73. Via C. Battisti, verso l’incrocio con Via Taglio

Necropoli. IV-V secolo d.C.
Settembre 1483. Scavi in casa di Antonio Borzani “per cercare un tesoro”

Una nutrita tradizione di cronache modenesi, che deriva dalla testimonianza di Jacopino de’ Bianchi, ricorda il ritrovamento di una tomba del tipo a cassa di piombo e di un’iscrizione funeraria che probabilmente serviva da coperchio o da segnacolo della sepoltura. Il rinvenimento si inquadra nell’ambito della necropoli tardoantica a ovest della città. I materiali non sono conservati.

Approfondimento

La cronaca di Jacopino de’ Bianchi ricorda che un certo Antonio Borzani fu consigliato da un “negromante” di Mirandola, che aveva facoltà di trovare “per igromantia”, di cercare un tesoro nella propria casa presso il forno di Sant’Agata. Il negromante affermava che “a tante braza dentre da la caxa soto tera ha 6 braza he una cassa de piombo e soto la cassa tre braza he uno texoro e che di sopra da la chassa uno brazo era una bela preda marmora”. Borzani non diede retta al negromante, ma non altrettanto fecero i suoi figli che “se misene a cavare et trovono dita preda con letere scurpite le quale letre erano lo apitafio de quelo che era in la cassa che… cusì dicevane: Filadelfo qui fuit in seculo anno XI mensibus octo et diebus XIIII Ultimus et Filadelfa filio” e “sota da dita preda uno brazo li trovono una cassa di piombo in la quale era lo dito pagan dentro sepilito… la quale chassa pexò libbre ottocento…”.
La storia del negromante di Mirandola doveva aver colpito la fantasia popolare e rimase a lungo impressa nella tradizione cronachistica che ne ha tramandato diverse versioni fra le quali quella di Tommasino, figlio di Jacopino.

Fonti e documenti

 

Jacopino de’ Bianchi, Cronaca modenese, 1 settembre 1483
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.T.1.1, c. 66 r.

 

1483 adì p.o setembro.
Fu trovato in la contrada di bechari in chaxa de uno dito Antonio di Borzan, una archa de piombo in questo modo: andando dito Antonio di Borzan, dixe lui, a la Mirandola se imbatì in uno che li domandò dove l’era, dise che era da Modena, domandoli sel saveva dove era el logo dove fu za el forno de santa Gada, dito Borzan dise la mia caxa si è posta in quelo logo, respoxe lo forastero io trovo per ingromantìa che a tante braza dentre da la caxa soto tera ha 6 braza hè una cassa de piombo e soto la cassa tre braza hè uno texoro e che di sopra da la chassa uno brazo era una bela preda marmora e questo si è uno grando tempo che lo dito forastero ge lo disse al dito Borzan. Una altra volta tornò a Modena e rechapitulò dite parole unde dito de Borzan si ne feva beffe, e diceva dito forastero che dito logo a tempo de pagani quelo logo era templo de pagani: unde che esende li fioli del dito Borzan et oldendo dire a suo padro quelo li aveva dito quelo nigromante se misene a cavare et trovono dita preda con letere scurpite le quale letre erano lo apitafio de quelo che era in la cassa che io dico cusì dicevane:
“Filadelfo qui fuit in seculo ano 21 mensibus otto e dì 14 utimus et Filadelfia filia.”
E nota che di sota da dita preda uno brazo li trovono una cassa di piombo in la quale era lo dito pagan dentro sepilito et erage le osse intere e la testa che non li manchava altro che uno dento et era di statura de uno grando homo la quale chassa pexò L. ottocento e fu venduta a li Bochalari de Modena a sol. 1 den. 4 la L. e fu fato sazo da orevexi, teniva arzento ma era tanta la spexa del trare fora lo arzento che se avereve e per questo fu venduto a li diti Bochalari.
Al prexente non n’andono più in zo per paura che se trovasene che non ge fuse tolte, ben credo con tempo lo farano e anchora li abondò tanta aqua che non li podivane resistere.

 

Tommasino de’ Bianchi, Cronaca modenese, 16 settembre 1530
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.T.1.4,c. 261 r.

 

Venerdì adì 16 septembro
Nota como adì primo setembro 1483 in la cronicha de mio padre a c. 34 esendo stato ditto a M.ro Ant.o de Borzan de Modena de uno nigromante dala Mirandola como in una casa dove fu già el forno de S.ta Gada a tante braza in quella casa sotto terra braza 6 gera una archa de piombo e di sopra a uno brazo una bela preda marmora e de sotto ala ditta casa a braza 3 gera uno tesoro e questo gelo haveva ditto de asai tempo inanze e questo fu andando ditto Ant.o ala Mirandola e dapoi quello nigromante vene a Modena e trovò ditto Ant.o e desege ditta cosa de novo et sene faceva beffe e ditto negromante ge dese che ditto logo era tempio de pagani la quale era casa de ditto Ant.o e oldendo li fioli del ditto Ant.o tal parole se miseno a cavare in ditta sua casa e trovorno la sopra ditta preda con litere sculpite che era lo epitafio de quello che era in la casa de piombo le quale litere erano de questo tenore videlicet:
“Filadelfo qui fuit in seculo ano 21 mensibus 8 e dì 14 utimus et Filadelfia filia.”
Et facendo el ditto cavamento sotto la preditta preda uno brazo ge trovorno una cassa de piombo in la quale gera el preditto pagan zoè le ose intere e la testa che non ge manchava se non uno dente et era de statura de uno grande homo la quale casa pexò L. 800 e fu venduta ali Bochalar quello piombo sol. 1 den. 4 la l. che resto L. 46.8.4 denara de arzento e che havese voluto cavare ditto arzento la spesa non la comportava e non andorno più in zoe dubitando se trovaseno el tesoro che ge fuse tolto et ancora per la grande aqua che ge abondava che non ge posevano cavare e forse dapoy trovorno lo tesoro perché comperorno de bone biolche de tera in le vile de soto da Modena credo ala Staza. Questo ho notato per memoria de le supra scritte doe arche trovate apreso al sopra scitto loco como de sopra appresso.

 

 

Approfondimento

Philadelfo/ qui in saecu/lo fuit ann(is)/ XXI m(ensibus) VIII d(iebus) XIIII/ Euthimus et/ Philadelfia/filio.

A Filadelfo, che al mondo rimase 21 anni, 8 mesi e 14 giorni, al figlio (dedicarono) Eutimo e Filadelfia.
L’iscrizione riporta la dedica di Euthimus e Philadelfia al figlio Philadelfo. La presenza del solo cognomen per di più di origine straniera, forse greca, denota la condizione servile dei defunti.