68. Area dell’incrocio fra Corso Cavour e Via Ganaceto

Necropoli. Età tardoantica
Scavi per la costruzione delle mura del XIV secolo?

La cronaca di Tommasino de’ Bianchi ricorda la notizia del rinvenimento di due sarcofagi successivamente reimpiegati come tombe nobiliari. Si è ipotizzata l’identificazione delle sepolture con due sarcofagi conservati presso il Museo Lapidario Estense. L’ubicazione del rinvenimento è riferibile alla necropoli tardoantica a ovest della città.

Approfondimento

Alla data del 1 luglio 1532 Tommasino de’ Bianchi ricorda che sul sagrato del Duomo, “apreso ala spetiaria de M.ro Mathè Cervo”, erano collocati due sarcofagi riutilizzati come tombe dalle famiglie Boschetti e Bellincini. I due sarcofagi, prosegue Tommasino il 4 luglio, erano stati recuperati parecchi anni prima “in le fosse della città de Modena allo incontro della Misericordia”, ossia presso la Porta Ganaceto, dove sorgeva il monastero di S. Maria della Misericordia.
La tomba della famiglia Boschetti potrebbe identificarsi con il sarcofago di Peducaea Iuliana, oggi conservato presso il Museo Lapidario Estense. Nello stesso museo si trova anche un sarcofago realizzato, come attesta l’iscrizione, nel 1315 per volontà di Bellincino Bellincini, utilizzando elementi di monumenti funerari più antichi, forse rinvenuti nell’occasione ricordata da Tommasino. L’identificazione dei due sepolcri rimane comunque incerta.

Fonti e documenti

Lunedì adì primo luio.
El magnifico messer Alfonso del quondam dominus magnifico messer Zohane Sadoleto dottore e cavalero modenexo questo dì ha fatto condurre in Modena el cuperto dela sepultura conperò a dì pasati da Elia Ponzan Fornaxare scuti 50 e giunto che fu el carion con ditto cuperto ala porta Albareto non potè intrare in la città, se prima non se domandò licentia al Signor Enea Pio governatore de Modena, e doppo lui al capitano Batistino Strozo che è ale guarde de Modena, la causa perché non se sa, se non che el se presume che in el menare poteria impedire li ponti e la porta e poteria acadere qualche descunzo ala città, ma qui non sta el fatto, nisi dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit illam vel eam, et la vole fare mettere in el sacrato verso la pilizaria della giesia Cathedrale de Modena in mezo a doe sepulture una di Buschetti e una di Belencini de sotto dala grada de ferro che nese dal sacrato apreso ala spetiaria de M.ro Mathè Cervo…

 

Tommasino de’ Bianchi, Cronaca modenese, 1, 3 e 4 luglio 1532
BE, Cronache Modenesi manoscritte, a. T.1.5, c. 125 r.

Item adì 3 ditto fu conduto in Modena il cason zoè la sepultura preditta…

Item adì 4 ditto fu posto la soprascritta sepultura al loco suo e posto sopra el cuperto e prima misser Alfonso preditto ge ha fatto mettere le osse de quello che era in ditta sepultura in una caseta de legno.
Nota che M.ro Battista fu de M.ro Pelonio dala camera cittadin de Modena homo de anni 71 dice che ditto suo padre che era de anni 80 quando el morì che le altre sepulture che sono apresso della soprascritta al presente furno trovate in le fosse della città de Modena allo incontro della Misericordia. E a dì 20 luio ditto misser Alfonso ha fatto sculpire la sua arma in suxo la ditta sepultura.

Rinvenimenti

  1. Sarcofago di Peducaea Iuliana

Sarcofago a cassapanca di marmo con tabella con anse triangolari entro la quale è l’iscrizione funeraria, incisa dopo averne eraso una più antica. Ai lati della tabella, dove di norma venivano scolpite a bassorilievo le figure di eroti, la lavorazione della superficie appare appena sbozzata: si vedono, infatti, le forme per le mani degli eroti alla sommità delle anse della tabella e al posto della corolla floreale al centro dell’ansa è un semplice cerchio levigato. Il coperchio con acroteri angolari è del tipo a tetto displuviato con tegole e coppi a rilievo.

 

Sarcofago di Peducaea Iuliana. Museo Lapidario Estense

 

Il sarcofago, realizzato nella seconda metà del II secolo d.C., fu riutilizzato una prima volta nel IV secolo, periodo a cui può essere attribuita l’iscrizione funeraria di Peducaea Iuliana, prima moglie di Lucius Nonius Verus, membro dell’alta burocrazia imperiale, di cui sono noti anche i sarcofagi dedicati alla seconda moglie Vinicia Marciana e ai genitori della terza moglie Sulpicia Triaria. Il sarcofago fu riutilizzato anche nel Medioevo: nel 1443 è infatti reimpiegato dalla nobile famiglia modenese dei Boschetti, come attestano lo stemma gentilizio e l’iscrizione presenti su un lato.

 

DA INSERIRE CA_68 NON PRESENTE NEL FILE

 

Memori(a)e cla(rissimae) fem(inae). / L(uciae) Peduceae Iulian(a)e, / morib(us), natal(ibus) ac pud(icitia) priscis / inlustribusque femi(nis) compar(a)nda, / qu(a)e vixit annos XIII, d(ies) XLVII; / cum marito fecit me(nses) V, d(ies) XX. / L(ucius) Nonius Ver(us).

L(ucius) Nonius Ver(us) erige il monumento sepolcrale alla giovanissima moglie Lucia Peducaea Iuliana, di cui ricorda i puri e nobili costumi, degni delle antiche virtù. Datazione: fine III – inizi del IV secolo d.C.

 

A ricordo di una donna nobilissima. A Lucia Peducea Giuliana, paragonabile alle illustri matrone del passato per i suoi costumi, per la nobiltà di natali e per il suo atteggiamento pudico, che visse 13 anni e 47 giorni e trascorse insieme al marito 5 mesi e 20 giorni. Lucio Nonio Vero.

 

Approfondimento al sarcofago di Lucia Peducea Giuliana

 

1a. Sarcofago di Vinicia Marciana

Il sarcofago era collocato in origine presso l’orto dei monaci di S. Pietro, dove era stato riutilizzato nel XVII secolo come sepoltura della famiglia Carandini. Secondo la coeva testimonianza di Lodovico Vedriani sul coperchio era stato scolpito lo stemma nobiliare e l’iscrizione che attestava il riutilizzo da parte dei Carandini. Le successive vicende del sarcofago, che nel 1812 fu smontato e impiegato per pavimentare la cripta di S. Geminiano nel Duomo, portarono alla perdita di parte delle iscrizioni antiche e moderne. Si trattava probabilmente di un sarcofago di tipo architettonico, dal momento che viene descritto dalle fonti come simile a quello dei Valentini (rinvenimento 99). Il sarcofago, forse realizzato intorno al III secolo d.C., fu reimpiegato da L. Nonius Verus per la seconda moglie Vinicia Marciana e per i suoi figli alla metà del secolo successivo.

 

 

L(ucius) Nonius Verus, v(ir) cons(ularis), bis correct(or), Apuliae et Calab(riae) / Venetiarum et Istriae, comes patronus Mutinensium, Aquileien(sium), / Brixianorum et universarum urbium Apuliae Calabriaeque, / Viniciae Marciane, c(larissimae) f(eminae), fil(iae) Caeciliani p(erfectissimi) v(iri), bis ration(alis), / urbis Rome et Africae, praes(idis) Lusitaniae, corr(ectoris) Apul(iae) et Calab(riae), vic(ari) / praef(ecti) per Ital(iam), / coniugi sanctissimae ac benignissimae, cuius vita morum / studiorumq(ue) laudibus et universis virtutum animi tam clara / exstitit, ut admirabilia veteris probitatis exempla superarit. / Quo merito, omniumque iudicio singulari praiconio, / inlustrium matronarum decus ornamentumq(ue) est abita.

Lucius Nonius Verus dedica il monumento alla moglie Vinicia Marciana, di cui ricorda non solo le innumerevoli virtù morali e domestiche, ma anche la nascita distinta e le glorie familiari: Caecilianus, padre della donna, aveva ricoperto importanti cariche nell’ambito della carriera equestre (è ricordato infatti come rationalis urbis Romae et Africae, praesides Lusitaniae, corrector Apuliae et Calabriae, vice praefectus per Italiam) e lo stesso Nonius Verus, appartenente al superiore rango senatorio, si era distinto per gli onori ricevuti prima come corrector Apuliae et Calabriae, Venetiarum et Istriae, e poi come patronus Mutinensium Aquileiensium Brixianorum et universarum urbium Apuliae Calabriaeque, aggiungendo ancora lustro, con la propria fama, alla memoria della defunta.

Lucio Nonio Vero, di rango senatorio, due volte corrector, di Puglia e Calabria, poi delle Venezie e dell’Istria; associato al governo con l’incarico di protettore dei Modenesi, degli Aquileiesi, dei Bresciani e di tutte le città di Apulia e Calabria, a Vinicia Marciana, donna nobilissima, figlia di Ceciliano, di rango equestre, due volte amministratore, della città di Roma e dell’Africa, governatore della Lusitania, associato al governo di Puglia e Calabria, vice prefetto per l’Italia, alla moglie purissima e benevolentissima, la cui vita fu meritevole di lodi da parte di tutti per i costumi, le inclinazioni e le virtù dell’animo, tanto da superare i meravigliosi esempi di antica onestà. Per questa ragione, per la straordinaria considerazione meritata da tutti, divenne motivo di vanto e ornamento delle matrone illustri.

Oltre all’iscrizione dedicatoria posta sulla fronte, ve ne era un’altra su un lato breve andata distrutta nel secolo XIX, in seguito al reimpiego nella cripta di San Geminiano:

M(emoriae) c(larissimae) f(eminae), / m(emoriae) c(larissimi) p(ueri), / L(uci) Noni / Faustini / Laudiciae.

A ricordo di un nobilissimo giovane, Lucio Nonio Faustino; a ricordo di una donna nobilissima, Laudicia.

2a. Sarcofago di Sulpicia Triaria

Il sarcofago, conservato in frammenti presso il Museo del Castello di Canossa, dove venne utilizzato da un avo della contessa Matilde, fu dedicato ai genitori di Sulpicia Triaria, probabilmente la terza moglie di L. Nonius Verus, membro dell’alta burocrazia imperiale, politicamente attivo nella prima metà del IV secolo d.C. Alcuni autori ritengono che il sarcofago, di cui oggi restano solo due frammenti, ma noto da un disegno quattrocentesco, provenisse da Mutina e che la contessa Matilde l’abbia portato nella residenza di Canossa per riutilizzarlo come sepoltura dei propri avi. Il disegno riportato nel manoscritto consente di inquadrarlo nel tipo a decorazione architettonica.

 

Sarcofago di Sulpicia Triaria. Museo del Castello di Canossa (Reggio Emilia)

 

Approfondimento

Disegno del sarcofago di Sulpicia Triaria riportato nel codice quattrocentesco di Michele Ferrarini, Antiquarium sive Antiquitatis Sacrarium, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, Mss.Regg.398, f.37.

 

 

Il disegno del codice quattrocentesco consente di leggere ancora l’intera iscrizione:

C(aio) Sulpicio Agat/angelo et Vibiae Vi/bianae parentibus, / Sulpicia Triaria fil(ia) / et L(ucius) Nonius Verus / gener.

Ai genitori Gaio Sulpicio Agatangelo e Vibia Vibiana, la figlia Sulpicia Triaria e il genero Lucio Nonio Vero (dedicarono il monumento).

2. Sarcofago Bellincini

Sarcofago realizzato in età medievale utilizzando probabilmente elementi di monumenti funerari di età romana o tardoantica. Il coperchio, liscio a spioventi con acroteri angolari, è di marmo. La cassa è costituita da quattro lastre di calcare accostate. Fu assemblato nel XIV secolo per essere utilizzato come sepoltura del giurista Bellincino Bellincini morto nel 1315, come ricorda l’iscrizione su un lato della cassa. Era collocato all’esterno del Duomo verso piazza Grande ed era forse sostenuto da due colonnette.

 

Sarcofago Bellincini. Museo Lapidario Estense

 

H(aec) sep(u)l(tura) e(st) d(omini) Belli(n)cini d(e) Belli(n)cinis iud(icis) qua(m) fecit fieri in MCCCXV

Questa è la sepoltura del signore Bellincino de’ Bellincini giudice, che la fece fare nel 1315.