309. Area dell’incrocio tra Viale Rimembranze – Viale L. A. Muratori e Viale Martiri della Libertà – Viale N. Fabrizi

Necropoli. I secolo d.C.?
1616. Scavi delle fosse presso il baluardo di S. Pietro

Un’antica cronaca del XVII secolo ricorda che durante lo scavo venne recuperato un monumento funerario con iscrizione in parte metrica di Sallustia Aphrodite assieme ad altri materiali, tutti andati successivamente perduti. Il rinvenimento si inquadra nell’ambito della necropoli meridionale di Mutina.

Approfondimento

Giambattista Spaccini ricorda il rinvenimento “nella fossa da S. Pietro” dell’iscrizione di Sallustia  Aphrodite e aggiunge che nella stessa circostanza vennero recuperate anche delle “medaglie” che “non si sono viste, et dicano ve n’era d’oro”.

Fonti e documenti

Cronaca di G. Spaccini, Iscrizione perduta di Sallustia Aphrodite

Adì 17. Qui sotto sera nominato una memoria di una pietra ritrovata nella fossa da San Pietro nel cavarla et è in Castello che Sua Altezza Serenissima ha voluto vedere. Anco s’è ritrovato delle medaglie ma non si sono viste, et dicano ve n’era d’oro.

 

Giambattista Spaccini, Cronaca modenese, 1588-1636 vol. VI, c. 306 r. e 306 v., ASCMO

 

Un marito devoto, Congidius Leo, dedica un carme funerario alla moglie Sallustia Aphrodite; in esso la defunta esprime in prima persona il dolore per la separazione dal coniuge, e l’orrore delle solitarie notti d’oltretomba, che spera consolate dal ricordo del letto nunziale.

Infine invita chi erediterà il sepolcro a curarlo e a tenerlo libero dagli arbusti: Cerere e Bacco Bromio lo ricambieranno con doni in abbondanza. Datazione: seconda metà II – inizi III secolo d.C.

 

Sal(l)ustiae /Aphrodite, / Congidius Le(o) / coniugi bene / m(erenti), cum qua / vixi annis XXVI, / mensib(us), VIII dieb(us) / VI sine quaerella. / Quod viva merui, moriens quod et / ipsa rogavi, coniugis hoc maesti red[di]/dit, ecce: fides. Si[c] licet infernae noc/tis tristiss[im]us horror, me tamen il/lius credo iacere toris. Te, pi[e] pos/sessor sive colone, precor ne pa/tiare meis tumulis [i]ncrescere / silvas: sic tibi dona Ceres larga / det, e[t] Bromius tauta.

Io, Congidio Leone, dedico questo sepolcro a Sallustia Afrodite, moglie che ben meritò, con la quale vissi 26 anni, 8 mesi e 6 giorni senza mai una discussione. Ciò che ho meritato da viva, e che anche morendo ho invocato, questo mi torna del triste coniuge, ecco: il rispetto del patto nuziale*. Sia pure tristissimo l’orrore della notte infernale, io, tuttavia, considero di giacere ancora nel suo letto. E prego te, pietoso proprietario, o coltivatore di questa terra: non lasciare che i cespugli crescano sulla mia tomba: in cambio Cerere ti conceda doni generosi, e Bacco faccia altrettanto.

* per “rispetto del patto nuziale” non si intende l’osservazione della castità da parte del vedovo Congidius, ma semplicemente il rispetto della clausola del contratto matrimoniale che prevedeva di onorare con una degna sepoltura il defunto o la defunta coniuge.