1. Area della Cittadella

Necropoli. Prima metà I secolo d.C.
1635? Scavi per la costruzione della Cittadella

Cronache del XVII secolo descrivono il rinvenimento, in un’area non meglio precisata della Cittadella, di due frammenti di iscrizioni funerarie decorate con ritratti di defunti, forse pertinenti ad un’unica grande stele. Nella stessa circostanza fu probabilmente recuperato anche il leone di pietra proveniente da un grande monumento funerario, a lungo collocato vicino alle mura della Cittadella. I due monumenti sono riferibili alla necropoli occidentale di Mutina. I materiali sono conservati presso il Museo Lapidario Estense.

Approfondimento

I cronisti Minghelli e Vedriani riportano il rinvenimento effettuato nel 1635 “nella fabbrica della fortezza” (cioè la Cittadella) di una stele alta cinque braccia (m 2,60 circa) con “sei teste di basso rilievo, divise in due parti” e ne trascrivono il testo epigrafico.

I cronisti ricordano anche che la stele fu donata dal duca Francesco I al rettore della chiesa di S. Faustino, che la fece collocare davanti alla chiesa su una base di marmo a sostegno della croce che lo stesso duca aveva donato.

Nel corso del XVIII secolo la stele venne divisa in due pezzi: la parte superiore fu reimpiegata come fontana di un abbeveratoio presso il “Casino Rosa, distante un miglio da S. Faustino”, di quella inferiore si perse traccia fino a quando fu “riscoperta” nel 1852 demolendo casa Panini in Corso Canalchiaro

Fonti e documenti

Ma gettandosi a terra la chiesiuola posta a pié della Croce della Pietra per servire ella di troppo impedimento al continuo passaggio per quelle strade e quae rialzossi su una colonna di marmo quella croce che ora si vede, donandosi la vecchia dal nostro comune al Rettore di S. Faustino per nome di D. Gio. Bollino, il quale alzolla di nuovo davanti alla sua chiesa su una base di marmo che tiene incassata una lapide trovata nella fabbrica della Fortezza e donata dal duca Francesco al detto rettore. È questa una lapide alta cinque braccia con sei teste di bassorilievo divise in due ordini l’uno al di sopra e l’altro al di sotto con queste due iscrizioni nel mezzo:

M. NOVANUS M. L. PRINCEPS
APOL. SIBI ET SUIS
M. NOVANUS M. L.
AUCTUS CONLIBERTUS

l’altra

M. NOVANUS M.
F. MARCELLUS
CAIUS NOVANUS SIBI
ET POMPILIAE PRIMAE ET
FILIIS
IN FRO. P. XIII IN AG. P. XV

Antonio Minghelli, Memorie della città di Modena
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.G.5.9=It.393, c. 307 r.

 

Lodovico Vedriani, Historia dell’antichissima città di Modona,
Modona 1666-1667, vol.II, pp. 125-126

Rinvenimenti

Stele dei Novani

Due frammenti probabilmente ricomponibili in un’unica stele centinata. Nella parte superiore è inserita in una nicchia una coppia di defunti sormontata da una testa di fanciullo, in quella inferiore un busto centrale femminile affiancato da due busti maschili.

In entrambi i frammenti, sotto ai ritratti dei defunti, è presente l’iscrizione. Prima metà I secolo d.C.

Il foro al centro del frammento superiore venne praticato in occasione del riutilizzo del pezzo come elemento di fontana nel corso del XVIII secolo.


M(arcus) Novanus M(arci) l(ibertus) Princeps / Apol(linaris) sibi et suis. / M(arcus) Novanus M(arci) l(ibertus) / Auctus conlibertus.

Marco Novano Principe, liberto di Marco, membro del collegio degli Apollinari (fece) a se stesso e ai suoi. Marco Novano Aucto, liberto di Marco, compagno di manomissione.


V(ivi) v(ivis): / M(arcus) Novanus M(arci) f(ilius) / Marcellus / Pompeiae Primae; /
C(aius) Novanus M(arci) f(ilius ) C[—]as / sibi et filiis. / In fro(nte) p(edes) XIII in ag(ro) p(edes) XV.

Da vivi (realizzarono questo monumento) per i vivi: Marco Novano Marcello, figlio di Marco a Pompeia Prima; Gaio Novano C—as, figlio di Marco, a se stesso e ai figli. Sul lato frontale il recinto misura 13 piedi, in profondità 15 piedi.

La lettura delle iscrizioni è stata integrata per le parti mancanti con i testi delle epigrafi tramandati dai cronisti Minghelli e Vedriani.

I due frammenti riportano la dedica di membri della famiglia dei Novani. Alcuni sono di origine libera, altri liberati da una precedente condizione servile.

Tra i liberti figura anche un membro del collegio sacerdotale degli Apollinares, Marcus Novanus Princeps, che ha assunto il prenome Marco in segno di deferenza nei confronti del suo patrono.
L’area sepolcrale misurava circa m 3,90 x 4,50.
Collocazione: Modena, Museo Lapidario Estense

Leone funerario

Leone di calcare scolpito a tutto tondo, originariamente collocato sul basamento di un grande monumento funerario del tipo a dado o a edicola. I secolo d.C.  Dopo il rinvenimento il leone fu a lungo collocato vicino alle mura della Cittadella fino a quando fu trasferito al Museo Lapidario Estense (1828).

Leone Funerario. Museo Lapidario Estense