46. Area di via F.M. Molza?

Necropoli. I-II secolo d.C.?
Settembre 1635. Scavi per il fossato delle mura in occasione dell’ampliamento seicentesco per la costruzione della Cittadella

Cronache del XVII secolo descrivono il rinvenimento, a m 3,20 circa di profondità, di un’ara funeraria del tutto simile a quella rinvenuta nel 2007 nella necropoli orientale (ara di Vetilia) e di un frammento iscritto, probabilmente pertinente ad una stele. Il rinvenimento è riferibile alla necropoli occidentale di Mutina. Alla stessa profondità è segnalata la presenza di ceppi e tronchi d’olmo che potrebbero in realtà riferirsi ad un intervento di bonifica, come attestato anche nel vicino rinvenimento 4. L’ara e il frammento di stele sono andati dispersi ma sono documentati dai disegni riportati nelle cronache.

Approfondimento

Tre cronisti, Spaccini, Colombi e l’anonimo autore del Trattato della Città di Modena, descrivono il rinvenimento alla profondità di 6 braccia dell’ara funeraria di Q. Alfidius Hyla e del frammento di stele con iscrizione Patrono Apoll. Di entrambi i monumenti viene fornito anche il disegno.

Fonti e documenti

 

Giambattista Spaccini, Cronaca modenese, 1588-1636, 11 novembre 1636
vol IX, c. 50 r., ASCMO

 

Discorso sopra un epitafio trovato nel 1635 nelle fondamenta nella nuova Fortezza di Modona.

 

Et il mese di settembre del detto anno [1635] nel cavare la fosa sudetta della fortezza dala banda di sotta furono trovati sotto tera sei braza l’infrascrito pilastro di un quadro di marmore con le infrascrite lettere con tre pietre grande sotto una sopra l’altra che facevano tre scalini come qui nel disegno qual era d’altezza braccia 4 ½ et dale bande vi era una scodela et una broca intarsiate et nella cima un incavo con il buso apiombato qual si crede che vi fose già una statua ne tempi antichi …

 

Vincenzo Colombi, Cronaca di Modena, (dal 1597 al 1643)
BE, Cronache Modenesi Manoscritte, Racc. Campori 291 = (g.B.6.11, c. 14 v. e c. 15 v.)

 

Et parimente del detto tempo et nel detto loco vi si è trovato l’infrascrito quadro di marmore rotto come nel infrascrito disegno et con le infrascrite lettere che vogliano dire che le colonie de Romani havevano i suoi padroni cittadini Romani. // Vivens fecit overo Vale Feliciter o vero Viro forti // Et nello fondo della fossa della fortezza sotto terra sei brazza vi erano cepe et alcuni alberi adazzati d’olmo spexi et in confuso che si crede che anticamente vi fose un boscho d’olmi et che il tempo in mezzo le inondazioni de fiumi habbi scoperta di terra le dette cepe et li detti marmi con haver cresciuto il terreno.

 

 

 

Trattato della Città di Modena

Parimente del isteso anno 1635 nel cavare essa fossa della detta forteza dalla parte di sotto, sotto terra sei brazza incirca fu trovato un pilastro di marmo che formava un quadro in groseza lungo braza 4 ½ con sotto tre pietre sopra l’una al altra et le pietre dette erano di diferente grandeza imperò che stando l’una sopra l’altra formavano tre scalioni sopra alli quali era posto esso pilastro in una facciata del quale erano scolpite lettere come quivi sotto dimostriamo et da un lato nel mezzo era scolpito una broccha da acqua et nel altra faciata era scolpito una scodella et nella cima cioè nel quadro di sopra era un incavo quadro con un buco nel mezo che mostravano l’uno et l’altro esser stato ivi impiombato et incasato un’altro pilastro più picolo, overo una statua. Qual pilastro come si trovava et le lettere mostriamo qui sotto in disegno. Et ancora vi era apreso un altro pilastrelo quale si mostra qui sotto nella maniera che si trovava rotto non vi essendo altro che la mità…

 

Trattato della città di Modena et suo ducato et delle cose in esso accadute
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.M.G.10.33, c. 45 v.

Rinvenimenti

Ara di Q. Alfidius Hila

Ara funeraria. Il monumento collocato su tre blocchi a scalini, presentava alla sommità pulvini cilindrici con strozzatura centrale probabilmente decorati a motivi vegetali; sui fianchi erano presenti una patera ed un urceus a rilievo, sulla faccia superiore è visibile un incavo quadrato. L’ara è databile alla fine I secolo d.C. – prima metà II secolo d.C.

 

Ara di Q. Alfidius Hyla
da Giambattista Spaccini, Cronaca modenese, 1588-1636, vol. IX, 11 novembre 1636, c. 50 r., ASCMO

 

D(is) M(anibus) / Q(uinto) Alfidio / Q(uinti) l(iberto) Hylae / V̅I̅ vir(o) Foro Sem/proni, colleg(i) harena/riorum Romae, negot/ianti lanario. / Alfidia Severa pat/[ri] pientissimo.

Agli Dèi Mani. A Quinto Alfidio Hyla, liberto di Quinto, seviro di Fossombrone, membro del collegio degli arenari di Roma, commerciante di lane. Alfidia Severa al padre devotissimo.

 

La dedica ricorda il nome e l’attività del liberto Quintus Alfidius Hyla, che raggiunse l’alta carica municipale di seviro in Forum Sempronii (Fossombrone), che fu membro del collegio degli Harenarii in Roma, e che esercitò nella sua vita il commercio di lane. Il collegio degli Harenarii aveva il compito di organizzare giochi e spettacoli nelle città di provincia: non è chiaro dal testo dell’epigrafe se Alfidius Hyla avesse questa incombenza anche a Modena.

 

Frammento di stele

Frammento di stele con cornice decorata. Sulla base delle caratteristiche riportate nel disegno si può ipotizzare una datazione del monumento nella prima età imperiale, tra I e II secolo d.C.

 

Frammento di stele con iscrizione
da Giambattista Spaccini, Cronaca modenese, 1588-1636, vol. IX, 11 novembre 1636, c. 50 r., ASCMO

 

—— / Ạni[—] /   patrono / Apoll(inari) / v(ivus) f(ecit).

 — fece da vivo (il monumento) per … Ani…, patrono, Apollinare.

 

Il frammento ricorda un personaggio che ricoprì a Mutina le funzioni religiose di Apollinaris. Il titolo di “patrono” può riferirsi ad un ruolo di preminenza ricoperto in seno al collegio degli Apollinares, oppure ad una dedica di un liberto al suo precedente padrone.