251. Viale Martiri della Libertà, Palazzo della Provincia
Edificio termale, strada, condotto fognario. Età romana e tardoantica
1844-1845. Scavi per la costruzione del Palazzo del Ministero della Pubblica Economia dello Stato Estense (ricerche Società Archeologica, C. Costa, L. Forni, C. Cavedoni)
Lo scavo effettuato in quest’area dalla “Società Archeologica” è ancora oggi, a distanza di oltre 150 anni, uno dei più importanti realizzati nel sottosuolo di Modena. La tecnica di scavo adottata e l’esemplare documentazione grafica, strabiliante e innovativa se considerata in rapporto al periodo, consentono di apprezzare le importanti scoperte realizzate e di darne una lettura archeologica articolata.
Gli scavi, distinti in tre diverse aree (A-B-C), portarono alla luce una stratigrafia che, procedendo dall’alto verso il basso, comprendeva resti di età medievale, livelli alluvionali, fasi di abbandono e di utilizzo di età tardoantica, una strada basolata affiancata da edifici di grandi proporzioni, di cui uno attribuibile alla prima età imperiale e probabilmente relativo ad un impianto termale. Tale edificio era stato costruito sopra ai resti di altri più antichi.
Al di sotto della strada furono individuati un grande condotto fognario ed un complesso sistema di canalette di scolo ad esso collegato.
I numerosi reperti rinvenuti durante lo scavo sono andati in parte successivamente dispersi.
Fonti e documenti
L’area di scavo
L’edificio del Palazzo della Provincia inserito nella planimetria urbana del 1852 e la localizzazione dei tre settori di scavo A, B, C
Il plastico
Plastico ricostruttivo dello scavo del Palazzo della Provincia. In primo piano il settore B dello scavo. Nella parte centrale il settore A, sullo sfondo a sinistra il settore C.
Rinvenimenti
La stratigrafia
Dimostrando una non comune capacità gli scavatori, ed in particolare l’architetto Cesare Costa, riportarono una serie di preziose informazioni stratigrafiche.
La strada
Il piano della strada (6) si trovava a m 5,53 di profondità. Aveva un orientamento Nord – Sud e una larghezza di m 4,87 che, comprendendo anche i marciapiedi (6a-b), raggiungeva la larghezza totale di m 5,80.
Il piano della strada, lievemente convesso per favorire lo scolo dell’acqua, era realizzato con grossi blocchi di trachite di forma poligonale provenienti dai Colli Euganei ed era stato sistemato sopra ad uno strato di preparazione composto da ghiaia.
La strada fu portata in luce in due diversi punti: nel settore A dello scavo fu evidenziato un tratto di circa 7 metri, mentre 16 metri più a sud, nel settore B, la strada fu esplorata per circa 8 metri. In quest’ultimo settore gli scavatori notarono che la strada si allargava e attribuirono l’allargamento all’esistenza di uno spiazzo. Sempre in quest’area fu individuato nel marciapiede orientale un pilastro in laterizi (9), conservato per un’altezza di m 2,20, e nel mezzo del lastricato stradale furono riconosciute due lastre di pietra affiancate (6c), larghe complessivamente cm 57 e lunghe cm 117.
Le lastre chiudevano un pozzetto di comunicazione con il sottostante condotto fognario.
Il sistema fognario
Al di sotto della strada fu scavato un grande condotto fognario (8) in laterizi con volta a botte realizzata mediante mattoni a cuneo lunghi cm 35 e larghi cm 24,5. Internamente era alto m 1,30 e largo m 1,17. Come dimostra il pozzetto scoperto nel settore di scavo B (6c), il condotto doveva essere ispezionabile.
Ad esso affluivano canalette di scolo (7) pertinenti agli edifici che affiancavano la strada, mentre meno chiaro appare il collegamento con un altro canale fognario di dimensioni più ridotte e a sezione rettangolare (7a), che correva parallelamente al condotto fognario principale.
L’edifico termale
Gli altri edifici
In giallo ocra strutture murarie e canaletta riferibili all’edificio termale (I secolo d.C.).
In rosso muro rettilineo sottostante il pavimento ad ipocausto (I secolo a.C.?). In giallo resti di un edificio absidato (II-I secolo a.C.?)
I materiali
Nello scavo del Palazzo della Provincia vennero rinvenuti numerosi resti archeologici di cui abbiamo notizia da una pubblicazione di Celestino Cavedoni del 1845.
Fra questi figurano vari frammenti di lastre e cornici di marmo bianco e rosa pertinenti a colonne scanalate, un frammento di capitello corinzio, una lastra di marmo con decorazione a bassorilievo raffigurante un “vaso a due anse posto di mezzo a fogliami o rosoncini architettonici al quale sovrasta un volto di putto o genietto fornito di due alette”, un numero considerevole di frammenti di vasi e di laterizi.
Fra questi ultimi ve ne erano alcuni, utilizzati nei muri degli ambienti termali, che riportavano il bollo CARTORIAN riferibile ad un fabbricante attivo nel I secolo d.C. in area padana.
Tutto questo materiale, probabilmente confluito nelle collezioni ducali, risulta attualmente introvabile.
Al Museo Civico è però conservato un frammento marmoreo proveniente verosimilmente dall’area del Palazzo della Provincia o da una zona attigua. Si tratta di una mano con parte del braccio sul quale si avvolge un serpente di cui è conservata la testa e parte del corpo.
Il frammento è riferibile ad una statua alta circa 110 cm che probabilmente raffigurava Igea, figlia di Asclepio e personificazione della Salute; una divinità quindi perfettamente compatibile all’interno di un edificio termale.
Il frammento rinvenuto a Modena probabilmente apparteneva a una statua simile a questa, raffigurante Igea, dea della salute, accompagnata da un putto dormiente personificazione del Sonno e con in mano il serpente. Seconda metà del II sec. d.C.