La Cavalleria
Durante i primi secoli della repubblica la cavalleria romana era ancora composta da 300 uomini divisi in 30 turmae di 10 cavalieri. Ogni turma era comandata da un decurione affiancato da un optio, un soldato scelto.
In considerazione degli alti costi dell’armamento e delle cavalcature la cavalleria romana era costituita da esponenti della classe di reddito elevata, i cosiddetti extra ordinem; quest’usanza tramandava una antichissima tradizione, risalente probabilmente già al periodo protostorico, secondo la quale l’utilizzo in guerra del cavallo faceva parte dei privilegi dell’aristocrazia.
Il peso strategico della cavalleria romana rimase a lungo marginale. Solo a partire dalla battaglia di Zama del 202 a.C., quando l’impiego dei cavalieri Numidi consentì a Scipione l’Africano di sconfiggere i cartaginesi, questo corpo assunse una maggiore importanza. Nel I secolo a.C. l’uso della cavalleria aumentò grazie all’utilizzo massiccio delle milizie ausiliarie composte da cavalieri stranieri.
Durante la guerra di Modena Antonio poteva contare su un contingente di cavalieri Celti, passati dalla sua parte dopo aver tradito Ottaviano, e da un altro di cavalieri Mauritani.
Anche l’esercito senatoriale guidato da Ottaviano poteva disporre di cavalieri Celti ma la superiorità in questo settore dell’esercito era certamente di Antonio. La sua cavalleria Mauritana nella battaglia di Forum Gallorum riuscì infatti ad aggirare l’ala destra della legione Martia provocandone una disordinata ritirata verso Est.
Il cavaliere romano in età tardo repubblicana e cesariana era dotato di una cotta di maglia di ferro simile a quella dei legionari e, per quanto è dato sapere dalle poche raffigurazioni esistenti su monumenti, l’elmo si distingueva da quello dei legionari solo per una maggiore conicità. Differenti erano invece lo scudo (parma equestris), più piccolo e rotondo con umbone centrale, e le armi. Oltre a corti giavellotti i cavalieri disponevano di una lancia a punta fogliata (lancea) e di una spada (spatha) più lunga e stretta (70-80 centimetri) rispetto al gladius dei legionari, maggiormente adatta al combattimento da cavallo.
Come dimostrano alcune raffigurazioni su monumenti, la sella dei cavalieri era simile a quelle attualmente in uso; simili erano anche le redini, le briglie e i morsi di cavallo. Non venivano invece utilizzate le staffe che saranno introdotte solo nei primi secoli dell’alto medioevo.
I cavalieri ausiliari celti portavano oltre alla lorica hamata il tipico elmo a calotta sferica con grandi paraguance, coprinuca e piccola visiera. Armati di spatha e lancia rappresentavano la cavalleria pesante.
I cavalieri mauritani invece, grazie al loro armamento sostanzialmente ridotto ad un piccolo scudo rotondo e a tre corti giavellotti, erano estremamente mobili e costituivano un corpo leggero specializzato.
Il comando delle truppe ausiliarie straniere era sottoposto al comando di praefecti alae, ufficiali romani di rango equestre. Il ruolo tattico della cavalleria romana e della cavalleria ausiliaria era soprattutto quello di aggirare la fanteria nemica, di attaccarla ai fianchi con continue incursioni, di inseguire le truppe appiedate in ritirata o anche quello di compiere rapide azioni di disturbo.