57. Via Castel Maraldo

Necropoli. Età romana e/o tardoantica
Maggio 1552. Scavi per lavori in casa di Messer Francesco Ferravante

Cronache del XVI secolo ricordano il rinvenimento di un sarcofago a m 6,30 di profondità. Al di sotto del sarcofago, forse reimpiegato come basamento dello stesso, erano un elemento architettonico lapideo con due busti e una stele con busti entro nicchia.
Il sarcofago potrebbe essere datato ad una piena età tardoantica ma le scarse notizie riportate dalle fonti non possono fare escludere una sua attribuzione cronologica anche al III secolo d.C. Il rinvenimento è riconducibile alla necropoli occidentale di Mutina.
La stele e il grande elemento architettonico con busti sono conservati presso il Museo Lapidario Estense; il sarcofago è disperso.

Approfondimento

La cronaca di Tommasino de’ Bianchi racconta che il 16 maggio 1552, durante lavori fra le proprietà di Francesco Ferravante e del canonico Domenico Morando che stavano “in Maraldo”, venne scoperta “sotto terra dalle braza 12 el suo piano” (ossia metri 6,30 circa) una “bella e granda sepultura”. Il ritrovamento causò una lite fra Morando e Ferravante, i quali per stabilire a chi dei due appartenesse, dovettero “andare alla botegha delli dottori per saper de chi la de essere de rasone”.
Il 26 maggio la sepoltura venne estratta dal terreno: si trattava di un sarcofago privo di iscrizioni con un coperchio di cui Tommasino annota meticolosamente le misure, corrispondenti a circa m 0,68 x 2,35 x 0,99.
Alle date 28 e 29 maggio, lo stesso cronista ricorda il ritrovamento, al di sotto del sarcofago, di altri monumenti e blocchi di pietra o marmo, e in particolare descrive la stele di Sextus Allius e quattro “altre prede in fra le quali una granda come è la preda rengadora de Modena… rotta in dui peci con doe bele teste sculpite una de homo et una de dona senza lettere”. Quest’ultima è sicuramente identificabile con la base di monumento funerario con busti conservata presso il Museo Lapidario Estense.
Anche Suor Lucia Pioppi riporta, con alcune differenze, i rinvenimenti effettuati nella casa di Messer Ferravante.

Fonti e documenti

Lunedì adì 16 mazo.
Il se attrovato una bella e granda sepultura in Maraldo volendo edificare messer don Domenigo Morando canonico modeneso una colona fra lui e Zan Francesco Firavante, la quale è quasi tutta del detto Feravante et li agenti del detto messer Domenigo dicono essere sua per havere tolto dal detto el fatto e disfatto; la quale è sotto terra dalle braza 12 el suo piano. Se dice che el Magnifico messer Girardino Molza la vole lui et favorise el Firavante; ma el bisognarà andare alla bothega delli dottori per saper de chi la de essere de rasone perché el fatto e disfatto importa assai.

 

Tommasino de’ Bianchi, Cronaca modenese, 16 maggio 1552
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.T.1.10, c. 899 r.

 

Zobia adì 26 mazo.
La sepultura attrovata in Maraldo fu cavata eri sera fora e lo cuperto fu cavato ad 24 come appare in questo, la quale è larga braza 1 oncie 3, longa braza 4 ½, alta senza cuperto braza 1 oncie 9; el cuperto è longo braza 5 ½ et gera dentre una testa negrissima con li denti candidissimi. Se dice non ge essere littera nisuna sculpita. Ancora non ho ben inteso al presente la misura nella petra de che sorte sia.

 

Tommasino de’ Bianchi, Cronaca modenese, 26 maggio 1552
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.T.1.10, c. 904 v.

 

Sabato adì 28 mazo.
Questo dì s’è cavato in Maraldo denanti alla casa de Zan Francesco Feravante al incontro della fontana dove hano atrovato una bella sepultura, come appare in questo adì 26 ditto, ge hano atrovato tre altre belle prede che erano sotto la detta sepultura zioè una grande braza 3 ½ longo et larga braza 2 ½ et grosa oncie 7 senza littere e de bello marmore biancho e de sotto overo al pare ge n’era doe una con certe littere sculpite et uno intaglio de uno homo dalla cintura in suxo; in l’altra non ge nula suxo et ge n’è delle altre da cavare. Come saprò quello che dice le littere lo notarò in questo analle piacendo a Dio.
Le littere stano in questo modo SEX. ALLIUS L. F. che vole dire Lucii filius.
Item adì 29 detto ge ne hano atrovato 4 altre prede in fra le quali una granda come è la preda rengadora de Modena et de preda fina rotta in dui peci con doe bele teste sculpite una de homo et una de dona senza lettere e le altre 3 picole senza lettere; tutte erano sotto il portico e grondale del predetto Zan Francesco Feravante.

 

Tommasino de’ Bianchi, Cronaca modenese, 28 e 29 maggio 1552
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a.T.1.10, c. 906 r.

 

Il dì 24 Maggio fu trovato nel fare il cavamento per fondare una colonna in casa di Messer Giovanni Francesco Ferravante un belissimo cassono di marmoro finissimo, dove era dentro l’osso d’uno sol corpo et la testa haveva tutti quanti i denti et fu estimato detto cassone 25 schudi d’oro in oro.

 

Cronaca modenese della suor Pioppa modenese dall’anno 1541 all’anno 1605, 24 maggio 1552
ASMO, Archivio Privato Boschetti X.XIII.37, p. 68

 

Il dì 29 sudetto cavando in casa del controscritto M. Giovanni Francesco Ferravante sotto molte brazza di quel cassono già trovato il dì 24 del stante mese, si trovò un quadro di pietra viva con due figure scolpite dentro del traverso in su un huomo et una donna et nel detto quadro v’erano queste lettere scolpite sopra, cioè: Sex. Allius L. F.

 

Cronaca modenese della suor Pioppa modenese dall’anno 1541 all’anno 1605, 29 maggio 1552
ASMO, Archivio Privato Boschetti X.XIII.37, p. 69

Rinvenimenti

Stele di Sextus Allius

Stele rettangolare di calcare. La nicchia, inquadrata da paraste d’ordine tuscanico, contiene un busto di un personaggio maschile togato. Si tratta probabilmente della stele funeraria più antica tra quelle trovate a Modena. Si può datare nella seconda metà del I secolo a.C.
Secondo alcuni autori la stele sarebbe stata reimpeigata come basamento del sarcofago, mentre altri ritengono che sia riferibile ad una sepoltura nella sua collocazione originaria.
Nel XVI secolo, la stele venne murata in uno dei pilastri della Torre dell’Orologio del Palazzo Comunale, come attesta la cronaca di Vincenzo Colombi.

 

Stele di Sextus Allius. Museo Lapidario Estense

Sex(tus) Allius, L(uci) f(ilius).

Sesto Allio, figlio di Lucio.

Databile alla seconda metà I secolo a.C.. L’assenza del cognomen e la semplicità degli elementi figurativi collocano questa stele fra le più antiche di Mutina.
L’iscrizione ricorda il nome del proprietario del sepolcro, uomo di nascita libera.

 

Approfondimento

Queste sono due memorie in pietra di marmo che sono affisse nelle due colone che sono sotto alla torre del Orologio di Modena.

 

Vincenzo Colombi, Cronaca di Modena, (dal 1597 al 1643)
BE, Cronache Modenesi manoscritte, Racc. Campori 291 = (.B.6.11, c. 19 r.)

 

Monumento funerario

I due frammenti sono pertinenti ad un unico grande elemento architettonico che fu riutilizzato tra 240 e 250 d.C. in un monumento funerario, come indicano chiaramente i due ritratti di defunti scolpiti successivamente al primo utilizzo del pezzo. È probabile che questo elemento sia stato riutilizzato come base del sarcofago che fu trovato immediatamente sopra; tuttavia la mancanza di riferimenti tipologici per il sarcofago non consente di accertare una eventuale contemporaneità dei due reperti.

 

Monumento funerario. Museo Lapidario Estense

 

Nel riquadro di destra è presente il ritratto maschile con paludamentum riferibile ad un militare di alto grado, in quello di sinistra è raffigurata la defunta che indossa una tunica e uno scialle annodato. Nel XVI secolo il blocco venne murato nei pilastri della Torre dell’Orologio del Palazzo Comunale.

 

 

Ipotesi di reimpiego del blocco architettonico come base di un sarcofago.