almeno teoricamente, ai loro figli.

I liberti restavano legati al padrone che li aveva liberati con vincoli di vario tipo, alcuni formali (erano tenuti a rispettarlo e a riverirlo) altri più sostanziali (dovevano eseguire per lui alcuni lavori gratuitamente e lasciare a lui o ai suoi eredi una parte delle proprie sostanze per testamento).

Molto spesso i liberti erano schiavi catturati o comperati in paesi stranieri e in seguito liberati. Nelle iscrizioni per indicare la condizione di liberti veniva inserita la lettera L, che stava per libertus/liberta. Nel caso in cui il personaggio fosse liberto di una donna veniva inserita nell’onomastica, in luogo del patronimico, la sigla ↃL che stava per mulieris libertus\a, ossia liberto\a di una donna.

L’onomastica dei liberti in origine era costituita soltanto dal gentilizio del patrono e dal praenomen. A partire dal I secolo a.C. anche i liberti ebbero i tria nomina, ossia il praenomen e il nomen del patrono e il cognomen, corrispondente al loro nome proprio da schiavi.

In molti casi il liberto non indicava la sua condizione sull’epigrafe, che tuttavia traspare da alcuni elementi indiretti, quali, ad esempio, l’origine non romana del cognomen e la mancanza dell’indicazione della tribù.

Pirro Ligorio

(Napoli 1513/14 – Ferrara 1583). Architetto e pittore, che decorò sotto l’influenza di Raffaello diversi palazzi prestigiosi a Urbino e Roma. Come architetto lavorò per il cardinale Ippolito II d’Este a Tivoli, dirigendo contemporaneamente gli scavi di Villa Adriana.

Tra 1555 e 1565 lavorò in Vaticano per papa Paolo IV e per papa Pio IV. Morto Michelangelo, fu nominato primo architetto della fabbrica di S. Pietro con l’aiuto del Vignola, ma fu presto esonerato dalla carica per avere voluto modificare il progetto michelangiolesco.

Morto Ippolito II nel 1568, tornò alla corte di Ferrara dove morì. Fu attento studioso di antichità durante il soggiorno romano e raccolse le sue osservazioni in numerosi volumi manoscritti, conservati in diverse biblioteche. Nel 1553 pubblicò l’opera Libro delle antichità di Roma.

Liutprando

Re dei Longobardi tra 712 e 744 d.C. Succeduto al padre Ansprando, dedicò i primi anni del governo al rafforzamento dell’autorità regia. Curò poi l’aggiornamento dell’opera legislativa iniziata da Rotari e produsse diversi libri di nuove leggi ispirate al modello giuridico romano, rivisto però alla luce del precetto religioso cristiano.

Il suo regno si caratterizza anche per una attenta politica di alleanze con i Bizantini e con i Franchi; sposò infatti Guntruda, figlia del re dei Bavari, di cui Carlo Martello, re dei Franchi, era protettore.

Una volta rafforzata la propria posizione, inaugurò una nuova fase del regno, caratterizzata da lunghe guerre contro i Bizantini, contro i duchi ribelli di Spoleto e Benevento e contro il papato. Nel 726 Liutprando invase l’esarcato e occupò Bologna, gran parte dell’Emilia e delle Marche, espugnò Classe, strinse d’assedio Ravenna e si impadronì di Sutri. Dopo altre lotte contro il papa, nel 742 stipulò una tregua di 20 anni con la Santa Sede, che infranse nel 743 attaccando le popolazioni del ravennate.

Il papa allora si recò personalmente a Pavia, capitale del regno Longobardo, spinto dal timore che Liutprando potesse pattuire ai suoi danni una pace con i Bizantini. La missione fu resa superflua dalla morte del re longobardo.

Tito Livio

Storico latino (Padova 59 a.C. – 17 d.C.) cui Augusto affidō l’educazione di Claudio, il futuro imperatore. Dopo la morte di Augusto, Livio si trasferė da Roma per ritirarsi nuovamente nella sua cittā. La sua grandiosa opera storica, Ab Urbe condita, trattava la storia romana dalla fondazione di Roma (753 a.C.) alla morte di Druso (9 a.C.).

Dei 142 libri originari ce ne sono giunti appena 35 (I-X e XXI-XLV). Del resto dell’opera rimangono i soli riassunti, denominati, alla greca, Periochae, accenni al Bellum Mutinense sono presenti nella Periocha 119.

Longobardi

Popolo germanico proveniente dalla Pannonia, corrispondente all’Austria orientale e a parte dell’Ungheria. Giunsero in Italia guidati da Alboino nel 568 d.C. e occuparono parte della Venezia e della Lombardia.

Scesero poi in Toscana e in Umbria e nel 572 riuscirono a conquistare dopo lunghi sforzi Pavia. Da qui si spinsero a oriente, giungendo a controllare quasi tutta l’Italia settentrionale e costituendo una grossa minaccia per il regno Bizantino.

I Bizantini tentarono di arrestare l’avanzata dei Longobardi da una parte attraverso tentativi di corruzione, dall’altra chiedendo l’aiuto dei Franchi. Modena dovette cadere presto in mano longobarda visto che l’esarca Romano la riconquista nel 590 grazie all’intervento dei Franchi.

Lucerna

Oggetto in terracotta o in metallo utilizzato per l’illuminazione. Le lucerne fittili, realizzate in origine al tornio, a partire dall’età repubblicana vennero prodotte anche con la tecnica a matrice.

In età imperiale la produzione conobbe uno straordinario incremento grazie alla fabbricazione standardizzata a stampo con marchio di fabbrica (firmalampen). Le lucerne più diffuse dal I secolo d.C. erano quelle dette a canale.

A Mutina sono attestate anche lucerne a volute, prodotte per lo più nel Lazio e in Campania a partire dall’età augustea e caratterizzate da due volute disposte simmetricamente in prossimità del beccuccio.

Vari tipi di lucerne a canale e a volute vennero fabbricati fino al IV secolo d.C. A partire dal III secolo d.C. sono attestate anche le lucerne di tipo africano, prodotte originariamente in Nord Africa e in seguito fabbricate anche in altre aree. Questo tipo di lucerne si caratterizzava per la presenza di decorazioni sul disco, che derivavano dal repertorio figurativo della ceramica in terra sigillata.

Chiesa della Madonna della Fossa

L’oratorio di Nostra Donna della Fossa fu eretto nel XV secolo di fronte all’antica porta di San Giovanni Battista o del Cantone. Il fabbricato fu distrutto intorno al 1535 in occasione della costruzione delle mura di Ercole II. L’area corrisponde attualmente alla zona dell’incrocio tra Viale Caduti in Guerra e Via S. Giovanni del Cantone.

Augusto Maestri

Augusto Maestri (1885-1941) era figlio dell’architetto modenese Vincenzo Maestri. Dottore di giurisprudenza, si interessò di arte antica e studiò le gemme, i cammei e le medaglie delle Collezioni Estensi.

Maestri Campionesi

Architetti e scultori che nei secoli XII, XIII e XIV proseguirono il lavoro di Lanfranco e Wiligelmo nel Duomo di Modena e nella Ghirlandina. All’intervento campionese si devono importanti rielaborazioni dell’edificio: interventi sulla facciata con l’apertura dell’ampio rosone, ristrutturazioni della zona absidale con la creazione di un falso transetto e dell’interno (pontile, decorazione pittorica).

I Campionesi portarono anche a termine la costruzione della torre, civica e campanaria ad un tempo, iniziata all’epoca di Lanfranco e detta poi Ghirlandina dalla forma del coronamento “a Ghirlanda”.

Magna Mater

Il culto della Magna Mater, la grande madre degli dei, chiamata anche Cibele, fu uno dei primi culti di origine orientale ad essere introdotto a Roma. Esso fu importato a partire dal 204 a.C. da Pessinunte, in Frigia, dove la dea era venerata sotto l’aspetto di una pietra nera. Il simulacro del culto della dea fu ceduto ai romani dal re di Pergamo, nel cui territorio si trovava il santuario.

La pietra nera fu portata a Roma per mare e la statua fu posta provvisoriamente nel tempio della Vittoria sul Palatino. Cibele era dea della natura e insieme al suo sposo Attis simboleggiava il principio della vita e il ciclo perenne della vegetazione.

Il culto aveva carattere orgiastico e per questo suscitò la diffidenza delle autorità, tanto che il senato cercò di vietare ai cittadini romani di divenire sacerdoti della dea straniera. I riti in onore di Cibele e del suo sposo furono affidati a sacerdoti frigi. Costoro, detti anche Galli, nel corso di cerimonie nelle quali entravano in uno stato di esaltazione mistica, si eviravano con le proprie mani per propiziare la resurrezione di Attis.

In età imperiale il culto di Cibele tornò in auge e fu praticato fino alla fine del IV secolo d.C.

Fernando Malavolti

Fernando Malavolti (1913-1954) è una delle principali figure del XX secolo per l’archeologia modenese. Dopo aver preso una prima laurea in Farmacia ottiene una seconda laurea in Scienze Naturali, studi che lo portano presto ad interessarsi, oltre che alla Geologia e alla Speleologia, anche alla preistoria della quale diviene uno dei massimi conoscitori italiani, anche grazie ai suoi fondamentali scavi e studi sugli insediamenti neolitici di Pescale e Fiorano.

Nell’immediato dopoguerra fonda il Centro Emiliano di Studi Preistorici che pubblica per vari anni anche la prestigiosa rivista “Emilia Preromana”. Il riconoscimento del mondo accademico arriva prima con la nomina ad assistente volontario di paletnologia all’Università di Bologna e successivamente, nell’aprile del 1954, con il conseguimento della docenza nella stessa disciplina.

Tuttavia pochi mesi dopo, il 2 settembre 1954, la morte lo raggiunge a soli 41 anni. L’attività del Malavolti tuttavia non si limita alla sola Preistoria. Nel corso della sua intensa attività si occupa anche di Archeologia romana seguendo scavi in città e nel territorio e avvia la realizzazione di complete carte archeologiche regionali, lavoro che tuttavia non riesce a completare a causa della sua prematura scomparsa.

Carlo Malmusi

Carlo Malmusi (Modena 1800-1874) fu uomo di vasti interessi e di ampia cultura di cui ha lasciato testimonianza nei numerosi suoi scritti di argomento vario, soprattutto letterario e storico-artistico, ai quali si aggiungono biografie di suoi concittadini, un melodramma in occasione dell’apertura del nuovo teatro e numerose poesie di circostanza.

Godette della fiducia della corte estense che lo insignì di numerose cariche, tra cui quelle di assessore, di Presidente della Censura, e di direttore del Museo Lapidario Estense dal 1829.

Dopo l’allontanamento del duca Francesco V e della corte estense fu Ministro dell’Interno durante la dittatura di Farini, vicepresidente del Consiglio Provinciale, presidente dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti, vicedirettore del Consorzio Agrario, vicepresidente della Deputazione di Storia Patria, presidente della Società d’incoraggiamento degli artisti.

Manomissione

Atto ufficiale cui viene resa allo schiavo la libertà. La parola deriva dalla espressione latina manu mittere, cioè liberare dalla manus, ossia dal potere del proprietario. Formalmente la manomissione consisteva in una dichiarazione davanti a testimoni o in un testamento.

Marco Aurelio

Marcus Aurelius Antoninus (Roma, 121 d.C. – Vindobona, odierna Vienna, 180 d.C.). Imperatore romano dal 161 al 180 d.C. Nipote di Antonino Pio, fu da questi adottato per volontà di Adriano nel 138 insieme a Lucio Vero.

Divenuto strettissimo collaboratore di Antonino Pio (ne sposò la figlia Faustina nel 145 d.C.), gli succedette nel 161 assieme a Lucio Vero. Sotto il suo principato si ebbero le prime infiltrazioni di popoli germanici, pressati alle spalle da movimenti dei Goti e di altri popolazioni. Sfruttando la situazione favorevole che si era venuta creando lungo il confine danubiano, indebolito a causa dell’impegno delle forze romane nella lotta contro i Parti, Quadi e Marcomanni le popolazioni barbariche riuscirono a giungere fino ad Aquileia nel 166 circa.

Una volta morto Lucio Vero (169 d.C.) lo stesso Marco Aurelio condusse diverse spedizioni contro i popoli barbari e nel 177 associò al governo anche il figlio Commodo, con il quale dovette respingere nuove ribellioni di Quadi e Marcomanni. Morì di peste durante questa spedizione nel 180 d.C. a Vindobona.

Marco Aurelio compose tra 166 e 178 d.C. anche un’opera in greco, i Ricordi (o A se stesso), libro nel quale come in un diario raccolse riflessioni sulla morale stoica, derivate dalle esperienze della sua vita.

Marmo proconnesio

Marmo proveniente dalle cave dell’isola di Marmora nello stretto dei Dardanelli.

Marziale

Marcus Valerius Martialis (Bilbili, Spagna, 39 o 40-104 d.C.), poeta latino, visse gran parte della sua vita a Roma protetto dai potenti, tanto che riuscì ad accattivarsi la simpatia dell’imperatore Tito.

In seguito tornò in Spagna dove morì. Oltre a 14 libri di epigrammi, Marziale scrisse anche il Liber De Spectaculis, scritto in occasione della solenne inaugurazione dell’anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo.

Massenzio

Marcus Aurelius Valerius Maxentius (circa 278-312 d.C.), figlio dell’imperatore Massimiano Erculeo, fu proclamato imperatore a Roma nel 306 per contrastare l’ascesa di Costantino.

Avversario di Costantino fu battuto da quest’ultimo nella battaglia di Ponte Milvio a Roma (28 ottobre 312).

Massimiano Erculeo

Marcus Aurelius Valerius Maximianus (Sirmio, in Pannonia, 240/250 d.C. – Marsiglia, 310 d.C.). Imperatore romano, collega di Diocleziano, con cui militň a lungo nell’esercito, fu eletto cesare nel 285 d.C. e, alla fine dello stesso anno, Diocleziano lo associň al governo con il titolo di augusto, affidandogli l’impero d’occidente.

Diocleziano volle comunque riservarsi una preminenza sul collega attribuendo a sč titolo di Iovius e a Massimiano, che considerava inferiore di rango, quello di Hercules. Successivamente Diocleziano decise di affiancargli il cesare Costanzo Cloro, mentre lui stesso nominň Galerio come cesare per l’oriente, dando inizio alla tetrarchia.

Nel 305 d.C. abdicň insieme a Diocleziano. Ritiratosi a vita privata in una villa in Lucania, tornň sulla scena politica dopo la morte di Costanzo (306 d.C.), quando Massenzio, figlio di Massimiano, si proclamň Augusto e lo richiamň a Roma. Fu definitivamente sconfitto dal genero Costantino che lo fece uccidere o, secondo altri, lo spinse al suicidio.

Matilde di Canossa

Discendente della famiglia degli Attonidi, nacque dal marchese Bonifacio III e da Beatrice di Lorena a Bondeno intorno al 1046. Morto il padre (1052) e i fratelli (1055) rimase l’ultima rappresentante della casa degli Attonidi e la sola erede del vasto dominio, comprendente Arezzo, Siena, Corneto, Reggio Emilia, Modena, Parma, Ferrara, i ducati di Spoleto e Camerino e una parte della Lombardia.

La politica di Matilde fu sempre fedele ai Papi, che godettero del suo appoggio. A Canossa, il principale dei suoi castelli nell’Appennino Reggiano, ospitò papa Gregorio VII (1076-77) e fu testimone e protagonista dell’umiliazione dell’imperatore Enrico IV nel 1077.

Matilde morì il 24 luglio 1115 e fu sepolta nel convento di S. Benedetto in Polirone, nel mantovano. Nel XVII secolo le sue spoglie furono portate in Vaticano, e collocate in un sepolcro monumentale.

Mattoni manubriati

Mattoni solitamente di grandi dimensioni, dotati all’estremità di una cavità a maniglia destinata ad agevolarne il trasporto.

Mattoni sesquipedali

Mattoni di forma rettangolare, ampiamente utilizzati in tutta l’area padana, con lato maggiore della lunghezza di un piede e mezzo (letteralmente sesquipedale significa “di un piede e mezzo”).

La misura standard di questo tipo di laterizi era di circa cm 45x30x6, con leggere varianti nell’ordine di ą 2 cm. Talvolta i mattoni sesquipedali erano muniti di un incavo a maniglia per meglio permetterne il trasporto a mano (mattoni manubriati).

Metope

Elementi decorativi che, alternati ai triglifi, costituiscono il fregio che corre alla base della trabeazione del tempio greco. La superficie quadrangolare della metopa ospitava generalmente decorazioni a rilievo.

L’alternanza di metope e triglifi deriva dalla architettura in legno: nella trabeazione erano lasciate delle aperture per l’inserimento delle estremità delle grosse travi che formavano l’armatura del tetto. Le testate delle travi venivano coperte e rivestite dai triglifi. Nelle aperture (òpai in greco) comprese tra due testate di travi erano inserite le metope (metà òpai).

Antonio Minghelli

Nato a Vignola nel 1680, fu dottore e sacerdote della Congregazione di S. Carlo. Morì nel 1713 a soli 33 anni. Fu aiutante bibliotecario del Muratori, per ordine del quale scrisse alcune Memorie della città di Modena (dalle origini al 1700), suddivise in 33 capitoli, che riportano oltre a fatti politici relativi al ducato estense, anche notizie di interesse locale.

Mitra

Dio persiano che Roma conobbe a partire dal I secolo a.C., dopo le campagne in Oriente di Pompeo. Il culto di Mitra, dio della luce contrapposto alle tenebre, esaltava la forza virile e la disciplina dell’animo e per questi aspetti si diffuse soprattutto attraverso gli ambienti militari.

Il culto di Mitra era riservato agli uomini ed era praticato originariamente in santuari posti in grotte naturali. Se non era disponibile una grotta si allestiva un santuario che la riproducesse. I mitrei, santuari del culto di Mitra, sono generalmente di piccole dimensioni e costruiti entro dimore private.

La religione mitraica scomparve con l’affermarsi del cristianesimo.

Modanatura

Cornice architettonica a profilo sagomato.

Le mura del XIV secolo

Le fortificazioni trecentesche furono edificate all’incirca a partire dal 1323 dai Bonacolsi, allora signori di Modena e furono poi completate dagli Estensi intorno al 1380-1381. Le mura, molto sviluppate in altezza e larghe circa 1,50 metri, erano munite di contrafforti e torrette aggettanti verso l’esterno.

Il perimetro delle fortificazioni trecentesche, che ricalcava quello del sistema difensivo del XII secolo, andava a sud lungo l’attuale Viale delle Rimembranze, a ovest lungo Viale Vittorio Veneto – Viale Berengario, tagliando l’attuale Piazza S. Agostino, a nord lungo Corso Cavour e ad est lungo Viale dei Caduti in Guerra – Viale Martiri della Libertà.

Nelle mura si aprivano diverse porte e posterle in corrispondenza della principale viabilità. Le porte principali erano: a nord, dietro il castello estense, porta Albareto e porta Ganaceto (quest’ultima posta tra Corso Cavour e Via Ganaceto); a oriente, sulla via Emilia, Porta Saliceto e, all’imbocco di Via S. Pietro, porta S. Pietro; a sud porta Redecocca o S. Paolo, in corrispondenza di via Selmi, porta Saragozza, presso l’omonima via, porta Baggiovara all’imbocco di corso Canalchiaro; a occidente, lungo la Via Emilia, porta Cittanova.

Le mura del XVI secolo

All’inizio del ‘500 il duca Ercole II per rinforzare le difese dei suoi stati, continuamente minacciati dal passaggio di eserciti, iniziò i lavori per sostituire la cerchia muraria del XIV secolo, ormai cadente, con una nuova e robusta cinta protetta da baluardi e fossati perché Modena fosse maggiormente difendibile di fronte alle moderne tecniche di guerra.

Nel 1535 il duca ordinò l’abbattimento del sobborgo detto di Albareto e in seguito di tutti gli altri che si trovavano esternamente alla cinta muraria, in prossimità di essa, poiché in caso di assedio potevano essere occupati e minacciare così da vicino le difese della città.

Al progetto delle mura lavorarono diversi ingegneri, tra i più importanti dell’epoca, quali il modenese Giacomo Seghizzi, allora al servizio del duca di Urbino, il torinese ingegnere Casanova e l’architetto Terzo Terzi. La cinta muraria era di pianta pentagonale e circondava una superficie più ampia rispetto a quella delle mura medievali.

Il nuovo quartiere aggiunto sul lato nord della città, oggi corrispondente alla zona di Corso Vittorio Emanuele II, venne chiamato Terranova o Addizione Erculea, come quello urbanizzato da Biagio Rossetti a Ferrara. Le porte più importanti sorsero in corrispondenza della viabilità principale: a nord la porta detta Erculea o del Castello, per la sua vicinanza con il castello estense, era in comunicazione con la strada che portava verso i territori di pianura a Nord e che costeggiava il corso del Naviglio; a Est porta Saliceto, poi Bologna lungo la via Emilia in direzione di Bologna; a Ovest porta Cittanova, poi S.Agostino, lungo la via Emilia verso Reggio Emilia; a sud Porta S. Francesco in corrispondenza dell’antica porta di Baggiovara.

Le mura del XIV secolo

Le fortificazioni trecentesche furono edificate all’incirca a partire dal 1323 dai Bonacolsi, allora signori di Modena e furono poi completate dagli Estensi intorno al 1380-1381. Le mura, molto sviluppate in altezza e larghe circa 1,50 metri, erano munite di contrafforti e torrette aggettanti verso l’esterno.

Il perimetro delle fortificazioni trecentesche, che ricalcava quello del sistema difensivo del XII secolo, andava a sud lungo l’attuale Viale delle Rimembranze, a ovest lungo Viale Vittorio Veneto – Viale Berengario, tagliando l’attuale Piazza S. Agostino, a nord lungo Corso Cavour e ad est lungo Viale dei Caduti in Guerra – Viale Martiri della Libertà.

Nelle mura si aprivano diverse porte e posterle in corrispondenza della principale viabilità. Le porte principali erano: a nord, dietro il castello estense, porta Albareto e porta Ganaceto (quest’ultima posta tra Corso Cavour e Via Ganaceto); a oriente, sulla via Emilia, Porta Saliceto e, all’imbocco di Via S. Pietro, porta S. Pietro; a sud porta Redecocca o S. Paolo, in corrispondenza di via Selmi, porta Saragozza, presso l’omonima via, porta Baggiovara all’imbocco di corso Canalchiaro; a occidente, lungo la Via Emilia, porta Cittanova.

Le mura del XVI secolo

All’inizio del ‘500 il duca Ercole II per rinforzare le difese dei suoi stati, continuamente minacciati dal passaggio di eserciti, iniziò i lavori per sostituire la cerchia muraria del XIV secolo, ormai cadente, con una nuova e robusta cinta protetta da baluardi e fossati perché Modena fosse maggiormente difendibile di fronte alle moderne tecniche di guerra.

Nel 1535 il duca ordinò l’abbattimento del sobborgo detto di Albareto e in seguito di tutti gli altri che si trovavano esternamente alla cinta muraria, in prossimità di essa, poiché in caso di assedio potevano essere occupati e minacciare così da vicino le difese della città.

Al progetto delle mura lavorarono diversi ingegneri, tra i più importanti dell’epoca, quali il modenese Giacomo Seghizzi, allora al servizio del duca di Urbino, il torinese ingegnere Casanova e l’architetto Terzo Terzi. La cinta muraria era di pianta pentagonale e circondava una superficie più ampia rispetto a quella delle mura medievali.

Il nuovo quartiere aggiunto sul lato nord della città, oggi corrispondente alla zona di Corso Vittorio Emanuele II, venne chiamato Terranova o Addizione Erculea, come quello urbanizzato da Biagio Rossetti a Ferrara. Le porte più importanti sorsero in corrispondenza della viabilità principale: a nord la porta detta Erculea o del Castello, per la sua vicinanza con il castello estense, era in comunicazione con la strada che portava verso i territori di pianura a Nord e che costeggiava il corso del Naviglio; a Est porta Saliceto, poi Bologna lungo la via Emilia in direzione di Bologna; a Ovest porta Cittanova, poi S.Agostino, lungo la via Emilia verso Reggio Emilia; a sud Porta S. Francesco in corrispondenza dell’antica porta di Baggiovara.

Ludovico Antonio Muratori

Nacque a Vignola nel 1672 e morì a Modena nel 1750. Avviatosi alla carriera ecclesiastica, prese gli ordini sacerdotali nel 1695. La sua vasta cultura, che spaziava dalla filosofia, alla storia, alle scienze giuridiche, alla teologia, alla letteratura, trasse stimoli dalla frequentazione del gruppo di intellettuali modenesi composto dal marchese Giovanni Rangoni, dal marchese Orsi, da Benedetto Bacchini e altri. Nel 1695, invitato a Milano dai Borromeo, fu nominato bibliotecario dell’Ambrosiana dove rimase fino al 1700.

Fu richiamato quindi a Modena dal duca Rinaldo I che lo nominò archivista e bibliotecario estense. In questa veste commissionò ai suoi collaboratori, fra i quali Antonio Minghelli e Giuseppe Orsi, la redazione di un diario degli eventi cittadini, supporto necessario ad una storia futura. Fra le sue opere più famose sono i Rerum Italicarum Scriptores (I – XXVII, Milano 1723 – 1738, XXVIII, 1751) , le Antiquitates Italicae Medii Aevii (I – VI, Milano 1738 – 1743), gli Annali d’Italia (I – XII, Milano 1774 – 1749), le Antichità Estensi (I, Modena 1717).

Nerone

Lucius Domitius Nero (Anzio, 37 d.C. – Roma, 68 d.C.), imperatore romano dal 54 al 69 d.C., figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, quando questa sposò l’imperatore Claudio fu adottato dal patrigno e designato successore al posto di Britannico, figlio unico di Claudio.

Allora mutò anche il nome di Lucio Domizio in quello di Claudio Cesare. Arrivato al potere appena diciassettenne Nerone subì profondamente l’influenza del suo precettore Seneca e di Afranio Burro, prefetto del pretorio. Personalità assai complessa e discussa, Nerone è famoso soprattutto per l’incendio di Roma del 64 d.C. che molti attribuirono alla volontà di riedificare la città secondo i suoi progetti urbanistici.

Secondo la tradizione, per difendersi dai sospetti che lo volevano autore dell’incendio, indicò come capri espiatori i cristiani, che vennero perciò perseguitati. La critica più moderna tende tuttavia a ridimensionare questa interpretazione. Nella ricostruzione della città egli edificò anche la Domus Aurea, magnifica residenza imperiale che si estendeva ai piedi dell’Esquilino, e fece innalzare sulla Velia (una delle tre alture del colle Palatino a Roma) una colossale statua del Sole con le sue sembianze.

Tra il 66 e il 68 d.C. scoppiarono rivolte in Giudea, Gallia e Africa; le truppe spagnole acclamarono imperatore il governatore Servio Sulpicio Galba, riconosciuto subito imperatore dal senato e dai pretoriani. Nerone sentendosi perduto si uccise nel 68 d.C

Norico

Antica regione compresa tra la Rezia e la Pannonia a sud del Danubio (tra le attuali città di Bolzano e Vienna). Fu conquistata dai romani intorno al 15 a.C. e divenne provincia imperiale sotto Claudio.

Notarius

Segretario o stenografo. In origine i notarii erano schiavi o liberti che registravano le note del maestro o degli oratori o gli atti dei magistrati. Esistevano anche specifiche scuole che preparavano al mestieri di notarius. In epoca tardo imperiale i notarii erano uomini scelti dall’imperatore sia tra i viri clarissimi, ossia tra i membri del rango senatorio, sia al di fuori di questa classe.

Il più importante dei notai imperiali era il Primicerius notariorum, la cui carica equivaleva a quella di un proconsole. L’imperatore poteva affidargli anche incarichi di fiducia, come assistere ai processi di lesa maestà, a inchieste politiche, essere inviato in paesi stranieri come ambasciatore, sorvegliare la spedizione di grano in Africa e a Roma, la costruzione di opere pubbliche, ricevere incarichi nelle imprese militari, ecc.

Notitia Dignitatum

Registro delle cariche civili e militari dell’impero romano che fu compilato tra il 390 e il 400 d.C., cioč negli anni in cui, dopo la morte di Teodosio, l’impero venne diviso nelle parti d’Oriente e d’Occidente. Si tratta di un elenco, noto grazie ad una copia eseguita nel IX secolo, dei distretti amministrativi e militari dell’impero, accompagnato ciascuno dall’illustrazione delle sue insegne.

Da esso si traggono importanti informazioni sulla struttura del governo imperiale e sul suo funzionamento.

Numeriano

Marcus Aurelius Numerius Numerianus, imperatore romano regnò nell’anno 284 d.C., dopo la morte del padre, l’imperatore Caro, che già l’aveva associato all’impero come Cesare nel 282, contemporaneamente all’altro figlio Carino.

Ollario

Elemento inserito all’interno di edifici sepolcrali, generalmente costituito da un blocco parallelepipedo di pietra dotato di una o più cavità emisferiche in cui venivano deposte le urne cinerarie.

Opus sectile

Tecnica di costruzione di rivestimenti pavimentali o di pannelli decorativi, con impiego di lastrine marmoree di diversa colorazione, opportunamente sagomate, disposte in modo da formare composizioni geometriche o figurate.

Otone

Marcus Salvius Otho, nato nel 32 d.C. circa e morto a Brescello nel 69 d.C., fu imperatore romano nell’anno 69 d.C. Amico di Nerone, nel 58 d.C. fu da questi inviato come governatore in Lusitania (nell’attuale Portogallo).

Dopo 10 anni di governo della provincia si unì a Galba nella rivolta antineroniana del 68 d.C. Quando Galba, divenuto imperatore, scelse come suo successore Pisone, Otone provocò una rivolta dei pretoriani, che dopo aver ucciso Galba, lo acclamarono imperatore.

Contemporaneamente le legioni germaniche eleggevano imperatore il loro comandante Vitellio. Sconfitto da quest’ultimo in due battaglie a Bedriacum(presso Cremona), si uccise a Brescello nel 69 d.C.

Palazzo dei Musei

Il palazzo fu edificato tra il 1764 e il 1770 su progetto dell’architetto Pietro Termanini per volere di Francesco III che lo destinò ad Albergo dei Poveri, per alloggiare gli indigenti, i mendicanti e gli orfani della città. Nel 1787 il duca Ercole III lo trasformò in Albergo delle Arti e nelle sue sale venivano insegnati i mestieri ai poveri che vi erano ospitati. Nel 1828 il grande cortile porticato fu destinato ad ospitare il Museo Lapidario Estense.

Cominciò cosi la prima destinazione museale del Palazzo. Nel 1880 l’edificio fu acquistato dal Comune di Modena per collocarvi i Musei ed Istituti culturali civici e statali. Questi ultimi erano infatti stati estromessi dal Palazzo Ducale, dove erano in precedenza ospitati, in quanto la residenza ufficiale estense era stata destinata ad accademia militare.

Attualmente vi si trovano, oltre al Museo Civico Archeologico Etnologico e al Museo Civico d’Arte di Modena, il Museo Civico del Risorgimento, la Galleria Estense, il Museo Lapidario Estense, la Biblioteca Civica di Storia dell’Arte L. Poletti, la Biblioteca Estense Universitaria e l’Archivio Storico Comunale.

Paludamentum
Toga o mantello indossato dai militari, fermato da una fibula (spilla) sulla spalla. Poteva essere di diverse forme a seconda che fosse portato da soldati semplici o da ufficiali.

Francesco Panini

Visse nella seconda metà del Cinquecento e scarsissime sono le notizie sulla sua vita. Scrisse una Cronica della città di Modona, definita dal Tiraboschi molto pregevole, perché “egli esamina con diligenza le testimonianze degli antichi scrittori e riporta ancora le antiche iscrizioni, che fino allora eransi qui scoperte”. L’arco cronologico dell’opera va dalla fondazione di Modena al 1507, giungendo in una seconda redazione fino al 1567.

La seconda opera del Panini, è una storia delle famiglie illustri ed in particolare della famiglia Boschetti, intitolata Historia di Casa Boschetta. Si tratta di un’opera encomiastica, anche se frutto di ricerche attente sui documenti, rimasta probabilmente incompiuta per la morte dell’autore. Il Panini si distinse anche come poeta e suoi sonetti, odi, elegie ed epigrammi latini furono apprezzati per la loro eleganza.

Paolo Diacono

Paolo Varnefrido, detto poi Diacono dal suo grado nell’ordine ecclesiastico, fu uno storico e grammatico. Nato a Cividale del Friuli nel 720/730 d.C. da nobile famiglia longobarda, fu educato a Pavia alla corte del re Ratchis. Entrato nel monastero benedettino di Civate, alla caduta del regno longobardo nel 774 passò nel ducato di Benevento e si ritirò a Montecassino. Entrò poi in contatto con Carlo Magno, da cui fu chiamato alla scuola palatina di Aquisgrana, dove rimase per soli 5 anni (782-786), desideroso di tornare a Montecassino dove morì nel 799.

Fu autore di scritti religiosi, grammaticali, poetici e di importanti opere storiografiche. Scrisse infatti una Historia Romana in 12 libri composta per Adelperga, figlia di Desiderio, i Gesta episcoporum Mettensium e i 6 libri della Historia Longobardorum, in cui narra la storia del suo popolo dalle origini alla morte di re Liutprando (744).

Paraste

Pilastri inseriti in una parete di un’architettura e parzialmente sporgenti dal filo di essa. A seconda del tipo di capitello che le conclude possono essere tuscaniche, doriche, ioniche, corinzie.

Patera

Coppa utilizzata per cerimonie e sacrifici.

Patronimico

Indicava il nome del padre e in genere seguiva il nomen. La sua presenza nell’onomastica denota un individuo di origine libera.

Il patronimico era formato dal praenomen al genitivo abbreviato del padre seguito da filius/filia, in genere espresso con le sigle f. o fil. (ad esempio M.F. poteva significare Marci filius, figlio di Marco).

Patrono

Era il capo della famiglia composta dai suoi discendenti, dai clienti, dai liberti e dagli schiavi. In origine il patrono era il protettore dei clienti e dei liberti. I clienti erano stranieri o uomini che non avevano la cittadinanza romana e che si mettevano sotto la protezione di un cittadino romano.

Il patrono lasciava la completa libertà ai clienti, che erano però vincolati da una serie di obblighi: il cliente intratteneva il patrono, lo difendeva anche in tribunale e lo doveva fare seppellire dopo la sua morte. Il cliente era legato al patrono anche da uno stretto legame ereditario dal momento che era membro della sua famiglia, di cui portava anche il gentilizio.

Il patrono era anche il padrone di uno schiavo liberato, un liberto; il rapporto tra patrono e liberto era lo stesso di quello con il cliente. In età imperiale il patrono è esclusivamente il padrone di un liberto.

Pausania

Storico greco forse originario dell’Asia Minore occidentale, nato intorno al 100-110 d.C. e morto verso il 180 d.C. Autore di una guida della Grecia (Hellàdos Perièghesis) in 10 libri composta verso il 135/145-150 d.C. e organizzata sulla base di un itinerario geografico che partendo dall’Attica e dalla Megaride comprende Corinto e l’Argolide, le altre regioni del Peloponneso, la Beozia, la Focide, la Locride.

Nell’opera le sezioni narrative si alternano a descrizioni e a digressioni storiche e mitologiche.

Adamo Pedrazzi

Adamo Pedrazzi (Modena 1880-1961) fu studioso di storia modenese e ricoprì diversi incarichi di rilievo nel Comune di Modena, come quelli di direttore della Biblioteca Luigi Poletti e poi dell’Archivio Storico Comunale.

Si cimentò anche nella scultura: coniò diverse medaglie commemorative e in collaborazione con il figlio Rubens produsse le 54 formelle del portale del Tempio dei Caduti in Guerra a Modena.

Pilum

Il pilum può essere assimilato ad un giavellotto. Rappresentava una delle armi offensive dei legionari per il combattimento a distanza. Esistevano due tipi di pila, quello leggero e quello pesante. La lunghezza totale del pilum pesante doveva essere di circa 2 metri.

La parte terminale era costituita da un’asta di ferro culminante con una cuspide a tre alette lunga 6 centimetri. Analoga lunghezza aveva il pilum leggero che differiva dal primo oltre che per il peso anche per l’immanicatura dell’asta in ferro del semplice tipo con innesto a cannone.

Entrambi i tipi venivano scagliati prima dello scontro corpo a corpo e quando si conficcavano negli scudi dei nemici impedivano di manovrare con efficacia in battaglia. La gittata di un pilum poteva arrivare fino a 30/40 metri. Si è potuto verificare sperimentalmente che un pilum scagliato da 10 metri trapassa una tavola in legno di 5 cm.

Suor Lucia Pioppi

Figlia di Giovanni Lodovico e di Dorotea Grillenzoni, nacque nel 1537 e morì nel 1619. Fu monaca agostiniana nel convento di San Lorenzo in Modena. È autrice di una cronaca di tipo annalistico, con titolo apocrifo di Cronica modenese della suor Lucia Pioppa modenese dall’anno 1542 all’anno 1605, che realisticamente riferisce i fatti accaduti a Modena dal 15 marzo 1542 al 25 aprile 1567 (dal 1568 seguono appunti di grafia diversa, per una storia di casa Bellencini).

La sua cronaca è ricca di annotazioni e riferimenti ai rinvenimenti archeologici che in quegli anni si andavano realizzando a seguito della costruzione delle mura. Sua seconda opera è un Breviarium Romanum arricchito di annotazioni a margine, di fatti accaduti nel monastero di S. Lorenzo dal 1 settembre 1541 al 1574 e di fatti di tipo cronachistico dal 1574 al 14 luglio 1612.

Pizaccheri

Nobile famiglia modenese di antiche origini, di cui si ritrovano i nomi di diversi personaggi tra i membri del Consiglio dei Conservatori della Comunità. Sono noti i nomi di Nicolaus Pizacchera (eletto nel 1412, 1419-21, 1425-1428), di Anthonius Pizacchera (eletto nel 1430), di Bartholameus (noto nel 1438, 1444, 1448), di Ercole Pizacchera (noto nel 1598, l’anno in cui la corte Estense si trasferì da Ferrara a Modena) e di Ottavio Pizacchera (1629).

Plinio

Gaius Plinius Secundus, detto il Vecchio (Como, 23 d.C.- Pompei, 79 d.C.). Scrittore latino e naturalista, ebbe alti incarichi militari e civili. La sua opera più importante è certamente la Naturalis Historia, monumentale ed enciclopedica raccolta di notizie scientifiche in 37 libri, dedicata all’imperatore Tito.

Era a Miseno, quale comandante di flotta nell’agosto del 79 d.C., quando il Vesuvio distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. Recatosi sul luogo dell’eruzione per portare aiuto e studiare da vicino il fenomeno, rimase anch’egli vittima dell’eruzione.

Podio

In architettura è il basamento di un edificio. È caratteristico dei templi italici e romani, dove a differenza dei templi greci, è accessibile soltanto da un lato, con una gradinata monumentale.

Plutarco

Filosofo e storiografo greco, nato a Cheronea, in Beozia, tra il 46 e il 50 d.C. Studiò filosofia e matematica ad Atene. Soggiornò a lungo a Roma, ma tornò in patria dopo il 96 d.C. Qui morì intorno al 120/127 d.C. Fu autore di moltissime opere, di cui ne restano circa una ottantina, divise in due raccolte dette Moralia e Vitae.

La prima raccolta comprende scritti di carattere diverso, riguardanti problemi di ordine etico-filosofico, filosofia, pedagogia, storia e storiografia, politica, religione, letteratura, erudizione antiquaria, archeologia, musica, scienze.

Più famosa è la raccolta conosciuta sotto il titolo di Vitae. Si tratta di 50 biografie di uomini illustri, 42 delle quali di Vite Parallele, ripartite cioè in coppie comprendenti un personaggio greco e uno romano.

Polibio

Uomo politico e storico greco, nacque a Megalopoli in Arcadia, probabilmente nel periodo tra 205 e 200 a.C., e morì all’età di 82 anni (123/118 a.C.). Da giovane si dedicò alla vita politica e nel 168 ottenne la carica di “ipparco” (comandante della cavalleria), la seconda funzione politica e militare nell’ambito della lega achea.

Dopo la sconfitta nella battaglia di Pidna del 168 a.C. Polibio fu trasferito come ostaggio a Roma, dove rimase 15 anni, in condizioni privilegiate, come maestro e amico dei figli del vincitore di Pidna, ed in particolare di Scipione Emiliano, che era stato adottato da Cornelio Scipione. La fama di Polibio come storiografo è legata alle Storie, un’opera in 40 libri. Di questi i primi 5 ci sono pervenuti integri, il XVII è andato completamente perduto, gli altri sono conservati in frammenti.

L’opera è organizzata cronologicamente sulla base delle Olimpiadi e dei singoli anni compresi all’interno di queste.

Pompeo

(Roma, 106 a.C. – Egitto, 48 a.C.) Uomo politico e generale romano, figlio di Pompeo Strabone, si schierò con Silla nelle lotte civili e combatté nel Piceno con il suo esercito (83 a.C.), quindi in Sicilia (82-80 a.C.) e in Africa (80-72 a.C.), contribuendo all’eliminazione dei seguaci di Mario. In Italia riuscì, assieme a Marco Licinio Crasso, a debellare gli schiavi rivoltosi guidati da Spartaco (72 a.C.). Sempre assieme a Crasso fu eletto console nel 70 a.C.

Tre anni più tardi, nel 67 a.C., ebbe il comando dell’esercito contro i pirati che minacciavano la sicurezza del Mediterraneo orientale, uscendo vittorioso in soli tre mesi. I suoi successi militari gli consentirono di avere anche il comando dell’esercito nella guerra contro Mitridate re del Ponto che sconfisse nel 63 a.C. annettendo anche la Siria. Tornato a Roma si vide rifiutare dal senato la ratifica dei provvedimenti adottati in Asia e le richieste di sistemazione dei veterani.

Si accordò allora con Crasso e Cesare e nel 60 a.C. costituì il primo triumvirato. Cesare, console nel 59 a.C., ratificò le sue richieste e gli fece sposare la figlia Giulia. Rinnovato nel 56 a.C., il triumvirato sfociò tuttavia in una lotta per il potere personale tra i due maggiori esponenti, Pompeo e Cesare.

Dopo vari tentativi di accordo la guerra civile scoppiò per il rifiuto di Cesare di lasciare la Gallia. Pompeo scelse allora di lasciare l’Italia per affrontare Cesare in oriente.

Dopo una prima vittoria a Durazzo, fu sconfitto duramente a Farsalo nel 48 a.C. Rifugiatosi in Egitto vi fu ucciso per ordine di Tolomeo XIII, che intendeva in tal modo ingraziarsi il vincitore Cesare.

Pomponio Mela

Geografo latino del I secolo d.C., nato a Tingentera nella Spagna Betica. Fu autore di un’opera in tre libri intitolata Chorographia (citata più spesso col titolo di De situ urbis) nella quale descrisse tutto il mondo conosciuto, scritta forse tra il 40 e il 44 d.C., non come frutto di esperienza diretta ma attingendo da varie fonti.

Pontifex maximus

Presidente del collegio dei pontefici, ossia dei sacerdoti, e suprema autorità romana in campo religioso. I pontefici legittimavano dal punto di vista religioso le procedure statali, stabilivano il calendario delle feste e l’insieme delle cerimonie pubbliche.

A partire da Augusto è lo stesso imperatore che riveste la carica di pontefice massimo, detenendo in questo modo sia la suprema autorità politica sia la suprema autorità religiosa. L’imperatore per svolgere i compiti correnti spettanti al pontefice massimo eleggeva un rappresentante annuale, il protomagister.

Il primo imperatore che rifiutò questa carica fu Graziano (359-363 d.C.).

Principali porte di Modena

Modena fin da età medievale era delimitata da un circuito murario nel quale, in corrispondenza delle principali strade di accesso, si aprivano diverse porte. Molte di queste porte furono mantenute anche nelle mura rinascimentali, abbattute fra la fine dell’ottocento e gli anni venti del novecento.

Porta Ganaceto (1): fatta costruire, secondo le fonti dalla famiglia Da Ganaceto nel 1193 fu poi inserita nelle mura del XIV secolo. Si trovava probabilmente in corrispondenza dell’incrocio tra Corso Cavour e Via Ganaceto. Fu demolita con la costruzione delle mura del XVI secolo.

Porta Albareto (2): la porta, citata nelle fonti documentarie già a partire da 1159 e nel 1180, era collocata nel lato settentrionale delle mura medievali del XIV secolo, a est del castello estense, tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e Corso Cavour. Nel circuito di fortificazioni più antico doveva invece essere più a sud, in via Tre Febbraio, presso l’area del complesso di S. Domenico. Fu demolita con la costruzione delle mura del XVI secolo.

Porta Castello (3): fu costruita nel XVI secolo, quando il duca Ercole II ampliò il circuito della città inglobando nuovi territori a nord. La nuova porta Castello, che sostituì quella di Albareto, fu costruita dietro al castello Estense, a est di Corso Vittorio Emanuele (area di Vicolo Giardino e Vicolo Albareto). Quando alla metà dell’Ottocento venne chiuso il canale Naviglio e demolita la Darsena, la porta Castello fu ricostruita, su disegno dell’architetto Soli, all’imbocco di Corso Vittorio Emanuele e fu utilizzata come barriera daziaria.

Porta Saliceto o Porta Bologna (4): questa porta si apriva nel lato orientale delle mura, in corrispondenza della via Emilia. La porta fu aperta nel circuito di fortificazioni del 1188 e fu rifatta con l’edificazione delle mura del XIV secolo. Si trovava sostanzialmente nella stessa zona dove fu realizzata la porta delle mura estensi, edificate a partire dal 1535, nell’area dell’attuale largo di porta Bologna, nome che deriva dalla denominazione che la porta assunse dopo la fine del XVI secolo.

Porta S. Pietro (5): questa porta è attestata già nel 1158, quando doveva essere collocata all’incrocio tra Via S. Pietro e Via Saragozza. Venne ricostruita nel 1192, più ad est, nell’area compresa tra Viale Martiri della Libertà e Via S. Pietro. Si trovava in questo settore anche dopo l’edificazione delle mura del XIV secolo.

Porta Baggiovara (6): Attestata già a partire dal 1141, quando si trovava forse tra Rua Frati e Corso Canalchiaro, venne rifatta nel XIV secolo e spostata poco più a sud, tra Corso Canalchiaro e Viale delle Rimembranze. Dopo la costruzione delle mura rinascimentali venne denominata porta S. Francesco.

Porta Cittanova o porta S. Agostino (7): la porta, che si apriva nel lato occidentale delle mura in corrispondenza della Via Emilia, è citata già nei documenti del XII secolo, quando doveva trovarsi nell’area a ovest di Piazzale degli Erri, lungo l’asse di Rua Muro. Nelle mura del XIV secolo era stata spostata più a ovest, di fronte all’attuale ospedale S. Agostino, in Largo di Porta S. Agostino. Con la costruzione delle mura rinascimentali la vecchia porta Cittanova fu demolita e ricostruita a ovest, nell’attuale Largo Aldo Moro. Alla fine del XVIII secolo la porta fu rifatta su disegno dell’architetto Giuseppe Soli e venne chiamata Porta S. Agostino.

Praefectus urbis

Funzionario di rango consolare che aveva poteri di polizia e di giurisdizione criminale.

Potestà tribunizia

La tribunicia potestas attribuiva all’imperatore i poteri del tribuno della plebe, e pertanto chi era investito di tale autorità godeva della inviolabilità sacrale della sua persona, poteva porre il veto sulle leggi, poteva convocare il senato e la plebe, aveva il diritto di far votare i plebisciti.

Prefurnio

Forno per il riscaldamento degli impianti termali. Il prefurnio è costituito da un’apertura ad arco nella parete dell’ipocausto, spesso prolungata verso l’esterno da muretti perpendicolari. L’imboccatura del prefurnio costituiva anche una presa d’aria che poteva essere chiusa permettendo la regolazione dell’intensità della fiamma e del calore.

Pretoriani

Soldati reclutati esclusivamente fra i cittadini romani residenti in Italia. Durante il periodo imperiale le coorti pretorie costituirono il principale strumento usato dagli imperatori per affermare il loro potere, diventando la guardia del corpo dell’imperatore e di fatto l’unico valido contingente militare stanziato in Italia assieme alle milizie di marina dislocate a Miseno e Ravenna.

Pronao

Parte del tempio che stava davanti alla cella e che aveva funzione di atrio d’ingresso.

Protectores

Guardie del corpo dell’imperatore nella tarda età imperiale. Le prime testimonianze dei protectores compaiono verso la metà del III secolo d.C., quando il corpo venne istituito, forse dall’imperatore Gordiano III (238-244 d.C.).

I protectores facevano parte dell’ordine equestre e potevano essere scelti tra i veterani dell’esercito, che avevano militato soprattutto al servizio dell’imperatore, o tra i giovani nobili.

Pròtiro

Nella chiesa romanica, piccolo atrio sporgente sull’entrata, coperto a volta e sorretto anteriormente da due colonne.

Pulvino

Il termine deriva dal latino pulvinus, che significa guanciale, cuscino. Propriamente indica l’elemento architettonico sovrapposto al capitello con funzione di raccordo tra il capitello stesso e l’imposta dell’arco. Nell’architettura funeraria il pulvino è un elemento lapideo con funzione decorativa posto a coronamento di monumenti sepolcrali.

Quattuorviri

Collegio di quattro magistrati a cui era affidata l’amministrazione della città. Si distinguevano in duoviri aediles e in duoviri iure dicundo. Questi ultimi erano gerarchicamente più importanti, e si occupavano della gestione amministrativa e finanziaria della città e del comando delle milizie municipali. Spettava loro anche l’istruzione delle cause di minore entità, mentre per le questioni più importanti era necessario l’intervento dei praetores.

Ogni 5 anni dovevano organizzare il censimento e in questa circostanza assumevano il titolo di duoviri quinquennales, carica che a Mutina è menzionata nell’iscrizione oggi perduta di Titus Vettius Nepos.

Gli edili erano la seconda autorità municipale ed erano magistrati predisposti alla manutenzione dei monumenti pubblici, alla gestione delle strade pubbliche, delle terme, all’importazione del grano, all’organizzazione dei giochi, alla vigilanza e al servizio di polizia, al controllo dei pesi e delle misure.

A Modena le iscrizioni ricordano due personaggi che rivestono la carica di edili: P. Aurarius Crassus e L. Faianus Sabinus.

Rango equestre

Al rango equestre appartenevano i cavalieri, il ceto agiato, in cui prevaleva la ricca borghesia imprenditoriale. La carriera nel rango equestre veniva iniziata compiendo un periodo di servizio militare. In seguito i cavalieri potevano ricoprire diverse cariche negli uffici della pubblica amministrazione, nella flotta e nell’esercito, fino alle più alte prefetture.

Si imparentavano con i senatori e anche con i nobili; con i senatori condividevano, infatti, interessi sociali ed economici. I membri più importanti del rango equestre erano ricchi appaltatori pubblici e impiegati dello stato, banchieri, usurai e commercianti.

Rango senatorio

La classe senatoria rappresentava il ceto della ricca aristocrazia terriera. Soltanto ai senatori erano riservate, dopo avere rivestito cariche militari (tribuno dei soldati di una legione), le cariche amministrative (questore), giurisdizionali (pretore), fino alla più alta magistratura (consolato).

Fernando Rebecchi

(1947-1997) Fu docente di Storia dell’Arte Antica all’Università degli Studi di Ferrara, autore di numerose pubblicazioni scientifiche di archeologia romana e delle Province romane. Ha dedicato molti dei suoi studi all’archeologia di Mutina.

Modena, Via Emilia Est, Palazzo Alleanza Assicurazioni.
Ricostruzione del monumento di P. Clodius nel luogo di rinvenimento.

Rocchio di colonna

Elemento cilindrico in marmo o pietra che costituiva parte di una colonna. Il rocchio consentiva di costruire una colonna anche con elementi di ridotte dimensioni, facilitando il trasporto ed il montaggio. I rocchi venivano infatti montati uno sull’altro appena sbozzati con due prominenze laterali aventi funzione di gancio per le funi.

I vari elementi erano tenuti in posto oltre che dal proprio peso anche da perni verticali di metallo situati al centro della sezione.

Rozza terracotta

Con questa definizione si indica la ceramica utilizzata per la conservazione e la cottura dei cibi, caratterizzata da un impasto di argilla ricco di inclusi (ossia piccoli frammenti di minerali) che servivano ad evitare la rottura dei vasi durante la cottura dei cibi.

Con questo tipo di ceramica si realizzavano soprattutto tegami, pentole, olle (contenitori di varie dimensioni e di forma ovale o globulare) e coperchi. La sua produzione inizia nel II secolo a.C. e continua fino al VI secolo d.C.

Chiesa di S. Agata

Antica chiesa di Modena, nominata nei documenti a partire dal XII secolo, oggi non più esistente. Sorgeva presso l’incrocio tra via Taglio e Via S. Agata. La facciata era a ovest e cioè prospettava su via S. Agata.

La chiesa fu chiusa al culto nel 1774 e ceduta all’Opera Pia che la concesse in uso ad un fornaio. La parte del coro fu trasformata in forno ed il resto in magazzino per la legna. La struttura fu definitivamente cancellata con la costruzione di un edificio di abitazione.

Via di S. Agnese

Nella carta datata al 1447 e attribuita a Fra’ Teofilo “Monacus et procurator S. Petri” è segnata una “Strada di S.ta Agnese”, presso la quale si trovava la chiesa di S. Agnese. La strada è probabilmente identificabile con l’attuale Viale Moreali.

Baluardo di S. Giovanni del Cantone

Bastione delle mura del XVI secolo costruito nel lato nord orientale della città. Era ubicato nell’area approssimativamente corrispondente alla zona compresa tra via S. Giovanni del Cantone, Viale dei Caduti in Guerra e l’Orto Botanico.

Tommaso Sandonnini

(Modena, 1849-1926) Si laureò in Scienze Giuridiche, fu per qualche tempo notaio e nel 1897 divenne direttore dell’Archivio Storico Comunale di Modena. Nominato Ispettore Onorario alle Antichità fece parte della Commissione incaricata di valutare l’opportunità dell’abbattimento delle mura all’inizio del ‘900.

Seguì egli stesso i lavori di demolizione della cerchia rinascimentale, che documentò in diverse relazioni, cercando di salvare i resti archeologici che venivano alla luce. A lui si deve un importante diario recentemente edito sui restauri del Duomo di Modena.

Monastero di Santa Maria della Misericordia

Monastero femminile attestato dal XIII secolo, sorgeva poco lontano da porta Ganaceto, presso il fossato difensivo della città. Il monastero dipendeva da quello cistercense di Chiaravalle della Colomba a Fiorenzuola (Piacenza). Si trovava presso l’attuale incrocio di Corso Cavour con il tratto nord di Via Ganaceto (strada delle Stimmate).

Il fabbricato fu distrutto intorno al 1535, in occasione della costruzione delle mura di Ercole II e dell’edificazione del quartiere Terranova (attualmente la zona di Corso Vittorio Emanuele).

Scipione Africano

Publius Cornelius Scipio Africanus (Roma, 236 a.C. – Literno, 183 a.C.). Uomo politico e condottiero romano. Figlio di Publio, console nel 218 a.C., combatté giovanissimo contro Annibale nella battaglia del Ticino (218 a.C.), dove salvò la vita al padre.

Partecipò alla battaglia di Canne (216 a.C.) e nel 211 a.C. fu eletto proconsole in Spagna. Qui sconfisse i Cartaginesi riuscendo ad espugnare Cartagena e a sconfiggere Asdrubale, fratello di Annibale.

Tornato a Roma nel 205 a.C. fu nominato console insieme a P. Licinio Crasso. Nel 204 a.C. sconfisse Siface re dei Numidi e nel 202 a.C. vinse definitivamente Annibale a Zama mettendo fine alla seconda guerra punica. A seguito di queste vittorie prese il nome di Africanus. Ritiratosi a Literno, vi morì nel 183 a.C., lo stesso anno del nemico Annibale.

Scipioni

La famiglia romana dei Corneli Scipioni, affermatasi a partire almeno dalla seconda metà del IV secolo a.C., diede alla repubblica romana generali e politici di primo piano: da Scipione Barbato, vincitore degli Etruschi e dei Lucani durante la terza guerra sannitica (298-290 a.C.), a Scipione l’Africano vincitore di Annibale a Zama (202 a.C.), a Scipione Emiliano, il distruttore di Cartagine (146 a.C.).

Attorno a Scipione Emiliano si raccolse un cenacolo detto “circolo degli Scipioni” di cui facevano parte numerosi intellettuali greci, tra cui lo storico Polibio e il filosofo Panezio.

Sella curulis

Sedia pieghevole senza braccioli e senza spalliera che spettava ai magistrati con giurisdizione, cioč al re, ai consoli, ai pretori, a tutti i magistrati con potere consolare e pretorio, al dittatore, al magister equitum, agli edili curuli e ai censori ed era anche attributo del flamen dialis.

La sella curulis, con altri elementi quali i fasci, il bisellium, corone e phalerae era posta sui monumenti sepolcrali per evocare le cariche ricoperte dal defunto.

Senato municipale

Organo di governo costituito dal collegio dei decurioni, magistrati eletti a rappresentanza delle comunità nelle assemblee cittadine. La funzione del senato municipale era quella di amministrare le finanze della città e applicare le leggi.

Il numero dei membri di questo consiglio municipale era limitato e fissato dalla costituzione di ogni città. Nel senato municipale potevano essere eletti i membri dell’ordine senatorio o coloro che avevano rivestito le magistrature della città. Le assemblee avevano luogo nella curia o in altro edificio pubblico che generalmente sorgeva presso il foro.

Seviro

Il sevirato aveva carattere onorifico e chi lo deteneva comandava una delle sei turmae di giovani cavalieri della piccola nobiltà locale, che periodicamente si esibivano nel lusus iuvenalis, cerimonia che si svolgeva insieme alle transvectiones, parate della nobiltà equestre di provincia ad imitazione di quelle che si tenevano a Roma annualmente il 15 luglio davanti all’imperatore.

Silla

Lucius Cornelius Silla (138 a.C. – 78 a.C.), di famiglia patrizia si mise in luce come questore di Mario, capo del partito popolare, nel 107 a.C., durante la guerra contro Giugurta. Fu eletto console nell’88 a.C., quando era ancora in corso la guerra sociale.

Pochi anni prima aveva sposato Cecilia Metella, vedova di Emilio Scauro. Quando nell’88 a.C. il tribuno Sulpicio Rufo propose che il comando della guerra contro Mitridate VI fosse affidato non a Silla ma a Mario, Silla marciò con l’esercito su Roma, abrogò le leggi di Sulpicio e cacciò i popolari, dando così inizio alla guerra civile. Dopo vari rivolgimenti e dopo avere conquistato Atene (87 a.C.) e sconfitto Mitridate, Silla tornò in Italia e sconfisse i popolari e gli alleati italici nella battaglia di Porta Collina nell’82 a.C.

Quello stesso anno fece votare un provvedimento che lo nominava dittatore, e attuò allora un vasto programma politico volto a rafforzare l’autorità del senato. Ritiratosi dal potere volontariamente nel 79 a.C., rifiutò il consolato e si ritirò a vivere in Campania.

Medardo Sirotti

Aiutante nel regio museo Estense delle Medaglie di Modena, di cui era direttore Celestino Cavedoni, venne inviato probabilmente dallo stesso Cavedoni a seguire gli scavi di un pozzo per acqua potabile nel 1876 nel palazzo Forghieri.

Non si hanno altre notizie sulla figura di Medardo Sirotti, nominato nelle pubblicazioni di Cavedoni e di Luigi Forni.

Società Archeologica

Nel 1844 l’ingegnere Cesare Costa durante la costruzione del Palazzo del Ministero di Pubblica Economia (attuale Palazzo della Provincia) rinvenne importanti resti archeologici di età romana. L’interesse suscitato da questa scoperta indusse alcuni illustri modenesi su proposta del conte Luigi Forni, aiutante di campo del Duca Francesco IV, a formare una Società Archeologica. Il suo compito doveva essere quello di condurre gli scavi dell’area portando alla luce i resti della città romana.

Della Società Archeologica, appoggiata dallo stesso Duca, fecero parte, insieme a Forni, Costa, Cavedoni, Malmusi, Paolo Gaddi, professore di Anatomia all’Università e vari personaggi della corte. I risultati degli scavi condotti con rigore scientifico da Cesare Costa, che ne curò anche i rilievi, furono rapidamente pubblicati da Cavedoni e in seguito da Forni, direttore dei lavori.

Gianfrancesco Soli Muratori

Nacque a Vignola e fu dottore e prevosto di Santa Maria della Pomposa; nipote del Muratori, fu suo successore nella custodia dell’archivio ducale. Morì nel 1796 all’età di 68 anni. La sua opera si incentra sulla figura del suo celebre zio, del quale scrisse una biografia, terminò il Compendio italiano delle Dissertazioni sulle Antichità italiane, e scrisse le premesse all’edizione di tutte le sue opere.

Scrisse inoltre una Lettera di un cittadino modenese ad un Letterato veneto, stampata in Venezia nel 1756 ed anche una Storia di Modena, che si conserva manoscritta presso la Biblioteca Estense di Modena.

Sondaggi geognostici

Indagini geotecniche effettuate mediante perforazione del terreno. Vengono eseguite per avere una conoscenza della stratigrafia e della configurazione strutturale del sottosuolo. Consistono nel prelevamento di campioni detti “carote”, ottenuti perforando il terreno con strumenti appositi (carotieri).

Le “carote” prelevate oltre a fornire dati sulla natura dei terreni consentono di leggere la sequenza stratigrafica e di ottenere informazioni di carattere archeologico.

Giambattista Spaccini

Nacque a Modena da Giberto Spaccini e Bianca Pazzani nel 1570 e morì nel 1636. A 25 anni conobbe la Cronaca modenese di Iacopino e Tommasino Lancellotti, e di essa iniziò una trascrizione – rielaborazione, riprendendo poi la narrazione dei fatti dall’anno 1588 e, con maggiore precisione e dovizia di informazioni, dal 1595.

La Cronaca, in 9 volumi autografi, costituisce una fonte ricchissima a cui attingere per la conoscenza di un’epoca particolarmente significativa per la città di Modena, divenuta nel 1598 capitale dello Stato Estense.

L’opera termina con il 1623, ma contiene alcune annotazioni sporadiche di anni successivi, fino al 1636, registrando, fra l’altro gli avvenimenti legati alla terribile peste del periodo 1630 – 1631.

Spartaco

Spartaco, uno schiavo trace, nel 73 a.C. si mise a capo di una rivolta partita dalla scuola di gladiatori di Capua e in breve raccolse attorno a sé migliaia di schiavi fuggiti dai latifondi dell’Italia meridionale.

Roma aveva inizialmente pensato di sedare la rivolta con una semplice operazione di polizia, ma Spartaco riuscì ad aprirsi un varco verso nord con l’intenzione di raggiungere i valichi alpini ed assicurare il rimpatrio degli schiavi nei paesi di origine. Nella primavera del 72 a. C. il suo esercito sbaragliò sull’Appennino l’armata del console Lentulo e nei pressi di Modena distrusse l’accampamento romano.

Per due anni le sue truppe saccheggiarono l’Italia fino a quando furono definitivamente sconfitte dal generale Marco Licinio Crasso a cui si era unito anche Pompeo di ritorno vittorioso dalla Spagna.

Spatheion

Anfora di piccole dimensioni, di forma cilindrica e affusolata, di produzione africana utilizzata per il trasporto probabilmente di olio. La sua produzione si data tra il IV e il VII secolo d.C.

Specchio epigrafico

È lo spazio riservato alla iscrizione, che può essere riquadrato da una cornice.

Strabone

Storico e geografo greco (Amasia, Ponto 64/63 a.C. – 23 d.C.). Studiò a Nysa (Lidia) e a partire dal 44 a.C. a Roma, dove preparò i Commentari storici che scrisse tra il 27 ed il 25 a.C.

L’opera, oggi perduta, si componeva di 47 libri, dei quali i primi 4 riassumevano la storia greca fino al 145/144 e i 43 seguenti, presentati come la continuazione delle Storie di Polibio che si fermavano appunto a tale data, proseguivano fino al 27 a.C.

Fu autore anche dei Commentari Geografici o Geografia, un trattato generale di geografia universale, importante per le osservazioni etnografiche e storiche, giunto a noi quasi per intero.

Strade romane

Le strade romane erano tracciate in modo da essere il più possibile rettilinee. Erano costituite da una massicciata, o strato di base, realizzata con l’impiego di pietre a cui veniva sovrapposto un secondo strato di pietrisco e sabbia ricoperto a sua volta da una pavimentazione di ghiaia e ciottoli o di grossi basoli (blocchi di pietra).

Oltre alle strade glareate (in ghiaia) e basolate (con basoli) esistevano vie in semplice terra battuta. La massicciata stradale era larga generalmente da 2,50 a 9 metri, ma poteva superare anche i 10 metri. Le strade erano di norma affiancate da marciapiedi realizzati con blocchi parallelepipedi.

Le principali vie cittadine modenesi erano la via Aemilia, decumano della città, e il cardo maximus, asse ad andamento nord-sud corrispondente all’incirca all’attuale asse di Rua Pioppa – Corso Adriano.

Strati alluvionali

Depositi fluviali da sabbiosi a limo-argillosi determinati da esondazioni di corsi d’acqua. A Modena sono stati riscontrati nel sottosuolo di tutta l’area urbana. Quelli di maggiore spessore si sono sedimentati tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII secolo d.C. in seguito a ripetute esondazioni dei torrenti Tiepido e Cerca.

L’arco cronologico della sedimentazione è definito sulla base dei rapporti stratigrafici: il deposito alluvionale copre le tombe rinvenute in piazza Grande (scheda 137), databili in base ai corredi funerari alla seconda metà del VI secolo, mentre la tomba di Via Valdrighi (scheda 325) attribuibile all’inizio del VII secolo, è stata invece trovata sopra ai livelli alluvionali e pertanto è posteriore.

Le alluvioni di Modena sono state messe in relazione a particolari condizioni climatiche determinatesi in Italia settentrionale alla fine del VI secolo e in particolare con le notizie riportate da Paolo Diacono (Historia Langobardorum, III, 23-24), il quale narra che nel 589 d.C. una piena dell’Adige fu di tale portata da potere essere paragonata al Diluvium, il Diluvio Universale.

L’evidenza stratigrafica e i recenti scavi presso la via Emilia Est (rinvenimento 350) hanno comunque dimostrato che probabilmente vi furono vari episodi di esondazione e quindi si può ritenere che le alluvioni che seppellirono la città di Modena siano da mettere in relazione ad un diffuso dissesto idrogeologico durato per molti decenni. Episodi alluvionali sono documentati per questo periodo su tutto il bacino del Mediterraneo e sono stati posti in relazione con un momento di peggioramento climatico.

Anche il degrado e lo spopolamento del territorio e la conseguente mancanza di manutenzione delle canalizzazioni realizzate durante l’età romana, contribuirono in modo determinante al dissesto idrogeologico.

Subsellium

Panca montata su quattro piedi, a volte munita di schienale. Alcuni subsellia, quali la sella curulis, la sella imperatoria e il bisellium sono insegne dei magistrati.

Tabula Peutingeriana

Copia medievale di un itinerario figurato (itinerarim pictum) di età romana. Riporta le città e i luoghi di sosta toccati dalle grandi strade romane con l’indicazione delle distanze espresse in miglia (1 miglio era pari a 1,480 m).

Il suo nome deriva da quello di Karl Peutinger, dignitario di Augusta che nel 1507, avuto il documento dall’umanista K. Celtes, si era proposto di pubblicarlo. Essa è ora conservata nella Biblioteca Nazionale di Vienna.

Si tratta di una rappresentazione cartografica disegnata su un rotolo di pergamena lungo m 6,80 suddiviso in 11 parti.

Tacito

Storico latino (54 o 55 d.C. – 120 circa d.C.). Nacque da famiglia di rango equestre forse della Gallia Narbonese o dell’Italia Transpadana o di Interamna (Terni). Vespasiano lo ammise nell’ordine senatorio. Nel 78 d.C. sposò la figlia di Gneo Giulio Agricola, importante uomo politico e generale e ricoprì poi le cariche di tribuno militare, questore, tribuno della plebe o edile, e pretore.

Nel 97 d.C. l’imperatore Domiziano lo nominò console. Nel 112-113 fu governatore d’Asia. La prima opera storica di Tacito fu una monografia sul suocero (Agricola), scritta nel 97-98 d.C., in cui agli elementi biografici se ne mescolano altri più propriamente storici, come la descrizione della Britannia e della sua conquista da parte di Agricola.

Fu autore di un trattato sulle popolazioni germaniche (Germania), scritto nel 98. Le sue opere più celebri sono le Historiae, scritte forse tra il 106-107, e gli Annales ab excessu divi Augusti, pubblicati dopo il 117 d.C.

Le Historiae trattano del periodo che va dal 69 fino alla caduta di Domiziano (96 d.C.); dei 12 o 14 libri complessivi restano i primi 4 e la sezione iniziale del quinto, relativi ai fatti del 69 e di parte del 70. Gli Annales erano composti originariamente di 16 o 18 libri, dei quali restano i libri I-IV e parte del V (14-29 d.C.), il VI senza inizio (31-37 d.C.), e le parti comprese dalla seconda metà dell’XI a parte del XVI (47-66 d.C.).

Taifali

Popolazioni barbariche che nel 377 d.C., per volere dell’imperatore Valentiniano I, vennero stanziate in Italia, insieme ad Alamanni e Goti, per ripopolare la campagna. Gruppi di Taifali furono trasferiti anche nel Modenese.

Teodulo o Teodoro

Notaio, prete fiduciario di S. Geminiano, al quale succedette nella cattedra vescovile dopo il 31 gennaio 397, quando probabilmente morì S. Geminiano. A lui la tradizione attribuisce la costruzione della primitiva chiesa (la basilica ad corpus) eretta sulle spoglie di S. Geminiano, divenuta poi cattedrale.

Teodulo, partecipò come inviato del vescovo Geminiano, al concilio tenuto da S. Ambrogio nel 390 a Milano.

Tepidarium

Nei complessi termali era un ambiente riscaldato moderatamente, raggiungibile dal frigidarium e dal calidarium. All’interno si trovava una vasca di acqua tiepida riscaldata da caldaie.

Ceramica aretina o terra sigillata

Vasellame fine da mensa caratterizzato da un rivestimento rosso corallino lucente, prodotto ad Arezzo a partire dalla metà del I secolo a.C. fino al I secolo d.C. I servizi da tavola sono soprattutto coppe e piatti, oltre ad alcune forme chiuse. Il vasellame poteva essere liscio o decorato a rilievo e spesso presenta il marchio del produttore. Ebbe una grande diffusione in Italia e nelle province.

La denominazione di terra sigillata deriva dalla presenza di elementi decorativi a rilievo (sigilla) applicati sulla superficie esterna.

Terra sigillata nord-italica

Vasellame fine da mensa caratterizzato da un rivestimento rosso, prodotto in Italia settentrionale ad imitazione della ceramica aretina a partire dalla fine del I secolo a.C. fino al II secolo d.C. I servizi da tavola sono soprattutto coppe e piatti, oltre a più rare forme chiuse (brocche, bottiglie).

Il vasellame poteva essere liscio o decorato a rilievo e presenta spesso il marchio del produttore.

Timpano

La parte alta della facciata esterna di un edificio, spesso un tempio, delimitata dagli spioventi del tetto. Nelle stele funerarie costituisce la terminazione triangolare della parte superiore.

Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti

Figlio di Iacopino, nacque agli inizi del XVI secolo e morì nel 1554. Esercitò a Modena diversi lavori come profumiere, orefice, notaio, pubblico ufficiale. In quest’ultima veste ricoprì diversi importanti incarichi amministrativi (fu tesoriere nel periodo 1511 – 1516 e ragionato dal 1518 al 1524), a lui affidati dai Conservatori della Comunità anche allo scopo di sanare precedenti gestioni finanziarie.

Fu insignito del titolo di Cavaliere e Conte Palatino dall’imperatore Massimiliano I e di Notaio Apostolico da Leone X. La sua Cronaca modenese, in 8 volumi, narra i fatti accaduti a Modena ed anche in ambito europeo, nel periodo dal 1502 al dicembre 1554, distinguendosi per la precisione degli avvenimenti riferiti e per il sentimento che legava il cronista Lancellotti alla sua città.

Nella sua cronaca sono ricordati molti rinvenimenti archeologici avvenuti in quegli anni in città.

Torques

Collana di metallo, oro, argento o bronzo, spesso foggiata a torciglione. Le due estremità potevano essere decorate da figure o da motivi geometrici. I Romani conobbero il torques soprattutto in seguito alle lotte contro i Galli; per questo il torques divenne anche un’onorificenza e una ricompensa militare.

Torre dell’Orologio

Torre inglobata all’interno del Palazzo Comunale di Modena. Sorge su una più antica struttura, la torre dell’Arengario del Popolo, eretta all’inizio del XIV secolo. Il primo orologio vi fu posto nel XV secolo. Nel 1480 il quadrante venne decorato con gli stemmi Estense e della Comunità da Francesco Bianchi Ferrari.

Nel 1508 venne eretta su disegno di Bartolomeo Bonascia la cupola ottagonale. L’attuale orologio è stato realizzato nel 1868 da Ludovico Gavioli. In una nicchia a destra della torre era collocata fino al 1798 la statua della Madonna col Bambino e S. Giovannino di Begarelli, attualmente esposta nel Museo Civico d’ Arte di Modena.

Nel nicchione della torre è oggi collocata una statua settecentesca dell’Immacolata.

Trabeazione

Elemento architettonico orizzontale, portante, compreso tra due sostegni (pilastro o colonne). Negli ordini classici la trabeazione è composta di architrave, fregio e cimasa.

Traiano

Marcus Ulpius Traianus, imperatore romano dal 98 al 117 d.C. Nato in Spagna, a Italica, nel 53 d.C. da Marco Ulpio, senatore provinciale che era stato console e proconsole d’Asia sotto gli imperatori della dinastia dei Flavi.

Traiano ebbe un’educazione prevalentemente militare e fu tribuno militare per circa dieci anni prima di intraprendere la carriera senatoria e di divenire console nel 91 d.C. Dopo avere combattuto in Germania Superiore ne divenne governatore. Nel 97 d.C. fu adottato dall’imperatore Nerva, che lo associò all’impero. Alla morte di Nerva, nel 98 d.C., divenne imperatore, il primo di origine provinciale.

Traiano continuò la politica dei Flavi e potenziò l’istituzione degli alimenta, prestiti agrari concessi dall’imperatore a basso tasso di interesse; le somme ricavate assicuravano l’istruzione e il mantenimento dei giovani orfani italici. Celebre è la Tabula alimentaria rinvenuta a Veleia nel piacentino, oltre a quella di Benevento.

Tra le opere pubbliche spicca la costruzione del complesso del foro e dei mercati traianei su progetto di Apollodoro di Damasco e della Colonna Traiana, fatta erigere dall’imperatore per commemorare le guerre contro i Daci. Morì in Cilicia nel 117 d.C. mentre stava tornando a Roma dopo avere combattuto una rivolta delle comunità giudaiche.

Transvectio equitum

Sfilata solenne eseguita a Roma dai cavalieri con corone d’ulivo il 15 luglio di ogni anno per festeggiare la battaglia di Lago Regillo, combattuta nel 499 a.C. tra i popoli latini coalizzati nella Lega Latina e Roma.

Trattato della Città di Modena

Cronaca manoscritta anonima del secolo XVIII divisa in tre libri. Nel primo libro si parla dell’origine di Modena, delle guerre in essa avvenute e dei signori che la governarono. Nel secondo libro (perduto) erano descritte le chiese e le vite dei vescovi di Modena.

Il terzo libro è pure perduto. Il trattato arriva all’anno 1638, presentando i fatti con maggiore concisione per il sec. XVI e in maniera più ampia per il secolo successivo.

Triade capitolina

Le tre divinità, Giove, Giunone e Minerva, cui venne dedicato il capitolium, tempio a tre celle eretto nel VI secolo a.C. sul colle capitolino a Roma. Alle tre divinità vennero in seguito dedicati altri templi, caratterizzati dal medesimo schema costruttivo del primitivo capitolium di Roma.

Tribù

Ogni cittadino romano era iscritto ad una delle 35 tribù nelle quali era suddivisa l’intera cittadinanza. Le tribù rappresentano una sorta di distinzione dei cittadini romani in distretti elettorali. La tribù Pollia era quella in cui erano iscritti i cittadini romani di Mutina.

Alla stessa tribù appartenevano anche i cittadini di Parma e di Regium Lepidi. L’indicazione della tribù nelle iscrizioni tende a scomparire nel III secolo d.C.

Tribunus militum

Uno degli ufficiali superiori della legione a capo delle coorti. I tribuni militari erano eletti per lo più tra i giovani della classe senatoria. In età imperiale avere ricoperto la carica di tribunus militum era una condizione essenziale per essere eletti in senato.

Con Augusto anche i soldati che avevano compiuto determinati anni di servizio come ufficiali o sottufficiali potevano divenire tribuni militum e il titolo venne inserito nella carriera equestre.

I tribuni appartenenti alla classe senatoriale erano detti laticlaves e avevano per lo più compiti amministrativi; i tribuni della carriera equestre erano detti angusticlaves e avevano compiti militari.

Triglifi

Elementi decorativi stretti e sporgenti, ornati da tre scanalature verticali che si alternano alla metope nel fregio dorico.

In origine il triglifo era una tavoletta di terracotta, poi di pietra, che rivestiva le testate delle travi che sorreggevano la struttura del tetto.

Tripode

Treppiede con piedi verticali che generalmente sostiene un bacino che può avere un coperchio concavo. Si utilizzava anche nel culto pubblico o privato come altare per offerte e libagioni. È raffigurato spesso sui monumenti funebri in quanto era utilizzato nei sacrifici e nel culto dei morti.

Triumvirato

Magistrato di un collegio composto di tre membri. I triumviri ordinari potevano svolgere diverse funzioni, quali quelle dei triumviri monetales, che presiedevano alla coniazione di monete, o dei triumviri capitales, con funzioni di polizia e incarichi pertinenti all’amministrazione della giustizia.

Vi furono anche triumvirati straordinari, quali il I triumvirato, costituito nel 60 a.C. da Pompeo, Cesare e Crasso: si trattň di un’intesa privata per mezzo della quale i tre uomini politici piů potenti di Roma si assicurarono il predominio del governo.

Un vero e proprio triumvirato fu invece il cosiddetto II triumvirato, costituito dal Senato e sanzionato dalla Lex Tutia per volere di Ottaviano, Antonio e Lepido nel 43 a.C. Lo scopo ufficialmente dichiarato di questo governo a tre fu la riorganizzazione dello stato; infatti, il titolo fu di triumviri rei publicae constituendae.

Uccelli rapaci

La raffigurazione di uccelli rapaci che divorano e sopraffanno altri animali è utilizzata come motivo simbolico che richiama la violenza della morte che tronca la vita umana.

Umbone

Elemento rilevato, concavo, generalmente in metallo, posto all’esterno dello scudo in posizione centrale.

Urceus

Brocchetta di terracotta o metallo, caratterizzato da un’ansa. L’urceus veniva usato come brocca per acqua, vino, olio, miele, aceto, mosto, conserve di frutta.

Urna cineraria

Recipienti di terracotta, pietra, vetro o metallo che servivano a custodire le ceneri e i resti di un defunto dopo la cremazione.

Valentini

Il cronista Francesco Panini nella sua Cronica annovera la famiglia Valentini fra le famiglie nobili modenesi del XVI secolo, citando come uomo illustre della famiglia Filippo, “huomo di grande ingegno et profondo non solo nelle leggi, ma in ogni sorte di scienza”.

Marco Terenzio Varrone

Scrittore latino (Rieti, 116 a.C. – 27 a.C.). Studiò retorica a Roma completando poi la sua preparazione filosofica ad Atene. Quando rientrò in Italia seguì la causa di Pompeo, che lo ebbe come ambasciatore sia nella guerra contro i pirati nel 67 a.C., sia in Spagna nel 49 a.C.

Tra le sue opere (scrisse più di 600 libri), fondamentali sono le sue Antiquitatum Libri XLI, rassegna della vita civile e religiosa romana; fu poi l’inventore della prima enciclopedia, i Disciplinarum libri novem. In campo della didattica produsse il De lingua latina, in cui indagava il significato originario delle parole, sempre con l’intento di risalire alle radici della romanità.

Compose poi un’opera di 700 biografie di personaggi illustri (Imagines), interamente perduta, e 150 libri di Saturae menippeae. All’età di 80 anni compose anche un manuale di agricoltura, il De re rustica, in cui in 3 libri trattava della terra, dell’agricoltura e dell’allevamento.

Lodovico Vedriani

Nato a Modena nel 1605, fu ordinato sacerdote nel 1630 e da allora si dedicò all’insegnamento nel Collegio S. Carlo di Modena. Morì nel 1670.

È autore della Historia dell’antichissima città di Modona di D. Lodovico Vedriani, dottore teologo modenese, nella quale si narra non solo l’origine progressi, fortune e i maggiori successi di lei, ma ancora quelli di tutta l’Italia, c’hanno relatione alla medesima, dedicata, come si legge nel frontespizio, agl’illustrissimi Signori Conservatori dell’istessa città.

La cronaca fu edita a stampa nel 1666 – 1667 da Bartolomeo Soliani in due volumi; nel primo narra la storia di Modena dalle origini al 1052, il secondo dal 1052 al 1667.

Vespasiano

Titus Flavius Vespasianus (Teate (Rieti) 9 d.C.- Aquae Cutiliae, Rieti 79 d.C.). Imperatore romano dal 69 al 79 d.C. Divenne console nel 51 d.C. e proconsole in Africa nel 62. In seguito alle lotte scoppiate dopo la morte di Nerone (68 d.C.), che videro succedersi al governo dell’impero Galba, Otone e Vitellio, Vespasiano fu proclamato imperatore dalle legioni orientali e danubiane, che designarono i suoi figli Tito e Domiziano come cesari.

Dovette però scontrarsi con i seguaci di Vitellio, finché questi non venne ucciso in un tumulto dell’esercito scoppiato a Roma nel 69 d.C. Anche il senato riconobbe Vespasiano imperatore, designò come consoli per l’anno 70 Vespasiano e Tito e confermò Domiziano cesare. Nel 71 Vespasiano associò al governo dell’impero Tito, che era tornato dall’oriente dopo la conquista di Gerusalemme, proclamandolo particeps, consor et tutor imperii.

All’inizio del suo regno compì diverse spedizioni militari in Britannia e in Gallia, dove represse alcune ribellioni, e in Germania, dove consolidò il confine tra Reno e Danubio. A Vespasiano si deve anche la costruzione dell’anfiteatro Flavio, più noto come Colosseo, compiuto dal figlio Tito nell’80 d.C.

Veterani

I soldati che dopo avere completato il servizio militare venivano congedati.

Via Emilia

Grande strada romana tracciata dal console Marco Emilio Lepido nel 187 a.C., univa le due roccaforti dell’avanzata romana in Italia Settentrionale Ariminum (colonia dedotta nel 218 a.C.) e Placentia (colonia del 191 a.C.). Lungo il suo percorso si trovavano anche le colonie di Mutina e Parma dedotte nel 183 a.C.

La via Aemilia era costituita da un lungo rettifilo che tagliava la regione da sud-est a nord-ovest collegandone i principali centri. Per la sua importanza strategica e commerciale la strada divenne fin dal II secolo a.C. l’asse di impostazione del sistema itinerario della regione: dalla via Aemilia si staccavano infatti la cosiddetta via Flaminia minor costruita tra Rimini e Arezzo nel 187 a.C. dal collega di Lepido Caio Flaminio e che completava il piano di accerchiamento del territorio dei Liguri, la via Aemilia Altinate, aperta forse nel 175 a.C. da Lepido in occasione del suo secondo consolato, tra Bologna, Altino e Aquileia, la via Postumia, del 148 a.C., che univa Piacenza a Genova e Aquileia, e altre strade minori verso l’appennino e verso la pianura.

Il percorso era scandito a ogni miglio (pari a 1,487 Km) da un miliario, segnale stradale dell’antichità che spesso indicava oltre alla distanza dal capolinea della via, anche il nome di chi ne aveva curato la costruzione o il restauro.

Numerosi rinvenimenti archeologici hanno dimostrato che la strada era pavimentata con diverse tecniche costruttive a seconda dell’importanza dei tratti attraversati: all’interno dei centri urbani la strada era generalmente basolata, ossia pavimentata con grossi blocchi di pietra, per lo più trachite proveniente dai Colli Euganei, tagliati a cuneo e disposti in maniera regolare.

Nelle aree suburbane, che spesso avevano funzione residenziale, la strada era di norma acciottolata, mentre nel territorio era glareata, ossia rivestita da un manto di piccoli ciottoli e frammenti laterizi. In corrispondenza dei ponti o di tappe importanti sorgevano spesso impianti di servizio, mansiones, stationes o mutationes (punti di ristoro e alloggio per i viandanti o stalle per il cambio dei cavalli), e veri e propri agglomerati minori (vici).

Sul percorso della Via Aemilia tra Modena e Reggio Emilia, ad esempio, le fonti antiche ricordano la Mutatio Ponte Secies, che sorgeva in prossimità del ponte sul Secchia, forse presso l’attuale centro di Marzaglia, mentre verso Bologna era la Mutatio ad Victoriolae, prossima all’attraversamento del Panaro.

Vir consularis

In origine il vir consularis era colui che aveva ricoperto la carica di console (un ex console). I viri consulares sedevano in senato; erano i più alti esponenti nella gerarchia dei senatori, i primi a votare e a prendere la parola nelle assemblee.

Nelle iscrizioni di I-III secolo d.C. il consularis è il governatore di una provincia imperiale, proveniente dal rango senatorio. Nel IV secolo d.C. era un titolo che si acquisiva dopo un certo numero di anni di servizio.

Nella divisione delle province romane avvenuta in seguito alle riforme di Diocleziano e Costantino sono i governatori delle province.

Vitellio

Aulus Vitellius, (15 – 69 d.C.).

Imperatore romano nell’anno 69 d.C. Legato alla dinastia giulio-claudia fu console nel 48 d.C. e proconsole d’Africa. Dopo la morte di Nerone fu nominato da Galba comandante delle truppe del basso Reno. Acclamato imperatore dalle sue legioni nel gennaio 69 d.C., si rivolse contro lo stesso Galba, che fu ucciso poco dopo a Roma dai pretoriani che avevano acclamato Otone.

I vitelliani sconfissero Otone a Bedriacum (presso Cremona) e Vitellio da Lione marciò su Roma. Dopo che le truppe orientali, già legate ad Otone, acclamarono Vespasiano in Giudea, seguite dalle truppe danubiane, seguì un periodo di lotte tra Vitellio e i seguaci di Vespasiano. Vitellio venne ucciso in un tumulto dell’esercito scoppiato a Roma nel 69 d.C.

Vitruvio

Architetto e trattatista romano autore del De Architectura libri decem. Di lui si ignorano sia i dati cronologici sia biografici. Comunemente appare con il prenomen di Marco Pollione. Si ritiene che abbia composto il trattato in etā augustea, tra il 30 e il 40 d.C.

Come architetto pare non abbia avuto alcun incarico importante se si esclude la ricostruzione da lui stesso ricordata nel libro V della sua opera della basilica di Fano.

Volumen

Rotolo di papiro, pergamena, tela o altro materiale adatto a costituire un supporto per scrivere. È spesso raffigurato su oggetti o monumenti con diverso valore simbolico. Ad esempio, è il simbolo di autorità nella vita pubblica e del potere di emanare leggi per il magistrato o di emettere sentenze per il giudice.

A volte è raffigurato nelle scene di matrimonio nella mano dello sposo a simboleggiare il contratto di matrimonio. È attributo distintivo di diverse professioni: è il libro dei conti del banchiere o del commerciante e rappresenta i progetti dell’architetto.

Nel culto, soprattutto quello di Iside e nei culti orientali, il volumen contiene il testo delle preghiere, gli inni o le prescrizioni rituali.

Wiligelmo

Scultore attivo tra la fine dell’XI secolo e il principio del XII che lavorò al cantiere del Duomo di Modena. Il suo nome compare nella lapide commemorativa della fondazione (datata al 1099) ora collocata sulla facciata della cattedrale di Modena.

È l’autore di quattro bassorilievi, forse in origine elementi di un pontile, attualmente inseriti in facciata, con scene della Genesi. All’opera di Wiligelmo si attribuiscono anche il portale centrale della facciata, i due rilievi di genietti portafiaccola, gran parte dei capitelli dell’archeggiatura esterna nella facciata, nei fianchi, nell’abside e all’interno nella cripta e nelle navate.