74. Via Emilia Est 281

Strada e necropoli. Metà del I secolo d.C. – età tardoantica

2007. Scavi per la costruzione di un edificio (scavo Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna)

Lo scavo archeologico ha messo in luce a circa 5,50 m di profondità il piano di calpestio di età romana, su cui era collocata l’ara di Vetilia Egloge, contornata da quattro sepolture deposte tra la metà del I sec. d.C. e l’inizio del secolo successivo. Le tombe, tutte a incinerazione, appartenevano verosimilmente ai 3 personaggi citati nell’epigrafe dedicatoria e ad un altro membro della famiglia.

Su un nuovo piano di calpestio formatosi in seguito ad un episodio alluvionale, a circa 4 m di profondità, è stato messo in luce poco a sud del monumento anche un tratto della via Emilia, ripavimentata con frammenti di laterizi dopo l’alluvione. Tra la fine del IV e l’inizio del V sec. d.C. un nuovo deposito alluvionale ricopre l’area sepolcrale. Al tetto di questa alluvione, a circa 3,30 m di profondità, è stato riconosciuto un piano di calpestio tagliato da un canale artificiale largo circa 4 m che correva parallelamente alla via Emilia. Diversi blocchi lapidei, decorati da un fregio con corteo marino e ricavati da un monumento funerario a edicola del I sec. a.C., erano stati riutilizzati come base di una struttura, forse un battiponte per l’attraversamento del canale.

I reperti sono conservati presso il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e il Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena.

Fonti e documenti

Foto dello scavo

Ara di Vetilia Egloge in corso di scavo.

La tomba più antica pertinente all’ara di Vetilia, in corso di scavo; rinvenuta sul piano di calpestio su cui poggiava il basamento dell’ara, addossata al lato nord, conteneva una sepoltura a cremazione diretta priva di corredo. Negli strati che coprivano la fossa sono stati trovati i resti delle libagioni rituali consumate dai parenti dopo la chiusura della tomba.

Tomba alla cappuccina con coppie di tegole disposte a spiovente, pertinente all’ara di Vetilia. Sul lato est è visibile un’anfora tagliata a metà utilizzata per introdurre le offerte di cibo e bevande durante i riti di commemorazione dei defunti.

Tomba alla cappuccina con tegole disposte a spiovente e una fila di coppi sulla sommità, pertinente all’ara di Vetilia. Sul lato est è presente l’anfora per le libagioni rituali.

Elementi lapidei del fregio con corteo marino in corso di scavo.

Recinto di mattoni relativo a un monumento sepolcrale in corso di scavo. Rinvenuto pochi metri a sud-est dell’ara di Vetilia, fu eretto in età imperiale e asportato nel medioevo per il recupero di materiale edilizio.

 

Rinvenimenti

Ara di Vetilia Egloge

Ara di Vetilia Egloge, metà del I secolo d.C. Musei Civici di Modena, Lapidario Romano 

Ara di Vetilia Egloge, metà del I secolo d.C.
Musei Civici di Modena, Lapidario Romano

Il monumento, alto quasi 4 m, è composto di diversi elementi lapidei che formano un grande dado, sorretto da un basamento poco più largo, sul quale poggiano tre gradini che reggono un’ara in marmo greco. Sui lati minori sono scolpiti a bassorilievo una oinochoe e una patera, sul fronte è incisa, in un ampio specchio epigrafico contornato da una cornice vegetale, la seguente iscrizione:

V(iva) f(ecit) / Vetilia (mulieris) lib(erta) / Egloge sibi et / L(ucio) Valerio Q(uinti) f(ilio) Constant(i), / decurioni Mut(inae), viro / optumo et carissimo et / L(ucio) Valerio L(uci) lib(erto) Constanti, / filio piissimo, Apollinar(i) / et Augustali.

Da viva Vetilia Egloge, liberta di una donna, fece (il monumento) per sé e per Lucio Valerio Costante, figlio di Quinto, decurione di Mutina, marito ottimo e carissimo, e per Lucio Valerio Costante, liberto di Lucio, figlio assai devoto, apollinare e augustale.

Sul più basso dei tre gradini è inoltre indicata l’estensione dell’area funeraria, pari a circa 54 mq:

In fr(onte) p(edes) XX, in ag(ro) p(edes) XXX.

Il recinto misura 20 piedi sul lato frontale, 30 piedi in profondità.

L’iscrizione ci svela le relazioni che intercorrevano fra la liberta Vetilia Egloge, che fece erigere il monumento, e le persone ad essa più care: il figlio e il marito. Vetilia era stata schiava, forse di origine greca o più genericamente orientale, come rivela il nome servile Egloge utilizzato come cognomen, poi resa libera da una donna, di cui probabilmente assume il nome “Vetilia”. Di condizione servile era stato anche il figlio, affrancato dallo sposo della madre, Lucio Valerio Costante. Non ci è possibile sapere però se Vetilia, che generò il figlio mentre era schiava, lo avesse avuto da una precedente unione o se invece fosse il figlio naturale di Lucio.

I membri della famiglia di Vetilia Egloge rivestivano cariche prestigiose: il marito era un decurione di Mutina, una delle massime cariche cittadine, il figlio era “apollinare e augustale”, ossia membro di due congregazioni cittadine addette al culto dell’imperatore.

L’analisi delle pietre dell’ara di Vetilia, eseguita dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha portato alla identificazione di tre diverse tipologie lapidee: gli elementi della base sono in arenarie delle prealpi veronesi e vicentine, la parte superiore è invece in marmo proconnesio, proveniente da una piccola isola nel Mar di Marmara.

Fregio con corteo marino

Elementi lapidei del fregio con corteo marino, metà del I secolo a.C. Musei Civici di Modena, Lapidario Romano

Il fregio, lungo sul fronte 4,20 m, originariamente poggiava come architrave sopra quattro colonne del portico di un monumento ad edicola a pianta quadrangolare, alto circa 13-14 m e databile al I sec. a.C. Rappresenta due cortei di mostri marini condotti da Nereidi e Amorini convergenti al centro del rilievo, che solitamente accompagnano il carro greco delle divinità del mare Posidone e Anfitrite. Il modello scultoreo originale doveva derivare dalla cosiddetta “Ara di Domizio Enobarbo” proveniente da Roma e databile alla seconda metà del II sec. a.C. Si deve rilevare che il fregio modenese si presenta molto più semplificato e rozzo rispetto all’originale, a causa dell’inadeguatezza delle maestranze che lo realizzarono e forse anche di una conoscenza molto mediata del modello.

Ipotesi ricostruttiva del monumento funerario a edicola (disegno M.A. Mignani, elaborazione computer V. Politi)

Corredi delle tombe

Elementi del corredo della tomba 3 appartenente al recinto funerario dell’ara di Vetilia: olla con coperchio contenente le ceneri del defunto, anelli in bronzo, asse in rame dell’imperatore Traiano (98-102 d.C.), lucerna con bollo FORTIS.
Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.

Coppetta in ceramica utilizzata probabilmente per le libagioni rituali e trovata negli strati che coprivano la tomba 1 appartenente al recinto funerario dell’ara di Vetilia. Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.