290. Parco Novi Sad

Strada, necropoli, edifici rustici, impianti produttivi, discariche, tesoretto monetale. Età romana

2009-2011. Scavi per realizzazione di parcheggio interrato (scavo Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna)

All’interno della vasta area (24.000 mq) del Parco Novi Sad lo scavo per la costruzione del parcheggio interrato ha raggiunto la profondità di oltre 7 m, portando alla luce una stratigrafia che attesta la frequentazione dell’area nella prima età del ferro (IX-VII sec. a.C.), in età etrusca (VI-IV sec. a.C.), dall’età romana repubblicana a quella tardoantica e fino all’età medievale e moderna.

Le fasi di età romana sono state individuate ad una profondità tra i 4,50 e i 5,50 m.

Il principale rinvenimento, elemento aggregante di questa zona suburbana posta a circa 600 m dalle mura di Mutina, è un’ampia strada che presenta due fasi costruttive: una prima pavimentazione in ghiaia databile tra tarda età repubblicana e alto impero, e una successiva ristrutturazione con grossi ciottoli di fiume risalente al tardoantico. La strada si staccava dalla Via Emilia poco a ovest della città e proseguiva in direzione di Mantova e delle province a nord delle Alpi.

Nella necropoli che fiancheggiava la strada sono state rinvenute numerose tombe, datate dal I sec. a.C. alla prima età imperiale, sia a inumazione che a cremazione diretta o indiretta. Una sepoltura particolare, riferibile forse ad individui di etnia celtica, risale alla fine del III-II sec. a.C. e presenta una doppia inumazione contenente, tra il corredo, un vaso in ceramica di tradizione celtica. Le stele e le parti di monumenti funerari appartenenti alla prima età imperiale furono poi smontate e riutilizzate come coperture per nuove tombe in epoca tardoantica (IV-V sec. d.C.), quando la necropoli era ancora in uso. Le tipologie sepolcrali attestate nella necropoli tardoantica sono per la maggior parte inumazioni a fossa, a cassa laterizia e alla cappuccina.

Nel settore nord gli scavi hanno intercettato un edificio rustico a cui erano connessi un pozzo e due vasche (una circolare e una quadrangolare); poco più a sud è venuto in luce un altro edificio rustico, di dimensioni minori, anch’esso provvisto di una piccola vasca quadrangolare. Gli impianti produttivi (forse destinati all’allevamento ittico) connessi con questi edifici furono abbandonati nel corso della seconda metà del I sec. d.C., mentre gli edifici continuarono a vivere, attraverso ricostruzioni e ristrutturazioni, fino all’età tardoantica (IV-V sec. d.C.).

L’area suburbana ospitava inoltre grandi discariche di età imperiale (I-II sec. d.C.), contenenti anfore, macerie e immondizie, ma anche reperti di pregio, come uno strigile in bronzo e altri reperti metallici.

Nello scavo è stato rinvenuto anche un tesoretto monetale, composto da 296 monete e da un anello in argento con gemma incastonata, nascosto presumibilmente tra 270 e 271 d.C. in relazione all’invasione dei barbari Iutungi e Alamanni che coinvolse in quel periodo il Nord Italia.

A partire dal VI sec. d.C. consistenti strati alluvionali ricoprono la strada, la necropoli e gli edifici.

Nel 2012 è stato inaugurato il parco archeologico “NoviArk”, che occupa l’area indagata negli anni precedenti. Importanti elementi strutturali emersi nel corso dello scavo, come la strada e alcune stele, sono stati ricollocati in superficie, nell’ottica della valorizzazione del sito come museo open air.

I materiali sono conservati in situ (Parco Archeologico NoviArk) e presso il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Fonti e documenti

Foto dello scavo

Particolare di uno degli edifici rustici ritrovati nel settore nord dello scavo. Età repubblicana / alto imperiale.

Stele di Sextus Peducaeus in corso di scavo, la stele di età imperiale è stata riutilizzata in età tardoantica come copertura per tombe una a cassa laterizia.

Grande fossa di scarico riempita con anfore disposte generalmente con l’imboccatura verso il basso. Età repubblicana / alto imperiale

Vasca rettangolare rinvenuta nel settore nord dello scavo. Età repubblicana / alto imperiale.

La grande strada acciottolata che conduceva a Mantova. La strada, in questa fase di età tardoantica, è composta da una massicciata basolata con grossi ciottoli fluviali impiantati su uno spesso strato di ghiaia. Larga 4,5 metri e contenuta entro una doppia fila di ciottoli disposti in verticale, è fiancheggiata da marciapiedi larghi circa 5 metri e da fossi di scolo ampi almeno 3 metri.

Particolare della massicciata stradale su cui risaltano le tracce delle ruote dei carri. Età tardoantica.

Tomba a cassa laterizia utilizzata per contenere più defunti in corso di scavo. Età tardoantica

Stele di età imperiale riutilizzate come lastre di copertura di tombe a cassa di età tardoantica, disposte sul lato occidentale della strada.

Tomba a cassa in lastre di pietra in corso di scavo. Età tardoantica

Particolare di oggetti di corredo in corso di scavo. Età tardoantica.

Pozzo con imboccatura lapidea munita di un versatoio, collegato ad una vasca di forma quadrangolare. Età tardoantica.

Un gruppo di tombe di età tardoantica in corso di scavo: alcune sepolture a cassa laterizia e, in primo piano, la stele di Sepunia Secunda, di età imperiale, reimpiegata come lastra di copertura di un’altra tomba a cassa.

Tomba in anfora di età tardoantica.

Tomba alla cappuccina di età tardoantica.

La grande vasca circolare, trovata nel settore nord dello scavo, aveva una profondità di circa un metro e mezzo, ed era destinata a contenere acqua, come dimostrano i semi di piante acquatiche rinvenute nei sedimenti e nei sottili strati torbosi depositati sul fondo prima del suo abbandono, avvenuto tra la seconda metà del I e l’inizio del II sec. d.C. In questo periodo la struttura, in parte spoliata dai mattoni che la delimitavano, è stata usata come discarica per anfore, materiali edilizi e detriti fino al suo completo interro.
Le indagini archeobotaniche, oltre a testimoniare la presenza della zucca (Lagenaria siceraria, l’unica zucca presente nel Vecchio Continente fino alla scoperta dell’America), indicano la presenza di pastinaca e ceratofillo, piante entrambi collegabili all’allevamento delle carpe. Un indizio per una possibile destinazione della vasca, dato che la carpa era considerata un cibo di lusso presso i Romani, che la allevavano in piscinae appositamente costruite.

 

Particolare del riempimento di anfore della vasca circolare al momento del suo interramento.

 

Rinvenimenti

Lucerna figurata

Frammento di disco di lucerna con figura di un legionario o gladiatore.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Fibule in bronzo

Fibule in bronzo del tipo cosiddetto “ad arpa” e del tipo “Aucissa” ad arco decorato, databili rispettivamente tra il 40 e il 20 a.C. e tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

Lucerne

Lucerne rinvenute tra gli oggetti di corredo di sepolture di età altoimperiale. I-II secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Matassa di fili d’oro

Matassa di fili d’oro, dagli oggetti di corredo di sepolture di età altoimperiale. I-II secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Balsamario miniaturistico

Balsamario miniaturistico in vetro blu a forma di anfora, rinvenuto tra gli oggetti di corredo di una sepoltura di età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Dado in osso

Dado in osso rinvenuto tra gli oggetti di corredo di sepolture di età altoimperiale. I-II secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Gemma in onice

Gemma in onice con figura di Bonus Eventus di profilo con clamide sulla spalla, che tiene due spighe e un tralcio con grappolo d’uva, databile al I secolo d.C. Dagli oggetti di corredo di sepolture di età altoimperiale. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Balsamari in vetro

Balsamari in vetro, rinvenuti tra gli oggetti di corredo delle sepolture di età altoimperiale. I-II secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Vasetti e balsamario in ceramica

Vasetti e balsamario in ceramica depurata, rinvenuti tra gli oggetti di corredo delle sepolture di età altoimperiale. I-II secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Lucerna con scena erotica

Lucerna a volute con scena erotica, fine I secolo a.C.-I secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Urna cineraria in pietra

Urna cineraria in pietra che conteneva le ceneri del defunto. Prima metà I secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Collana con vaghi in vetro

Collana con vaghi in vetro rinvenuta tra gli oggetti di corredo di sepolture di età altoimperiale. I-II secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

 

Balsamario in vetro

Balsamario in vetro, dagli oggetti di corredo delle sepolture di età tardoantica.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Vasi di ceramica

Vasi di ceramica rinvenuti tra gli oggetti di corredo delle sepolture di età tardoantica.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Balsamario fusiforme

Balsamario fusiforme in vetro rinvenuto tra gli oggetti di corredo di sepolture tardoantiche. All’interno del balsamario era contenuta una pianta, un lichene fruticoso, inserita intenzionalmente nell’oggetto prima della sua deposizione nella tomba. Età tardoantica.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Collo d’anfora con iscrizioni

Collo d’anfora con iscrizioni dipinte, dalla discarica; si leggono alcune indicazioni numerali ed una firma di un membro della gens Valeria. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Anfora con iscrizione

Anfora a fondo piatto con iscrizione graffita, dalla discarica. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Anfora

Anfora del tipo brindisino, generalmente classificata come contenitore da olio, ma che poteva essere usata anche per il trasporto di frutta e vino. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Patera di bronzo

Piccola patera di bronzo rinvenuta tra i reperti provenienti dallo scavo degli edifici e delle discariche. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Strigile di bronzo

Strigile in bronzo con manico decorato da figura di gladiatore con elmo e scudo. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Cucchiaino in argento

Cucchiaino in argento proveniente dallo scavo degli edifici e delle discariche. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Chiave di bronzo

Chiave in bronzo proveniente dallo scavo degli edifici e delle discariche. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Pesi da stadera

Pesi da stadera a ghianda, ad anforetta e a pigna provenienti dallo scavo degli edifici e delle discariche. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Lucerna a tre beccucci

Scarto di lavorazione di una lucerna a tre beccucci con presa conformata a busto di Zeus, con bollo FORTIS, proveniente allo scavo degli edifici e delle discariche. Età imperiale.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Anello in argento

Anello in argento rinvenuto insieme al gruzzolo di monete. Ha incastonata una gemma in diaspro rosso con figura di Bonus Eventus, divinità protettrice dei commerci e dell’agricoltura, raffigurata nuda, stante, con patera e spighe. Fine II-III secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

Gruzzolo di monete

Gruzzolo di monete romane rinvenuto presso il parco Novi Sad. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

Il gruzzolo di monete romane rinvenuto presso il parco Novi Sad è composto da 296 monete. Si tratta di “antoniniani”, monete in lega di rame a basso tenore d’argento del valore di due denari; furono introdotti dall’imperatore Caracalla nel 214 d.C. e costituiscono la moneta più diffusa nell’Impero durante il III secolo d.C. All’epoca del nascondimento le monete erano probabilmente contenute in un sacchetto di tela o di altro materiale deperibile, assieme ad un anello con una gemma incisa.
La moneta più antica è dell’imperatore Caracalla (198-217 d.C.) mentre la più recente appartiene ad Aureliano (270-275 d.C.). La gran parte degli esemplari, invece, appartiene a soli tre imperatori: Gallieno (260-268 d.C., 114 esemplari), Claudio Gotico (268-270 d.C., 137 esemplari) e Quintillo (270 d.C., 31 esemplari). Nel tesoro compaiono anche due monete dell’usurpatore gallico Postumo (260-269 d.C.), coniate a Milano nel 268 d.C. dal suo alleato Aureolo, generale di cavalleria (Magister Equitum) ribellatosi a Gallieno.
Il tesoretto ha un importante valore storico, poiché il suo occultamento può essere spiegato in relazione all’invasione degli Iutungi e Alamanni tra l’autunno 270 e la primavera del 271 d.C., un evento che coinvolse tutta l’Italia nord-occidentale, e le regioni alpine vicine. Le lotte per la successione all’impero tra Quintillo e Aureliano, alla fine del 270 d.C., avevano infatti lasciato campo libero alle incursioni di queste popolazioni germaniche. Aureliano, una volta sconfitto il rivale, si diresse dalla Pannonia a Milano e subito verso Piacenza, dove subì una pesante sconfitta dai Barbari, che non trovarono così resistenza nella loro discesa lungo la via Emilia sino alla costa adriatica; solo a Fano (Fanum Fortunae) vennero intercettati e respinti, per poi subire una sconfitta definitiva presso Pavia (Ticinum).
Il mancato recupero da parte di chi aveva nascosto il tesoretto è da riferirsi allo stato di guerra indotto dall’invasione.

Stele di Sepunia Secunda

Stele di Sepunia Secunda, datata alla prima metà del I secolo d.C. Fu riutilizzata in epoca tardoantica come elemento di copertura per una nuova sepoltura.
Modena, Parco Archeologico Novi Ark.

V(iva) f(ecit) / Sepunia T(iti) f(ilia) / Secunda / sibi et / T(ito) Sepunio T(iti) f(ilio) Pol(lia) / Postumo, fratr(i), / (centurioni) leg(ionis) XV Apol(linaris), / et / L(ucio) Pugilio Expectat(o). / In fr(onte) p(edes) XII, / in ag(ro) p(edes) XIIII.

Da viva fece (il sepolcro) Sepunia Seconda, figlia di Tito, per sè e per il fratello Tito Sepunio Postumo, figlio di Tito, della tribù Pollia, centurione della XV legione Apollinare, e per Lucio Pugilio Spettato. Il recinto misura 12 piedi (m 3,55) sul lato frontale, 14 piedi (m 4,14) in profondità.

Sepunia Secunda dedica la stele al fratello Tito Sepunio Postumo, centurione della XV legione Apollinare, e a Lucio Pugilio Expectato, di cui non si specifica la relazione con gli altri due personaggi citati nell’epigrafe. L’area sepolcrale aveva un’estensione di circa 14,7 mq.

Tito Sepunio Secondo prestò servizio nell’esercito romano come centurione della gloriosa XV legione Apollinare (devota ad Apollo), formata nel 41/40 a.C. da Ottaviano, il futuro imperatore Augusto.

 

Cippo di demarcazione

 

Cippo di demarcazione di area sepolcrale, prima metà del I secolo a.C. – metà I secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

In fro(nte) / p(edes) XII, in / agr(o) p(edes) X.

L’area misura 12 piedi sul lato frontale e 10 piedi in profondità.

Il cippo riporta le misure dell’area sepolcrale, circa 10 mq.

 

Stele di P. Domitius Docilis

Stele di P. Domitius Docilis, I secolo d.C. Modena, Parco Archeologico Novi Ark.

 

V(ivus) f(ecit) / P(ublius) Ḍomitius P(ubli) l(ibertus) / Docilis sibi et / Bacchiae Surisc(ae), / P(ublio) Satrio Restituto, / libertis libertab(us). / In fr(onte) p(edes) XII, / in a[gro p(edes) —].

Publio Domizio Docile, liberto di Publio, fece da vivo a se stesso e a Bacchia Surisca, a Publio Satrio Restituto, ai liberti e alle liberte. Il recinto misura 12 piedi (m 3,55) sul lato frontale, … piedi in profondità.

 

Stele di Q. Ferronius Maius

Stele di Q. Ferronius Maius, I secolo d.C.
Modena, Parco Archeologico Novi Ark.

 

V(ivus) / Q(uintus) Ferronius / (mulieris) l(ibertus) Maius. / In front(e) p(edes) XII, / intro(r)s(um) p(edes) XX.

Quinto Ferronio Maggio, liberto di una donna, vivente. Sul lato frontale il recinto misura 12 piedi (m 3,55), 20 piedi (m 5,96) in profondità.

 

Stele di St. Gavidius Secundus

Stele di St. Gavidius Secundus, I secolo d.C.
Modena, Parco Archeologico Novi Ark.

 

V(ivus) v(ivis), / St(atius) Gavidius / St(ati) ḷ(ibertus) Ṣec̣undus / sibi et / Magi[ae] C(ai) f(iliae) Max/ṣịmae uxori / et St(atio) Gavidio Fir/mo filio et / Gavidiae Prim(a)e f(iliae) / et suis. /
[—?] requiesc[unt? —]. / In fr(onte) p(edes) XIỊ, / in [a]g̣(ro)] p̣(edes) [—].

Stazio Gavidio Secondo, liberto di Stazio, fece da vivo a se stesso e alla moglie Magia Massima, figlia di Gaio, e al figlio Stazio Gavidio Fermo e alla figlia Gavidia Prima e ai suoi, ancora viventi. Riposano… Il recinto misura 12 piedi (m 3,55) sul lato frontale, … piedi in profondità.

 

Cippo di M. Albius Labeo

Cippo di M. Albius Labeo, seconda metà I secolo a.C – inizi I secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

M(arcus) Albius M(arci) [f(ilius)] / Labeo / Cornelia / loc(um) sibei et / sueis. In fro(nte) / p(edes) XII, in agr(o) p(edes) XII.

Marco Albio Labeone, figlio di Marco, della tribù Cornelia, (predispose) questo spazio per se stesso e per i suoi. L’area misura 12 piedi (m 3,55) sul lato frontale, altrettanti piedi in profondità.

 

Stele di Maria Sperata

Stele di Maria Sperata, I secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

 

V(iva) / Maria P(ubli) l(iberta) / Sperata sibi eṭ / P(ublio) Mario P(ubli) l(iberto) Fusc[o], / Apol(linari), patrono, e[t] / P(ublio) Mario P(ubli) l(iberto) Orienti, f̣(ilio), / et Mariae P(ubli) l(ibertae) Primaẹ, [f(iliae)]. / In fr(onte) p(edes) XII, in agr(o) p(edes) XIIIỊ.

Maria Sperata, liberta di Publio, (fece) da viva a se stessa e a Publio Mario Fosco, liberto di Publio, Apollinare, suo patrono, a Publio Mario Oriente, liberto di Publio, il figlio, e a Maria Prima, liberta di Publio, la figlia. Il recinto misura 12 piedi (m 3,55) sul lato frontale, 14 piedi (m 4,14) in profondità.

 

Stele di L. Muttienus Priscus

Stele di L. Muttienus Priscus, I secolo d.C.
Modena, Parco Archeologico Novi Ark.

 

V(ivus) f(ecit) / L(ucius) Muttienus / L(uci) l(ibertus) Priscus sibi et / Baebiae Septimi / l(ibertae) Priscae, concub(inae) / suae, et Septimo / Baebio Verecundo / et Baebiae Priamidi et / lib(ertis) lib(ertabus). / In f(ronte) p(edes) XII, in a(gro) p(edes) XIIII.

Lucio Muttieno Prisco, liberto di Lucio, fece da vivo a se stesso e a Bebia Prisca, liberta di Settimo, sua concubina, e a Settimo Bebio Verecondo e Bebia Priamide, ai liberti e alle liberte. L’area misura sul lato frontale 12 piedi (m 3,55), 14 piedi (m 4,14) in profondità.

 

Stele di Cn. Nonius Philocrates

Stele di Cn. Nonius Philocrates, I secolo d.C.
Modena, Parco Archeologico Novi Ark.

 

Cn(aeus) Nonius / Cn(aei) l(ibertus) Philocra/tes sibi et suis / v(ivus) f(ecit). / In f(ronte) p(edes) XII, in ag(ro) p(edes) XIV.

Gneo Nonio Filocrate, liberto di Gneo, fece da vivo a se stesso e ai suoi. L’area misura sul lato frontale 12 piedi (m 3,55), 14 piedi (m 4,14) in profondità.

 

Stele di Sex. Peducaeus Eutychus

Stele di Sex. Peducaeus Eutychus, I secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

V(ivus) / Sex(tus) Peducaeus / Sex(ti) l(ibertus) Eutychus / sibi et / [—] ḍelicio suo / [sui]ṣque.

Sesto Peduceo Eutico, liberto di Sesto, (fece) a se stesso e a …, suo schiavo prediletto, e ai suoi.