Vestibolo delle terme suburbane di Ercolano. I secolo d.C.

Gli ambienti
Gli edifici termali erano realizzati con planimetrie e strutture diverse, determinate oltre che dalla disponibilità economica del costruttore, dalla quantità e tipologia degli utenti (terme private, pubbliche, terme militari o riservate ai membri di collegia), dal contesto topografico, dall’ubicazione geografica e relative caratteristiche climatiche e da eventuali finalità terapeutiche.
Le terme Stabiane di Pompei costituiscono un esempio di terme in una cittadina di provincia dell’età tardo-repubblicana e della prima età imperiale. Il percorso che gli utenti di queste terme seguivano era assiale attraverso la tipica direttrice frigidarium-tepidarium-caldarium. L’impianto era diviso nei due settori, maschile e femminile. Ad Ostia sono note tre grandi terme pubbliche e numerosi balnea di quartiere gestiti da privati, la cui pianta, a differenza di quella delle terme Stabiane, risulta spesso irregolare con percorsi tortuosi, condizionati dalla preesistenza di altri edifici. La costruzione a Roma delle terme di Traiano nel I secolo d.C. comportò la diffusione del modello costituito da ambienti simmetrici disposti intorno ad un corpo centrale che permetteva ai frequentatori un doppio percorso ad anello.

Apodyterium (spogliatoio) del reparto femminile delle terme urbane di Ercolano.
È una piccola sala con volta a stucco e pavimento a mosaico, rappresentante Tritone circondato da delfini, polpi, murene. Fine I secolo a.C. – prima metà I secolo d.C.

Il primo ambiente che si incontrava all’ingresso delle terme era l’apodyterium (spogliatoio), spesso preceduto da un vestibolo, attrezzato con panche lungo le pareti, nicchie e mensole divise in scomparti per sistemare i vestiti ed altri effetti personali. Il laconicum era una sala adibita al bagno di aria calda, simile alla nostra sauna la cui frequentazione veniva raccomandata da grandi terapeuti come Celso e Galeno per gli effetti benefici sulla circolazione sanguigna. Solitamente a pianta circolare, questo ambiente era dotato di nicchie absidate provviste di sedili. La volta troncoconica presentava alla sommità una apertura chiusa da un disco di bronzo che, con un sistema di catene, poteva essere innalzato o abbassato allo scopo di regolare il calore interno. Il riscaldamento dell’ambiente era ottenuto con una o più stufe collocate al centro del vano. In epoca successiva prevalse l’uso dell’ipocausto, come nelle terme suburbane di Ercolano, dove il calore veniva diffuso tramite intercapedini del pavimento e delle pareti. L’ubicazione del laconicum di norma, come raccomandava Vitruvio, era attigua al tepidarium, anche se non è insolito trovare laconica attigui a frigidaria. La sudatio era una cura più energica dei bagni di aria calda e richiedeva l’immissione diretta di vapore caldo nell’ambiente, fenomeno particolarmente sfruttato a Baia, presso Napoli, grazie alla presenza di vapori naturali.

 

Pompei, terme del Foro, caldarium con vasca di marmo (labrum). I secolo d.C.

La stanza adibita ai bagni caldi, il caldarium, aveva pianta variabile in base all’importanza delle terme: rettangolare con abside su uno dei lati corti oppure movimentata da absidi e nicchie. Rimangono invece inalterati gli elementi essenziali: la vasca per il bagno ad immersione (alveus), riscaldata direttamente dal sottostante praefurnium, da cui l’acqua calda proveniente dalla caldaia arrivava nella vasca per mezzo di tubi di piombo, e la fontana per le abluzioni fredde (labrum). Vasche e pavimenti potevano essere rivestiti di metallo per trattenere meglio il calore. Il caldarium e gli altri ambienti riscaldati erano orientati a sud-ovest per sfruttare il calore dei raggi solari durante le ore pomeridiane che coincidevano con il momento di maggiore frequentazione degli impianti. I caldaria erano spesso illuminati dalla luce che entrava da finestre di varie dimensioni, aperte al di sopra delle pareti o nelle volte. Nei primi decenni del I secolo d.C. l’introduzione dei vetri da finestra rese possibile la realizzazione di aperture senza dispersione di calore.

 

Tepidarium delle terme Suburbane di Ercolano. I secolo d.C.

Il tepidarium, ambiente a temperatura media, di norma inserito come sala di passaggio fra i vani ad alta temperatura ed il frigidarium, veniva utilizzato anche come stanza per le immersioni e come apodyterium. All’interno si trovava una vasca con acqua tiepida riscaldata da caldaie. Celso prescriveva che i frequentatori si immergessero nel tepidarium prima di passare al caldarium. Gli arredi tipici erano bracieri e panche.
Il frigidarium era riservato ai bagni freddi. Vi si accedeva dopo la sosta nelle sale riscaldate e dopo la pausa nel tepidarium. La forma del frigidarium era varia: spesso circolare con absidi, raramente rettangolare. All’interno si trovava una vasca di acqua fredda riservata ai bagni per immersione, dotata di gradini per agevolare la discesa e utilizzabili come sedili. Il bacino e i gradini erano spesso rivestiti di marmo ed il pavimento era frequentemente decorato a mosaico. Non di rado nei complessi termali si trovava anche una piscina per nuotare (natatio). Nelle terme della villa di Piazza Armerina la piscina era nel frigidarium insieme alla vasca per immersione, mentre di solito era annessa alla palestra, come nelle Terme Stabiane di Pompei.