244. Vicolo S. Maria delle Asse, dietro l’abside dell’omonima chiesa

Edificio con mosaico. Metà IV – metà V secolo d.C.
1934. Ricerca archeologica programmata (ricerche A. Pedrazzi)

Scavi condotti dietro l’abside della chiesa di S. Maria delle Asse portarono alla luce una significativa stratigrafia ed un importante pavimento a mosaico.

Lo strato moderno, dello spessore di circa cm 70-80, conteneva numerosi resti umani da riferire ad un ossario evidentemente in relazione con il vicino edificio religioso. Al di sotto, fino a m 2,10 di profondità, compariva uno spesso strato di depositi alluvionali frammisti a resti organici ed archeologici. Terminati i livelli alluvionali gli scavatori incontrarono uno strato di crollo con laterizi di età romana e alla base fu individuata una grossa trave di legno probabilmente pertinente al tetto di un edificio.

Sottostante al crollo era uno strato archeologico nel quale furono rinvenuti una zappa di ferro ed una “… fiocina da pescatore con tre rebbi superstiti dei quattro che lo componevano …”. Al di sotto comparve un pavimento a mosaico policromo posto a circa m 3,30 di profondità.

È probabile che il pavimento a mosaico appartenesse ad un edificio residenziale ma alcuni autori ipotizzano, basandosi sull’iconografia e sull’orientamento del mosaico, che possa essere riferito ad un edificio di culto e in particolare alla “ecclesia” dove le fonti ricordano fosse solito pregare il vescovo Geminiano, poi divenuto Santo protettore della città.

Il mosaico non è stato asportato, gli altri materiali archeologici non sono pervenuti.

Fonti e documenti

Foto dello scavo

 

Le foto dello scavo del mosaico di vicolo S. Maria delle Asse realizzate nel 1934.

 

A. Pedrazzi in “Gazzetta dell’Emilia”

Il rinvenimento del mosaico di Vicolo delle Asse ebbe grande risonanza in città. Adamo Pedrazzi intendeva presentare questo ed altri rinvenimenti alla mostra che si sarebbe tenuta a Roma nel 1937, in occasione del bimillenario dalla nascita di Augusto. In diversi articoli scritti su quotidiani locali nell’estate del 1934, Pedrazzi raccontò come avvenne il rinvenimento del mosaico, che riteneva riferibile alla “Modena costantiniana”.

 

Adamo Pedrazzi in “Gazzetta dell’Emilia”, 7 – 8 luglio 1934

Rinvenimenti

Mosaico

Il mosaico del Vicolo di S. Maria delle Asse è noto solo da foto in bianco e nero realizzate al momento della scoperta. Sulla base della documentazione fotografica, delle descrizioni dell’autore del rinvenimento e di confronti con mosaici coevi dello stesso ambito regionale, si è tentata  però un’ipotesi ricostruttiva dell’originaria policromia del mosaico.

La decorazione comprende un tondo con al centro una figura femminile nimbata, forse una personificazione della dea Tellus (Terra) con cornucopia dalla quale fuoriescono dei pomi. La figura femminile presenta una lacuna sulla bocca e sul mento restaurata in antico con grandi tessere esagonali di marmo nero.

Il tondo centrale è racchiuso da una fascia circolare con foglie e tralci, delimitata a sua volta da una stella formata da due quadrati con motivo a doppia treccia che si intersecano fra loro. Una fascia circolare, anch’essa con motivo a doppia treccia, racchiude l’intera composizione che doveva avere un diametro complessivo, secondo quanto è possibile ricavare dalle informazioni pervenute, di circa 3 metri.

Come si può dedurre da una foto di scavo, il pavimento doveva però comprendere certamente anche altri elementi decorativi. È possibile infatti riconoscere anche una fascia a doppia treccia che delimita un altro spazio rettangolare o quadrangolare. Il pavimento poteva, dunque, essere composto da una serie di moduli geometrici che forse a loro volta racchiudevano raffigurazioni simboliche.

L’autore del rinvenimento stimò che l’ampiezza dell’ambiente che conteneva il mosaico dovesse essere di almeno 36 mq, ma è possibile che fosse in realtà più ampio.

Il mosaico può essere datato su base stilistica alla fine del IV o meglio al V secolo d.C.

 

Ricostruzione in policromia del mosaico di S. Maria delle Asse