87. Piazza Roma, Fonte d’Abisso

Necropoli. Età tardoantica
1865. Lavori di rifacimento della fontana (ricerche C. Cavedoni, C. Costa, P. Gaddi)

A m 3,50 di profondità si rinvenne un gruppo di sepolture, alcune contenenti un solo individuo, altre con numerose deposizioni. La principale era costituita da un sarcofago a cassa liscia. Le altre tombe erano del tipo a cassa laterizia e a cassa di piombo. Una stele iscritta di età romana era stata riutilizzata come copertura della tomba a cassa di piombo.
Il rinvenimento si inquadra nell’ambito della necropoli tardoantica a ovest della città.
I materiali si conservano presso il Museo Lapidario Estense e presso il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

Fonti e documenti

Sezione e planimetria degli scavi archeologici effettuati nel 1865 da Cesare Costa nell’area della nuova fontana d’Abisso

Confrontando i dati riportati nel rilievo con le notizie fornite da Celestino Cavedoni e da Paolo Gaddi, direttore del Museo Anatomico, che diresse lo scavo in assenza del Costa ed effettuò l’analisi delle ossa rinvenute all’interno delle tombe, è possibile identificare la collocazione e la tipologia delle sepolture e degli altri elementi strutturali. Nello scavo si rinvenne un sarcofago a cassa liscia (1) posto in senso est-ovest, contenente due scheletri con le teste rivolte ad ovest appoggiate su un leggero rialzo in rilievo nella pietra. Paolo Gaddi, identificò lo scheletro di una donna di media statura di circa 50 anni e quello di un uomo piuttosto basso di circa 60 anni.

 

 

Fuori dal sarcofago fu trovato un teschio, forse il resto di una sepoltura ad inumazione, secondo Gaddi, di un bambino di 7-9 anni. Procedendo verso nord lo scavo mise in luce un muro di mattoni manubriati e una piccola tomba a cassa laterizia con mattoni posti di taglio (5), collocata ad un livello di 70 centimetri inferiore rispetto al piano del sarcofago, con lo scheletro di un neonato il cui capo poggiava sopra a un mattone. La sepoltura era addossata ad un articolato complesso di tombe a cassa laterizia in muratura. La prima (3), coperta da una lastra di marmo, conteneva due scheletri e una brocca di ceramica. La seconda (2) era realizzata grazie all’inserimento di blocchi lapidei ed era coperta da due lastre “di marmo di Verona”. Conteneva dieci scheletri e vari oggetti di corredo. Ad ovest era una terza tomba (4) a cassa laterizia coperta da una stele funeraria iscritta di reimpiego, contenente una tomba a cassa di piombo con all’interno tre scheletri, forse due adulti di sesso maschile ed una donna, ed altri elementi di corredo. Nella terra attorno alla cassa di piombo si rinvennero una moneta molto consunta con legenda D N IVL NOB CAES e un pendaglio di ambra di forma triangolare.

 

P. Gaddi in “Il Panaro”

Paolo Gaddi in “Il Panaro”, 27 ottobre 1865

 

Manoscritto di C. Cavedoni

Addì 11 7embre 1865
Nel sarcofago sonosi rinvenuti due scheletri umani collocati colle teste a ponente e li piedi verso levante; a destra lo scheletro di forma più piccola; a sinistra quello di forma più grande; quest’ultimo era adagiato sopra una sottile lastra di marmo scuro levigato; il sarcofago era guasto nella testata di ponente dove era penetrata acqua.
Li scheletri erano sepolti nella melma penetrata nel sarcofago dalle larghe fenditure in esso rinvenute.

 

BE, Carte Cavedoni, a.S.3.4, Fascicolo “Cavedoni. Schede Modenesi.
Filza A. n. 2. Scavi di Modena e dell’agro modenese”, c. 33

Rinvenimenti

Sarcofago

Sarcofago a cassa liscia, privo di iscrizione, con coperchio ornato da quattro acroteri angolari. Conteneva una coppia di defunti separati da una lastra di marmo. Le teste dei defunti poggiavano su di un rialzo ricavato all’interno del sarcofago. La presenza della lastra di marmo consente di datare il sarcofago al V secolo d.C.

 

Sarcofago a cassa liscia. Museo Lapidario Estense

 

Lastra marmorea

Lastra marmorea traforata con motivo a stelle a tre punte. Aveva la funzione di separare i corpi dei defunti all’interno del sarcofago. V secolo d.C.

 

Lastra marmorea. Museo Lapidario Estense

 

Stele di M. Peducaeus Nicephorus

Stele rettangolare di marmo composta da due specchi epigrafici appaiati delimitati da cornice; il timpano e gli acroteri sono a solco inciso. La stele, databile tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., imita l’architettura dei sarcofagi prodotti in Cispadana in questo stesso periodo: la composizione della lastra richiama, infatti, i fianchi di due sarcofagi accostati, con tetto a spioventi e acroteri angolari.

 

Stele di M. Peducaeus Nicephorus. Museo Lapidario Estense

 

Anche i motivi decorativi sono ricorrenti nelle grandi casse di marmo: nel frontone di sinistra è raffigurato il volto di una gorgone, in quello di destra il busto di una donna. Al centro dei due frontoni è presente un’ascia, simbolo dell’inviolabilità del sepolcro. Negli specchi epigrafici compaiono una figura sdraiata su kline e due eroti che sorreggono una ghirlanda. La stele fu riutilizzata in età tardoantica come lastra di copertura della sepoltura con cassa di piombo (tomba 4).

D(is) M(anibus). // V(ivus) f(ecit) // M(arcus) Pedu/caeus / Nicepho/rus sibi / et  // Primiti/vae / contu/bernal(i). / In f(ronte) p(edes) XX, // in // a(gro) p(edes) XX.

Agli Dei Mani. Marco Peduceo Niceforo fece da vivo a se stesso e alla compagna Primitiva. Sul lato frontale il recinto misura 20 piedi, altrettanti in profondità.

Il liberto Marcus Peducaeus Nicephorus erige la tomba per se stesso e per la sua convivente Primitiva e la dedica agli Dei Mani. L’estensione dell’area sepolcrale era di circa m 6×6

 

Corredi delle sepolture

Vetri dalla tomba a cassa in muratura coperta da lastra di marmo (tomba 2). Da sinistra: vasetto, frammento di ampolla, bicchiere e contenitore per unguenti (balsamario). III-IV secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

Balsamario fusiforme in vetro deposto accanto alla tibia di uno dei tre defunti della tomba a cassa di piombo (tomba 4). IV-V secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

Brocca verniciata a bocca trilobata e boccale monoansato di rozza terracotta dalla tomba a cassa in muratura coperta da lastra di marmo (tomba 2). III-IV secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

Brocca verniciata a bocca trilobata e boccale monoansato di rozza terracotta dalla tomba a cassa in muratura coperta da lastra di marmo (tomba 2). III-IV secolo d.C. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

Boccalino monoansato dalla tomba a cassa laterizia con mattoni posti di taglio (tomba 5) in cui era deposto un neonato. IV secolo d.C.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena

 

Frammento di lastrina

Frammento di lastrina di marmo raffigurante, entro profonda cornice, la defunta rappresentata come Venere. La donna giace adagiata e seminuda su una kline mentre si sostiene il capo col braccio sinistro. La kline è sintetizzata nella sola testiera (fulcrum) con piede verticale e cuscino cilindrico. Il frammento è databile tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C.

 

Frammento di lastrina. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena